Riflessioni Sistemiche n° 26


Eredità e ispirazioni.
Incontri con persone straordinarie

Ecologia, convivenza pacifica, desiderabilità:
l’azione sistemica di Alexander Langer


di Sabina Langer e Nazario Zambaldi

Foto di StockSnap daPixabay

“Reciprocità, possibilità di interrogare e di interrompere, facoltà di inter-agire, costruzione di un discorso e di una sensibilità comune tra persone… Date spazio e voce, ospitalità e megafono alle molte voci dei piccoli… Abbiamo bisogno che le voci dei piccoli ricevano cittadinanza e possibilità di ascolto non sfigurate dalla grande comunicazione, e che il fragore delle voci dei grandi lasci almeno degli interstizi…”

 

Alexander Langer, 1994

 

 

Sommario
Iniziamo da un “dialogo” tra Langer e Capra sull’ecologia, proseguendo con Illich su convivialità e cum-vivere. Creare connessioni, ponti, tra umanità, culture, ambienti, natura introduce la desiderabilità come condizione vitale, bio-logica, delle azioni. Queste si traducono in pacifismo concreto, europeista, con la guerra in Bosnia-Erzegovina. Inter-azioni.eu si chiamano significativamente i percorsi nelle scuole ispirati dai testi di Langer.

 

Parole chiave
Ecologia, convivenza pacifica, convivialità, desiderabilità, comunità, partecipazione.

 

Summary
We begin with a 'dialogue' between Langer and Capra on ecology, continuing with Illich on conviviality and cum-living. Creating connections, bridges, between humanity, cultures, environments, nature introduces desirability as a vital, bio-logical condition of actions. These translate into concrete, Europeanist pacifism with the war in Bosnia-Herzegovina. Inter-actions.eu is significantly called the paths in schools inspired by Langer's texts...

 

Keywords
Ecology, peaceful coexistence, conviviality, desirability, community, participation.



1. Quale conversione ecologica? 

La curiosità sulla possibilità di leggere la conversione ecologica di Langer in una cornice che la inscrivesse in un pensiero ecologico e in una prospettiva sistemica era già presente quando, nel 2019, giunse da “Li omini boni” di Vinci un premio per la comunicazione alla Fondazione Alexander Langer Stiftung e alla figura di Langer. La domanda sollevata in Fondazione su cosa collegasse Vinci e Langer trovò la risposta: Leonardo da Vinci. In particolare, il pensiero era andato a Fritjof Capra e ai suoi studi su Leonardo come pensatore sistemico. Questo collegamento immaginale fece ricordare che Langer aveva curato l’introduzione all’edizione italiana di un testo di Capra (Capra & Spretnak, 1984); il testo inglese che riporta gli appunti in lingua tedesca di Langer è conservato nella Fondazione bolzanina. Dall’introduzione al testo italiano (Capra & Spretnak, 1986) aveva preso le mosse un breve articolo per abbozzare un “dialogo” ancora tutto da costruire (Langer & Zambaldi, 2020). La ricorrenza dei 25 anni dalla scomparsa di Langer è stata l’occasione per ripensare temi di cui è stato promotore nella stagione che in Italia e in Europa ha visto svilupparsi il movimento verde. Come già enfatizzato da Langer, lo spazio politico non può essere ridotto all’emergenza di urgenze ecologiche e ambientali che mettono in discussione la stessa sopravvivenza biologica della specie umana, è piuttosto necessario un pensiero ecologico, inteso come visione esistenziale che abbraccia dimensioni di cui la politica è soltanto una delle pratiche necessarie.

Come osservavamo (Langer & Zambaldi, 2020), nell’articolo I Verdi e la sinistra (Langer, 1985) Langer analizza con lucidità il rapporto tra “verdi” e “rossi”, tra centro e periferie, tra intellettuali e “ruspanti”. Categorie, partiti, politica sono intesi come strumenti di una mediazione instancabile di un pensiero in azione. Questo discorso di fondo ci permetteva un collegamento a Fritjof Capra, uno degli autori che maggiormente ha contribuito a un pensiero sistemico o della complessità.

