La scelta dell’argomento di questo nuovo numero di Riflessioni Sistemiche è legata anche al delicato periodo mondiale che stiamo vivendo: soffermarsi sul tema dei Beni comuni significa, sostanzialmente, descrivere alcuni aspetti della nostra vita individuale e sociale considerando la nostra Costituzione, i patti politici e sociali per conseguire il Bene comune, cercando di sostenere e alimentare il benessere del tessuto sociale avendone cura, nonostante la complessità dei diversi aspetti e le interrelazioni.
Abbiamo pensato ad una serie di contributi che andassero a coinvolgere autori provenienti da ambiti disciplinari diversi, provando ad affrontare non solo temi facilmente declinabili, ma anche aspetti moderni, ancora poco studiati e apparentemente lontani.
Siamo partiti dall’affrontare l’aspetto giuridico legato anche alla nostra Costituzione, l’interesse generale per la cura dei Beni comuni, migliorando così la qualità della vita e rafforzando i legami di comunità, anche nell’ambito dei patti di collaborazione (Gregorio Arena); in questo contesto interpretativo, cornice del nostro numero, dobbiamo considerare anche il saggio di Chiara Meoli che ha delineato l’intervento del Terzo Settore attraverso l’autonoma iniziativa dei cittadini impegnati per promuovere il bene comune, la cittadinanza attiva, la coesione e la protezione sociale, la partecipazione, l’inclusione e il pieno sviluppo della persona.
Il saggio di Nino Cartabellotta ha sottolineato l’importanza del Servizio Sanitario Nazionale, conquista sociale, oggi sotto pressione, e minacciato nella sostenibilità e nell’equità per il cittadino; sono stati proposti interventi strutturali per rilanciarlo e rafforzarlo nella governance e nella programmazione, anche con il coinvolgimento attivo dei cittadini e del personale sanitario.
Francesco Farina ci ha portati nell’ambito pedagogico: la scuola dovrebbe educare i propri studenti all’idea di Bene comune, individuando l’interesse generale di una comunità come diritto inalienabile seppur nel riconoscimento delle molteplici identità: di genere, etniche, linguistiche, nazionali, di classe sociale, religiose; nella stessa area Antonia Chiara Scardicchio, nella dimensione individuale e sociale, invita a correlare la questione epistemologica a quella esistenziale, intrecciando la dimensione intima con quella politica, cercando una “Resistenza sistemica”, anche attraverso il concetto di Relianza di Morin.
Andrea Prandin ha affrontato il concetto di bene comune in riferimento alla pratica professionale di consulente e supervisore con le equipe di tutela minori e famiglie: le “supervisioni partecipate”, per essere svolte, richiedono di far sentire le persone parte di un movimento di insieme anche attraversando la difficoltà nella comunicazione, che sfocia talora in fraintendimenti da cui emerge il cambiamento e la fragilità dello stare insieme.
Sergio Ferraris ha affrontato un problema molto importante nell’attualità, quello della libertà e indipendenza dell’informazione, un bene comune che dobbiamo difendere dagli attuali processi di erosione che sono molto evidenti in alcuni casi, specialmente in alcuni giornali americani, ma non solo, fatto questo che minaccia la democrazia; l’autore ha indagato il ruolo dei media tradizionali, le pressioni economiche e politiche e l’influenza dei social network sulla libertà di informazione.
I luoghi comuni dell’Intelligenza Artificiale sono discussi da Giuseppe Conte, partendo dagli utilizzi dei nuovi sistemi di Intelligenza Artificiale, che pongono irrisolti problemi etici e sociali; l’articolo evidenzia la necessità di un cambio paradigmatico.
Enzo Scandurra ha proposto l’idea della Città come Bene comune nella storia e nelle tradizioni della città, sostenendo un’inversione di rotta dall’attuale visione legata prevalentemente alle politiche urbanistiche dipendenti dalle forze economiche e finanziarie in campo: un approccio partecipato frutto di scelte collegate alle comunità dovrebbe riportare i cittadini alla convivenza civile e alla riscoperta della bellezza delle città.
Andrea Stocchiero ha analizzato il fenomeno delle terre come Beni comuni descrivendo il fenomeno dell’accaparramento delle terre (land grabbing) nell’ambito dell’economia estrattivista, commentando quello che ciò significa per le comunità locali e la natura; è arrivato quindi a possibili conclusioni riguardo le misure da intraprendere per arrestare o ridurre le operazioni di accaparramento.
