di Serena Dinelli
Le ragioni della scelta di pubblicare nella nostra collana questo bel lavoro di Marianella Sclavi sono molteplici. Anzitutto, ideando la collana ci siamo posti la mission di declinare il pensiero sistemico in termini sia teorici che applicati, e il saggio della Sclavi cala aspetti rilevanti della sistemica in un saper fare. Questo saper fare, poi, riguarda la mediazione dei conflitti, tema oggi purtroppo e per fortuna di grande attualità. Siamo infatti nel mezzo di una straordinaria crisi sistemica, che già oggi mette (e ancor più metterà domani) l’umanità di fronte a scelte che implicano e possono implicare conflittualità di ogni tipo, che dovremo imparare a utilizzare in modo costruttivo anziché distruttivo. Dico “purtroppo e per fortuna” perché il conflitto crea tensione e sofferenza, a volte drammi o tragedie, ma se ben vissuto e utilizzato può dar luogo a quella creatività sociale e culturale che è oggi così necessaria.
In terzo luogo, uno dei nostri intenti è promuovere la diffusione di uno sguardo e un approccio complessi in cerchie socio-culturali più ampie.
E questo saggio nasce come vademecum di orientamento per futuri facilitatori in situazioni di conflitto nella transizione ecologica nell’ambito di un interessante movimento cattolico globale nato a partire dall’ Enciclica “Laudato sì”: enciclica con cui Papa Francesco nel 2015, terzo anno del suo pontificato, affrontò la questione ambientale e della ‘conversione climatica’ con una insolita sensibilità francescana, e con una sorprendente visione sistemica.
La divulgazione dell’Enciclica ha dato luogo nel tempo al nascere e crescere di un notevole movimento: nella nota al saggio troverete informazioni più specifiche e dettagliate su questa interessante realtà mondiale che forse molti non conoscono.
La metodica che Sclavi propone per la mediazione dei conflitti è una forma di pensiero e di pratica di cui si è occupata con sapienza per una vita, contribuendo con altri alla sua messa a punto e articolazione. In questa chiave, nel conflitto due sono i punti essenziali: l’ascolto dell’altro e la ricerca di una ‘soluzione terza’. Come verremo a dire più avanti, essi non sono purtroppo una panacea per tutti i problemi. E tuttavia appaiono di una straordinaria attualità. Ogni giorno, negli ultimi anni, assistiamo a fenomeni che stanno rendendo sempre più difficile utilizzare in modo utile e fecondo l’armamentario della maggioranza e minoranza e della democrazia. Ne vediamo un epifenomeno ad ogni tornata elettorale: a differenza di quanto accadeva in passato un po’ dovunque emerge l’immagine di opinioni pubbliche perfettamente spaccate in due, con scarti minimi. E questa sistematica spaccatura entra circolarmente in risonanza sia prima che dopo con profonde spaccature tra i cittadini e perfino tra le persone, tali da spingerle a volte a rompere amicizie, coppie, famiglie (lo abbiamo visto accadere, per es. con la questione di vaccini). Il principio della maggioranza e minoranza, che nei conflitti per molto tempo ha discretamente funzionato, sembra essere in una crisi profonda. In non poche realtà la forte conflittualità spinge a mettere in questione addirittura le regole basilari del gioco democratico, che per funzionare dovrebbero invece essere sostanzialmente condivise. E le maggioranze che arrivano al potere decisionale spesso si affrettano a cancellare, elidere, negare tutto quanto fatto dai predecessori, con oscillazioni che per la loro visione a breve termine non aiutano le società a fronteggiare le molteplici profonde crisi di questo tempo.
Come Sclavi nota, la pratica proposta è qualcosa di estremamente diverso dal ‘dibattito’, in cui ognuna delle parti cerca di sconfiggere o convincere l’altra: si tratta invece di ascoltare seriamente l’altro da sé e di ricercare una ‘soluzione terza’ a cui nessuna delle due parti in conflitto aveva affatto prima pensato. Questa possibile innovatività e creatività sembra ben sintonizzata sulla cruciale esigenza di spostarsi dal già fatto e già noto in un contesto di turbolenza e trasformazione.
Come accennavo, sono pratiche che, a detta della stessa Sclavi, non sempre sono viabili. È necessaria, infatti, una condizione minima di base: e cioè che le parti in conflitto decidano per una qualche ragione di condividere un contesto comune. E che lo facciano, aggiungo, con una sorta di integrità e buona fede: qualsiasi ‘tavolo negoziale’ non può funzionare se manca questa integrità, come ogni giorno vediamo in questo periodo, e questo vale certo anche per la metodica qui proposta. Senza questa integrità non può avvenire il primo passo essenziale, e cioè il reciproco attento ascolto, favorito dalla presenza di facilitatori esperti. E a questo proposito, per concludere, indico come possibili letture anche il lavoro di Adam Kahane, “Potere e amore. Teoria e pratica del cambiamento sociale (ediz. Fondazione Giacomo Brodolini , 2013), e M. Sclavi e L. Susskind " Manuale di Confronto Creativo. L'Arte della Comunicazione, Convivenza e Democrazia nel XXI secolo" (Ipoc Press 2020, anche in formato Kindle/ Amazon).
A questo punto non mi resta che augurare buona lettura di questo saggio illuminante e così ricco di stimoli d’ispirazione per il tempo presente e i suoi tanti problemi.