Nel citato articolo Langer (1985) introduce concetti che svilupperà l’anno successivo nell’introduzione a La politica dei Verdi (Capra & Spretnak, 1986). Tra realismo o fondamentalismo, sinistra o destra, conservatorismo o progressismo – mette in questione un’utopia rinchiusa nell’astrattezza intellettuale o ideologica e suggerisce invece un’apertura alle pratiche, all’esperienza. Oggi più che mai, questa polarizzazione, che Langer intende superare, rivela il fraintendimento di culture, parole, categorie, concetti che traducono sinistra, destra, progresso, crescita, sostenibilità…

Langer individua la matrice intellettuale e la base sociale del discorso ecologista nelle élite metropolitane, private dal rapporto diretto con la terra e la natura. Sottolinea che i Verdi possono scegliere di “caratterizzarsi come catalizzatori di una profonda riforma della politica, in nome della vivibilità del presente e del riguardo per le generazioni future o di ricadere nell’ambito dei movimenti effimeri che fanno una loro stagione e irradiano un qualche messaggio, ma poi non riescono a mettere radici durature nel tempo” (dalla citata introduzione a Capra & Spretnak, 1986, pag. 12). Proprio per poter cambiare paradigma – cambiare la politica anziché di politica – Langer guarda all’esperienza di quelle comunità che resistono allo sviluppo industriale e allo sfruttamento turistico per trovare valori, pratiche e relazioni da “conservare”.

Egli sistematizza il suo pensiero sul rapporto con l’ambiente e tra le persone – oggi emergente nell’importanza della tutela dei “beni comuni” – nel testo La conversione ecologica potrà affermarsi soltanto se apparirà socialmente desiderabile (Langer, 1994a). Qui il motto olimpico citius, altius, fortius (più veloce, più alto, più forte) viene rovesciato in lentius, profundius, suavius (più lento, più profondo, più dolce) per attuare una conversione ecologica individuale e sociale e poter costruire un benessere reale basato sulla qualità anziché sulla quantità.

Langer intende una crescita più umana come coscienza condivisa, che sceglie modelli desiderabili, eco-logici o eco-nomici (etimologicamente, normativi del rapporto tra esseri umani e ambiente), intelligenti. Anziché il consenso basato sulla paura – della catastrofe apocalittica, del cambiamento climatico o della pandemia – propone un ethos dell’autolimitazione, della semplicità e, in definitiva, della vivibilità anche nel presente.

Un concetto quello della crescita e della decrescita più o meno felice o serena (Latouche, 2006, 2007; Pallante, 2011), che merita una trattazione a parte. In una prospettiva ecologica Capra afferma (Capra & Hazel, 2013; Capra & Luisi, 2014) che non si dà “decrescita” in natura. Coerentemente con l’approccio sistemico, il procedere “autopoietico” (Maturana & Varela, 1987) del vivente è quello che dovrebbe orientare le organizzazioni umane, in senso ecologico. Il tema quindi è scegliere i modi e le direzioni della crescita o delle crescite, i sistemi in cui essa si realizza connotandoli – qui si gioca il cambio di paradigma – abbandonando lo schema dialettico, meccanicistico (il mondo come macchina) del pensiero occidentale e affermando un paradigma dialogico, ovvero ecologico e sistemico (il mondo come rete): un cambiamento a favore di una crescita qualitativa, in cui bios possa riacquistare la sua centralità nel paesaggio di psiche e l’umano la sua radice legata alla terra, all’humus.

 

 

 2. Convivenza e convivialità 

A due anni dall’inizio della pandemia che ha segnato la vita individuale e collettiva e nell’attualità bellica che enfatizza fragilità e falle della società industriale, torna a essere evidente la distinzione operata da Ivan Illich (1974) tra sistema industriale e dominante – in cui è lo strumento a dominare e a plasmare l’agire umano – e società conviviale, in cui lo strumento è padroneggiato e utilizzabile con la collettività, non è riservato al controllo di specialisti, è usato da ognuno per le proprie intenzioni.

