Riflessioni Sistemiche n° 26


Eredità e ispirazioni.
Incontri con persone straordinarie

Prefazione

Nel precedente numero di Riflessioni Sistemiche avevamo scelto il tema “Maestri e mentori. Visioni sistemiche attraverso le generazioni” proponendo diverse visioni di autori in grado di sviluppare l’argomento attraverso un approccio sistemico; i rapporti non raccontano solo storie personali ma anche l’opera collettiva frutto della storia dell’intera comunità degli studiosi, ispirazione per le future generazioni.

In Redazione abbiamo pensato in questo numero di sviluppare nuovamente la complessità del tema attraverso altre voci e approcci, l’idea era quella di chiedere ai partecipanti di scegliere uno studioso oppure una linea di pensiero che fossero significativi nel percorso personale; è stato chiesto di esplorare la loro collocazione e il loro ruolo, in termini dialettici o eventualmente anche conflittuali, nel contesto del più vasto ambito di sviluppo della visione sistemica.

Si tratta di saggi che attraverso le loro narrazioni, in taluni momenti affettuose e emozionanti, ci accompagnano nell’esplorazione degli incontri fecondi con un maestro o anche con un gruppo di persone che hanno segnato la vita del ricercatore; questi incontri hanno non solo focalizzato il proprio percorso di ricerca scientifico-culturale, ma anche orientato lo studioso verso sentieri nuovi e inesplorati.

I temi trattati nel numero sono diversi e variegati: una sottile rete di significati e relazioni sottende i diversi scritti; antichi mentori e nuovi appaiono chiaramente come punti di interesse e focalizzano i diversi scritti. Durante la lettura dei saggi entrano in gioco figure che hanno non solo caratterizzato alcuni periodi della storia di una precisa area del sapere, ma che sono anche riusciti a influenzare con la loro luce il pensiero sistemico nella sua complessità.

 

Giovanni di Salisbury (1159 ca.) attribuisce al suo maestro Bernardo di Chartres la famosa riflessione:

“noi siamo come nani sulle spalle dei giganti, così che possiamo vedere un maggior numero di cose e più lontano di loro, tuttavia non per l’acutezza della vista o la possanza del corpo, ma perché sediamo più in alto e ci eleviamo proprio grazie alla grandezza dei giganti” Metalogicon (III, 4).

Questo antico aforisma di origini medioevali, poi ripreso tra gli altri da Isaac Newton nella “mitologia” più diffusa, ci ricorda non solo l’importanza dei maestri, ma - scriveva Umberto Eco - anche la critica agli allievi che copiavano pedissequamente gli antichi. Occorre infatti prendere come modello il maestro autorevole per poi raggiungere una propria autonomia e seguire strade portatrici di nuove scoperte.

 

Il nostro augurio è che questa monografia, insieme alla precedente, composta da saggi così concepiti, origini una geografia di narrazioni che sappiano connettere la dimensione affettivo-relazionale con quella conoscitiva e metodologica, componendo nel loro insieme il disegno di un territorio e una mappatura dinamica dell'approccio sistemico. Desideriamo ringraziare tutti gli studiosi e i ricercatori che hanno partecipato a questa monografia non solo per l’impegno intellettuale ma anche per il forte coinvolgimento emotivo e affettivo, fatto non sempre visibile nei saggi della nostra rivista.

Vogliamo inoltre ringraziare gli amici Donatella Amatucci ed Enzo Menozzi che anche stavolta si sono presi rispettivamente cura della traduzione dall’italiano in inglese dei Sommari e parole chiave di alcuni saggi e degli aspetti tecnici della pubblicazione telematica.

 

Giorgio Narducci, Sergio Boria e la Redazione

Articoli

Come si arriva alla decisione di fare lo scienziato: è una scelta consapevole, si nasce o si diventa scienziato? Oppure tale scelta, può essere stata il frutto inconsapevole di un variegato intreccio di incontri casuali e/o voluti con altri scienziati o protagonisti della cultura più o meno noti, quindi non solo scienziati di professione? Esiste un filo sottile e invisibile che collega la nostra storia personale e la passione per la scienza? In questo breve testo tracceremo l’identikit di alcune figure chiavi e ciò che li connette inconsapevolmente, che hanno determinato la mia scelta di occuparmi di ricerca sul cambiamento climatico e di oceani, sottolineando non solo il loro ruolo scientifico e culturale, ma anche quello sociale e politico che direttamente e/o indirettamente hanno svolto negli ultimi 50 anni. Il caso regna sovrano si potrebbe dire.

Enrico Castelli Gattinara

La parola-concetto di rizoma, proposta da Gilles Deleuze, ha influenzato tutto il mio percorso di ricerca soprattutto perché rappresentava, nella mia interpretazione, un sistema di connessioni a aperture molteplici, senza gerarchie. Questo mi ha permesso di lavorare sempre sui confini interdisciplinari e transdisciplinari, lavorando su rapporti e relazioni complesse più che su schemi e categorie.

Feldenkrais insegna ad ascoltare e dare voce al corpo sensibile, elemento essenziale da cui deriva la capacità di imparare, scegliere, agire e stare bene. L'integrazione delle sfere sensomotorie, emozionali e cognitive favorisce la salute. La sua pedagogia embodied si sviluppa dalla prima metà del '900 in poi e anticipa le attuali ricerche neuroscientifiche sulla plasticità del cervello.

Questo articolo presenta la figura di Giorgio Bert attraverso alcuni concetti che hanno caratterizzato il suo lavoro e il suo insegnamento. Cerco anche di sottolineare l’importanza che ha avuto per la mia formazione il fatto di averlo conosciuto e di aver lavorato per molti anni al suo fianco.

Le impreviste quanto ricorrenti assonanze tra il pensiero ecologico e l'epistemologia della complessità delineata da Gregory Bateson e il pensiero femminista, che pur nelle sue varianti tra pensiero della differenza e materialismo radicale, si basa su relazione, interdipendenza, vulnerabilità e critica dei dualismi, suggeriscono un dialogo da immaginare come una danza.

La pratica di relazione tra due intellettuali (un biologo evoluzionista e un’epistemologa) è presentata con le sue caratteristiche di messa in comune di differenze, per formazione professionale, generazione, esperienze esistenziali, e di similarità per orientamento ideale e politico, visione del ruolo della scienza nella società, passione teorica e storica per la biologia evoluzionista, l’ecologia, l’ambientalismo, per il rapporto tra metodologie e condivisione sociale della ricerca. Una tale ininterrotta dialettica ha permesso di creare situazioni collettive di ricerca estesa, dibattiti, libri e di cementare un’amicizia profonda che trascende la stessa durata della vita.

Iniziamo da un “dialogo” tra Langer e Capra sull’ecologia, proseguendo con Illich su convivialità e cum-vivere. Creare connessioni, ponti, tra umanità, culture, ambienti, natura introduce la desiderabilità come condizione vitale, bio-logica, delle azioni. Queste si traducono in pacifismo concreto, europeista, con la guerra in Bosnia-Erzegovina. Inter-azioni.eu si chiamano significativamente i percorsi nelle scuole ispirati dai testi di Langer.

Dall’incontro con il lavoro e la personalità di Mara Selvini, nel corso di un seminario a New York, alla scoperta del potenziale rivoluzionario dell’intervento sistemico. La formazione in una scuola di psicoterapia in cui lei non insegnò mai, ma in cui il suo insegnamento si è trasmesso comunque e ha ispirato molte delle mie scelte professionali.