Quaderni dell'AIEMS


La collana Quaderni dell'AIEMS accoglierà testi agili e brevi (tra 15.000 e le 25.000 parole) scritti da autori vicini all'AIEMS o comunque ritenuti interessanti: contributi per arricchire il confronto tra sfumature epistemologiche anche diverse, secondo la nostra tradizione, ma soprattutto per l'approfondimento e l'elaborazione anche innovativa dei nostri temi; per esplorare intersezioni e connessioni possibili tra campi diversi del sapere, o far conoscere applicazioni della epistemologia e metodologia sistemiche in aree diverse. Contributi, insomma, d'aiuto ad orientare il pensiero in una fase che ci vede sempre più a confronto con la complessità e con sempre meno eludibili connessioni: ad esempio tra noi umani e attori non umani; tra scienza, sistema socio-politico, cittadinanza e mass media; tra livelli macro e micro; tra evoluzione scientifico-tecnologica ed evoluzione di altri sistemi; tra passato, presente e futuro dei sistemi di cui siamo partecipi.  


Organigramma

Direttore e cura della collana: Serena Dinelli

Consulente grafico: Giulia Romiti

ISSN 2974-783X 

Ultimo numero

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Cavallo M., Latella R., Masciarri M., Mondello R., Nigro B., Romano, G.
Laboratori di Riflessività - Esperienze di supervisione con operatori sociali

Presentazione
di Serena Dinelli

La Collana “Quaderni dell’AIEMS” alterna saggi teorici a saggi che vedono ‘in azione’ un approccio sistemico e di complessità in un dato ambito o contesto.  Questo quarto Quaderno è un ricco e dettagliato resoconto di una esperienza durata 6 mesi e rivolta a circa 100 operatori di servizi sociali diversi in periferie della città di Roma. È la storia del farsi dell’incontro tra un team di formatori- supervisori di ricca esperienza e otto équipes di operatori sociali che tutte lavorano in servizi esposti a forte stress: per la natura fortemente disagiata dei loro utenti, per i gravi carichi di responsabilità, per l’ambiente urbano problematico su cui insistono, e infine per le dinamiche dei Servizi (tra le quali la frammentazione contrattuale) che impattano sui gruppi e sul lavoro. Come si vedrà, nelle biografie dei conduttori e negli strumenti via via proposti, appare una varietà di riferimenti di cui la sistemica è una parte importante, anche se non unica. Le scelte e le pratiche su cui questo team variegato si è trovato a convergere hanno significativi risvolti di interesse in termini di sistemi e di complessità. Il fulcro esplicitamente condiviso dal gruppo di conduttori è una visione del lavoro nel sociale come professione non solo e tanto tecnica quanto necessariamente riflessiva, e che richiede una continua “manutenzione” di sé e nel gruppo di collaboranti. “Il lavoro nei nostri gruppi ha dunque provato ad offrire anche una palestra dove imparare a riflettere sui presupposti culturali, personali e metodologici che producono quello sguardo sull’altro che ci guida nel lavoro.” Di qui la proposta di un articolato percorso lungo aree di sosta in cui pensare e ripensarsi.

Del testo, che si segnala per la freschezza narrativa, mi limito qui a indicare qualche aspetto particolarmente degno di interesse. 

La prospettiva complessa in cui il percorso è stato pensato e realizzato abbatte, ridefinisce e rielabora molte dicotomie: anzitutto quella tra operatore e utente come ‘oggetto’ del servizio; quella tra identità umana e identità professionale; tra professionalità e governabilità dell’incertezza; tra mente e corpo; tra intelletto-cognizione e creatività- ideazione; tra il detto e il non detto. Il che dà luogo alla ricerca di rielaborazioni condivise aperte, dinamiche, processuali: in una dinamica, cioè, che oscilla tra forma e processo. Da notare come, in tutte le considerazioni sulle dimensioni riflessive necessarie a chi lavora nel sociale, i formatori-supervisori utilizzino non a caso un ‘noi’ che allude anche a sé stessi.

Il testo si segnala anche per la ricchezza di strumenti utilizzati (narrativi, metaforici, corporei ecc), via via descritti nel loro senso in modo dettagliato. Il loro susseguirsi è, nei diversi team di conduzione, a volte più fedele a una progettualità pre-definita, a volte invece più pronto a calarsi nei processi, aperto alle ‘emergenze’ che vanno manifestandosi. Ma la strumentazione è comunque rivolta a co- costruire percorsi di auto-consapevolezza individuale, di gruppo e di servizio: facendo appello alla storia di vita personale e professionale, ai percorsi e alle pratiche condivise nei contesti di lavoro. Una continua esplorazione dei diversi stili e punti di vista personali va costruendo via via una nuova storia condivisa, disciogliendo i limiti della routine e rianimando la motivazione, la consapevolezza e la condivisione.

Ciò consente tra l’altro a chi legge di gettare uno sguardo sulle dinamiche non sempre facili oggi in atto nel lavoro sociale, dovute alla coesistenza di sotto-sistemi molto diversi: le strutture stabili di servizio pubblico e quelle del privato sociale, con la loro ricorrente precarietà e frammentazione. In un caso, tra l’altro, si vede come, nel corso della supervisione, l’evoluzione del gruppo operativo dia luogo a una energia di speranza e presa di coscienza tali da promuovere efficacemente una stabilizzazione contrattuale.

Non resta che augurare buona lettura di questa narrazione di una esperienza pensata e vissuta con passione da tutti coloro che vi hanno, a vario titolo, partecipato.

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