Forse è utile far dialogare con Langer anche Illich per cambiare sguardo e alimentare un discorso generativo. A una società omologante e pronta a pagare qualsiasi prezzo per “mantenere la pace” e correre citius, altius, fortius si può contrapporre il pensiero delle minoranze e delle periferie, da mettere in rete. Per continuare a perseguire lo sviluppo e mantenere la pax oeconomica (Illich, 1992) i sistemi dominanti tengono i fari puntati su ciò che è scarso (la salute, il denaro, l’istruzione…). Questa sensazione di scarsità alimenta un sistema che non mira alla convivialità bensì all’appiattimento omologante nello sfruttamento delle persone e dell’ambiente. Nella comunicazione e nelle cosiddette narrazioni la tendenza è alla semplificazione, alla polarizzazione, all’esclusione e alla negazione del diverso. Ma chi ne trae vantaggio?

Illich e Langer, che erano amici e molto si stimavano, hanno entrambi elaborato pensieri del margine, hanno studiato e promosso idee di persone e popoli che cercavano la pace e volevano essere lasciati in pace. Cercavano nuovi significati e significati dimenticati per uscire dalla logica di mercato e di guerra e tornare al bene comune, alla gratuità, al cum-vivere.

 

 

 3. Cambiamento desiderabile, cercare mondi possibili 

Fin da ragazzo Langer è stato attivista e giornalista, ha promosso la convivenza con la natura e tra esseri umani. Insegnante, militante in Lotta Continua, dal 1978 si è dedicato alla politica nelle istituzioni: prima a Bolzano, nel consiglio provinciale, poi tra i fondatori dei Verdi e nel 1989 ha cominciato il suo primo mandato al Parlamento Europeo.

Attraverso il suo pensiero ecologico - lentius profundius suavius - invita a essere più umani, a costruire relazioni e interazioni più lente, più profonde e più dolci con noi stessi, con gli altri e le altre e con la natura. Langer interconnette il prendersi cura della convivenza al prendersi cura della natura, interconnette democrazia e pensiero ecologico. Venendo dal Sudtirolo, una terra mista e di confine, sapeva che conoscenza e riconoscimento reciproci sono fondamentali per una convivenza pacifica. Per questo, cominciato il suo mandato europeo, appena caduto il muro di Berlino, Langer è andato a conoscere l’Albania e l’ex-Jugoslavia. Ha parlato con le persone, le ha ascoltate.

Hannah Arendt (1987) distingue tra il conoscere (acquisizione di sapere nato dalla curiosità verso il mondo) e il pensare (ricerca di significato, che scaturisce da un’esperienza di verità): il pensare non può esistere senza esperienza, che si dà solo nel presente, schiacciato tra passato e futuro. Proprio questa è la condizione umana (Arendt, 2000) grazie alla quale si può aprire una breccia del pensiero e diventare donne e uomini in azione, vivere una vita degna di essere vissuta. Oggi, la pandemia e le nuove guerre rendono più evidente questa sproporzione tra l’essere umano e la Storia. Seguendo il consiglio di Arendt dovremmo ancorarci al presente, ampliando le nostre possibilità di (r)esistere mettendoci in relazione – in inter-azione.  “La politica nasce nell’infra, e si afferma come relazione” (Arendt, 1997, pag. 7). Ma che cos’è l’infra? È la polis, il mondo, lo spazio che esiste e si viene a creare solo tra le persone, l’unico spazio in cui possa esistere l’azione, possibile solo nella relazione e premessa per la creazione di qualcosa di nuovo.

Alexander Langer credeva nella forza dei gruppi misti, di quei gruppi in cui la pluralità è ricchezza e fonte di ispirazione per uscire dalle gabbie in cui il pensiero dominante cerca di relegare l’umanità. Scettico verso tutti i processi di istituzionalizzazione, al divide et impera contrapponeva il solve et coagula. Uno dei fili conduttori della raccolta di testi Quei ponti sulla Drina (2020) è proprio un grande e variegato gruppo misto: il “Verona Forum per la pace e la riconciliazione nei territori dell’ex Jugoslavia”. Nel 1992 a Verona, presso la Casa per la Nonviolenza, è nato sotto la guida di Langer e di Marijana Grandits questo grande laboratorio partecipato formato da duecento persone: donne e uomini della società civile, con provenienze, professioni, idee diverse. Queste persone avevano uno scopo comune: costruire la pace. Mentre i loro paesi si stavano armando per la guerra e i nazionalismi erano sempre più potenti, il Verona Forum era uno spazio nonviolento, in cui curare e ricucire quella società civile, di cui i signori della guerra e l’Europa non si occupavano. Il Verona Forum era un ponte tra le persone e il parlamento europeo, dove Langer portava oltre che la propria anche la voce del Verona Forum. Nel Forum si discuteva a partire dalla condivisione di informazioni ed esperienze, raccolte sul campo, maturate dalla pluralità dei partecipanti. Langer portava al Parlamento Europeo mozioni scritte dal Forum, facendosi forte della voce collettiva.

Per poter agire nell’infra, per un pensiero in azione che abbia a cuore il bene della polis, occorrono i desideri, un cambio di paradigma, bisogna porre il futuro come parte integrante dell’orizzonte di senso. La cultura non può essere intesa solo come origine, passato, identità: piuttosto deve aprirsi per comprendere anche quel terreno di elaborazione collettiva in cui si esprimono e si rappresentano futuri possibili, desideri, ragioni di aspirare e di condividere tali aspirazioni. La capacity to aspire (Appadurai, 2004) diventa capacità culturale e fondamentale capacità umana, aggiungendo un significativo tassello al capability approach (Sen, 2010; Nussbaum, 2010). Il Verona Forum era anche questo, uno spazio di interazione personale, uno spazio per la speranza, per occuparsi del presente con un occhio di riguardo per il futuro. Uno spazio per immaginare un mondo migliore, un faro verso cui puntare il timone.

Langer è un costruttore di ponti, un costruttore di pace, un Hoffungsträger (portatore di speranza). Sostiene fortemente un pacifismo concreto. Afferma la necessità che l’Europa si doti di un corpo civile di pace per favorire il dialogo e gestire il conflitto in maniera creativa, prevenendo l’escalation distruttiva cui siamo abituati; e sostiene che all’occorrenza l’Europa sia pronta a intervenire – come nel caso della Bosnia Erzegovina – con una polizia internazionale per fermare il massacro.

Langer era anche un’autorevole voce europeista: sosteneva la necessità di aprire le porte dell’Europa ai paesi dell’ex-Jugoslavia; perché credeva in un’Europa politica e nei suoi principi democratici e inclusivi. Riteneva che l’Europa potesse essere un tetto comune, uno spazio comune, in cui le posizioni nazionalistiche potessero venire diluite all’interno di un orizzonte più ampio. Langer era un facilitatore del dialogo, cercava alternative e possibili soluzioni, senza rimanere impigliato nella logica a somma zero, dove c’è chi vince e chi perde. Langer ha creduto nella possibilità di una soluzione win-win, in accordi che trovassero il consenso di tutte le parti in causa, che fossero per tutti una soluzione desiderabile.

Ripercorrendo i testi di Langer si trovano molte delle pratiche che Marianella Sclavi propone da decenni per promuovere e sostenere una democrazia partecipativa come upgrade della democrazia rappresentativa. “La nostra vigente democrazia ha esaurito le sue capacità di sistematica semplificazione del mondo e di controllo delle sue parti disassemblate. It must be upgraded. Il compito, la missione, consiste nel fare della capacità di mutuo apprendimento il principale collante della società civile.” (Sclavi, 2021, pag.1)

L’Unione Europa - ieri come oggi - però rimane impigliata nei propri egoismi, nelle proprie regole statiche. L’Europa è rimasta e rimane fortezza, sistema chiuso, non riesce a vedersi come moltiplicatrice di possibilità e di opportunità per il bene comune. Ad oggi non ha accolto tutti i Paesi balcanici, non ha accolto la Bosnia-Erzegovina e forse non ha ancora del tutto capito che combattere i loro nazionalismi significa prevenire e combattere anche i nostri.

 

 

 4. Inter-Azioni.eu nella polis 

Occorrono nuove voci, voci vitali per cambiare la politica, occorrono le voci di tutte e tutti per una democrazia partecipativa e per aspirare a un presente e un futuro desiderabili. Leggere con i ragazzi e le ragazze i testi di Langer può essere un’occasione per innescare il pensiero della differenza e tentare di uscire dalla logica binaria del progresso - che aumenta costantemente le disuguaglianze. È un’occasione per provare a dare un senso al mondo, a nominarlo per comprenderlo e comunicarlo. È un’occasione per posizionarsi consapevolmente, per iniziare, parafrasando Freire (2014), un’esistenza nella tensione tra bene e male, tra bellezza e bruttezza, un’esistenza che si fa carico del diritto e del dovere di scegliere, decidere, lottare, fare politica: è un’occasione per essere di più, anziché avere di più, per vivere nella problematizzazione del presente prima e conseguentemente del futuro, nella consapevolezza che le cose possono peggiorare, ma possono anche migliorare. Oggi più che mai è necessario uscire dal mainstream, che ci lascia sempre più in un abbandono silenzioso e impotente, strumentale al sistema di produzione e consumo, senza prospettive apparenti di cambiamento.

Inter-Azioni.eu è un progetto da noi curato e avviato nelle scuole a Bolzano/Bozen a inizio 2020, anno in cui ricorrevano 25 anni dalla morte di Langer. Il progetto è stato presentato nel 2020 al convegno internazionale Educazione Terra Natura alla Libera Università di Bolzano (Langer & Zambaldi, 2022). Nell’anno scolastico 2021-2022 si è rivolto alla “Gestione creativa dei conflitti e costruzione della pace” insieme a Marianella Sclavi (Consensus Building Institute & Harvard Law School, 2014).

La figura e il pensiero di Langer sembrano essere più noti altrove che nella sua terra natìa, nemo profeta in patria, si diceva, spesso è poco noto alle nuove generazioni che abitano i luoghi che videro crescere lui e le sue idee. Ancora più significativa diventa dunque, per le ragazze e i ragazzi, entrare in dialogo con i testi di Langer, opportunità per aumentare la capacità di posizionarsi in un contesto di ‘confine’, per ripensare l’oggi, per sviluppare alternative desiderabili, per inter-connettere temi e visioni, per pensare in azione. ll progetto Inter-Azioni.eu invita ragazze e ragazzi a prendersi un tempo insieme per costruire un orizzonte di senso in cui immaginare il benessere proprio e altrui, prendendo spunto dai testi di Langer. Facendo esperienza, maneggiando concetti significativi si entra in dialogo, in relazione per fare comunità, possibilità che si dà solo in quell’infra, nello spazio tra le persone, nella polis. Chi partecipa attiva un pensiero critico e autonomo, impara a prendere voce e a vedersi come attore di un processo trasformativo, come agente di cambiamento. Questo cambio di prospettiva e di sguardo è già di per sé un cambio di paradigma. Affrontare il cambio di paradigma eco-logico a scuola equivale ad agire politicamente. In quest’ottica l’aula e la scuola diventano spazio di possibilità, luogo comunitario in cui posizionarsi (hooks, 2020) e riconoscere la presenza reciproca, costruire una comunità di apprendimento, superare la polarizzazione tra pensiero e azione.

Nel mondo odierno appiattito sulle paure come sistema di controllo diventa fondamentale che le cittadine e i cittadini partecipino alla costruzione di una comunità europea, euromediterranea, planetaria (Morin, 2001) che faccia della complessità il valore fondante.

Il futuro è già nel presente – etimologicamente futuro ciò che sarà, da fare – e diventa azione/agire in un contesto di senso, un fare orientato a un senso. La valenza politica delle inter-azioni risiede nel sentirsi soggetti attivi, nell’esperienza della costruzione di senso comune, nel fare comunità di corpi vivi, con i piedi a terra.

 

Educazione nella rete di pari – Dopo essere entrati in dialogo tra loro ed essersi confrontati con il pensiero langeriano, studenti e studentesse delle superiori diventano tutor – peer to peer – e sviluppano modi per portare tali contenuti a bambine, bambini, ragazze e ragazzi della scuola primaria e secondaria di primo grado. Rielaborando idee e traducendole in linguaggi più accessibili ai “piccoli”, i “grandi” allargano il proprio apprendimento come pensiero critico, attivano gruppi e contesti.

L’educazione tra pari agevola l’apprendimento, l’empowerment e lo sviluppo di abilità socio-relazionali di tutti i partecipanti (Topping, 1997; Pellai, Rinaldin & Tamborini, 2000) e permette di comprendere l’importanza del pensiero critico, di esprimere e motivare la propria opinione, di co-costruire un immaginario per il futuro. L’educazione tra pari attiva gruppi e contesti in cui anche i più piccoli partecipano alla costruzione di un orizzonte di senso.

Instaurare modelli di ascolto, orizzontali, dialogici, partecipativi significa che l’ultimo arrivato ha la prima parola, significa – in generazioni cui si applica il modello più estremo dell’unidirezionalità dei canali di comunicazione – sostenerne e potenziarne le parole, il pensiero, l’azione. La peer education in questo senso facilita un approccio in cui la rielaborazione condivisa e personale è l’unica che può rendere i testi – qui di Alexander Langer – patrimonio di un’identità dinamica, integrata.

 

Agorà e comunità educante – L’educazione tra pari libera dal gruppo classe come sistema chiuso (insieme), in quanto rompe lo schema per lo più verticistico delle lezioni, coinvolge il mondo esterno, responsabilizza i comunicanti come partecipi di un sistema aperto più ampio (rete): riconosce e conferma. La rete tra scuole e territorio supporta l’interscambio positivo e permette di agire modelli collaborativi. Il modo in cui l’ambiente sociale, le persone intorno a noi fanno le cose, tendono a determinare atteggiamenti, azioni e oggetti cui prestare attenzione, tendono a influire sul modo in cui agiamo (Dewey, 1995).

La cittadinanza diventa esperienza di autonomia e iniziativa responsabili, partecip-azione, azione partecipe. La piazza che si apre è necessariamente lo spazio comune, pubblico, già in crisi ben prima della pandemia. È il bene comune da difendere o riconquistare entro un orizzonte, un paradigma, antiutilitaristico. Al pari dell’agorà dell’antica Grecia, la piazza torna a essere palestra di democrazia e di convivenza. I giovani si allenano a diventare cittadini, anche oggi - fuori dalla classe e dalla scuola - nello spazio pubblico, in cui abita la diversità che caratterizza le classi ma anche una diversità generazionale, esperienziale e cognitiva. Tale paesaggio comune e pubblico (necessariamente aperto anche sulla piazza virtuale dei media digitali) disegna mappe di relazioni e rovescia dinamiche che altrimenti si traducono in isolamento, impotenza, solitudine.

Affiancando quindi le azioni in contesti scolastici e istituzionali per esercitare l’apertura di schemi e interconnessioni attraverso le diverse cornici contestuali, gli eventi pubblici creano e curano quegli spazi partecipati in cui ragazzi e ragazze possono prendere voce. La rete come archivio offre possibilità di comunicazione che valorizzi, documentando, azioni oltre il tempo e lo spazio dell’esperienza.

 

Scuola – I testi su cui si è organizzato un lavoro a gruppi aveva l’obiettivo di un’esperienza peer to peer nella scuola secondaria di primo grado. Con la lettura di Caro San Cristoforo (Langer, 1990) e La conversione ecologica potrà affermarsi solo se apparirà socialmente desiderabile (Langer, 1994a), abbiamo approfondito le figure Re Mida e l’Apprendista Stregone e San Cristoforo, usate da Langer come icone della società odierna e del cambiamento desiderabile. La visualizzazione di modelli e stili di vita ha reso più comprensibili i concetti e rendendoli più facilmente traducibili per le ragazze e i ragazzi più piccoli.

Un’esperienza tra pari è stata messa in atto in una scuola secondaria: una classe quinta ha letto il testo A proposito di Giona (Langer, 1991/1995) preparando una presentazione per una quarta, in vista della discussione comune: come rendere desiderabili il cambiamento nelle abitudini consumistiche ovvero come rendere desiderabile la conversione ecologica.

Due classi del liceo hanno lavorato sulla convivenza e le sue forme a partire dal Tentativo di decalogo per la convivenza interetnica” di Langer (1994b) e da un estratto da Erodoto sulle forme di governo (democrazia, oligarchia e monarchia). Questo lavoro è stato alla base della preparazione della conferenza “Convivenza e mondi possibili” presso la scuola primaria Alexander Langer di Bolzano/Bozen - in collegamento con i percorsi “L’arte del vivere insieme” della Fondazione Langer Stiftung. Ragazze e ragazzi hanno strutturato il dialogo attraverso domande sulla democrazia e la partecipazione a Marianella Sclavi e sulla ricostruzione della comunità in una situazione post-bellica a Bekir Halilović, promotore del progetto Adopt Srebrenica, in collegamento dalla cittadina bosniaca. Giulia Levi, PhD presso l’Università di Bournemouth, ha aperto un dialogo su guerra e memoria in Bosnia-Erzegovina e possibili collegamenti con la situazione in AltoAdige/Südtirol. Il tema memoria è stato approfondito in seguito anche all’interno di un percorso con una classe del liceo a Bologna attraversando il tessuto cittadino e le sue testimonianze, con un’esperienza residenziale alla Scuola di Pace di Montesole.

Alla gestione creativa dei conflitti sono stati dedicati anche i laboratori a partire dal riconoscimento dei meccanismi della violenza (Patfoort, 2012), lavorando su ascolto attivo (Sclavi, 2003) e comunicazione nonviolenta (Rosenberg, 2018). A partire dal Signore delle Mosche nella versione cinematografica di Peter Brook, in collaborazione con l’attore Mamadou Dioume, si sono messi in scena conflitti e ruoli attraverso il teatro.

 

Mappa e Territorio – Le “uscite” di Inter-Azioni.eu sono state ad esempio: a Vipiteno/Sterzing, cittadina natìa di Langer, i percorsi del Polo Scolastico Alexander Langer con la Biblioteca Civica; l’iniziativa di quartiere con l’agenzia educativa EduArt per la presentazione in piazza della raccolta di testi di Langer e Leogrande sull’Albania (Langer & Leogrande, 2019); il laboratorio dal titolo “Doni”, in cui attività creative e di immaginazione guidata valorizzavano come dono quanto proveniente da altri luoghi, culture.

L’apertura di una piattaforma online www.inter-azioni.eu intende mantenere traccia delle esperienze inter-connettendole nello spazio e nel tempo con informazioni, immagini, video, audio… La mappa qui va intesa proprio nell’accezione di orientamento, ma anche sul piano organizzativo e della comunicazione: orienta pensieri e azioni, nella costruzione di realtà significative.

Infatti “la mappa non è il territorio” (Bateson, 1984), ovvero l’esperienza (il territorio) fatta di corpi, luoghi, azioni e relazioni è la vera realtà aumentata.

  

 

Bibliografia