Roberto Colombero ha posto l’accento sulla lotta ai cambiamenti climatici che ha rimesso al centro delle opportunità e delle politiche i territori montani e le aree interne e rurali del Paese, essendo queste un valore per l’intera collettività. Franco Tassi, storico direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, ci ha ricordato la “Sfida del 10%” per la tutela di un decimo del Bel Paese; attualmente, considerando le pressioni di interessi contrari e politici poco lungimiranti, c’è bisogno che la cittadinanza si mobiliti per la difesa del Bene Comune e per le future generazioni. Maria Vinci, referente di Monte Catillo, presso il servizio “Aree protette – Tutela della biodiversità” della Città metropolitana di Roma Capitale, ci ha portato per mano in un’area di incredibile valore ambientale, vicino a Tivoli, nella pratica di ogni giorno, nella complessità di fattori da affrontare anche nella sensibilizzazione per il cittadino e lo studente.
La Redazione considera questo numero un tentativo di riportare all’attenzione di tutti il tema dei Beni comuni e del più generale concetto di Bene comune, in un momento storico nel quale sembrano prevalere gli individualismi e le visioni ristrette non sistemiche; l’affresco parziale che ne risulta può costituire una nuova occasione per affrontare in un modo originale alcuni aspetti di questo tema.
Ringraziamo tutti gli autori che hanno contribuito in maniera appassionata alla realizzazione di questa raccolta, così come anche Donatella Amatucci che si è presa cura della traduzione dall’italiano in inglese di alcuni Sommari, e Giuseppe Conte che ha supervisionato gli aspetti tecnici della pubblicazione presso il website dell’AIEMS (www.aiems.eu).
Giorgio Narducci, Sergio Boria e la Redazione
Gregorio Arena
La cura dei beni comuni è uno dei modi con cui è possibile perseguire l’interesse generale e costruire il bene comune. L’amministrazione condivisa e il principio costituzionale di sussidiarietà consentono ai cittadini, utilizzando i patti di collaborazione, di prendersi cura dei beni comuni, migliorando così la qualità della vita e rafforzando i legami di comunità.
Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) rappresenta una conquista sociale e costituzionale fondamentale, ma oggi appare sempre più fragile e sotto pressione. Il presente saggio analizza le criticità che minacciano la sostenibilità e l’equità del SSN, tra cui il definanziamento pubblico, le diseguaglianze regionali, la carenza di personale, l’aumento della spesa out-of-pocket e la crescente privatizzazione. Il lavoro propone una strategia fondata su interventi strutturali per rilanciare il SSN come bene comune: finanziamenti adeguati e vincolati, riforme organizzative, rafforzamento della governance e della programmazione, coinvolgimento attivo dei cittadini e del personale sanitario. Solo così sarà possibile preservare, per le generazioni future, la funzione universalistica e democratica del SSN.
La lotta ai cambiamenti climatici rimette al centro delle opportunità e delle politiche i territori montani e le aree interne e rurali del Paese. Perché sono lo scrigno dei beni ambientali che servono l’intera collettività, perché lì si sta già vincendo la sfida della green economy. Acqua, foreste, clima, assorbimento di CO2, rigenerazione del territorio, devono essere riconosciuti nel loro valore e il pagamento dei servizi ecosistemici deve diventare realtà.
Giuseppe Conte
Partendo dagli attuali utilizzi dei nuovi sistemi di Intelligenza Artificiale, che pongono irrisolti problemi etici e sociali, l’articolo sosterrà la necessità di un cambio paradigmatico. Una prospettiva sistemica, declinata nel favorire un modello di governo legato al concetto di “beni comuni”, può gettare le basi per un impiego dell’IA vicino agli interessi reali delle comunità.
Francesco Farina
L'idea di bene comune a cui la scuola dovrebbe educare i propri studenti deve includere tutto ciò che unisce le persone: obiettivi comuni, valori condivisi, ideali che aiutano ad elevare lo sguardo oltre gli orizzonti individuali. Individuiamo il punto di partenza per giungere alla definizione dei concetti di bene comune come "interesse generale di una comunità" e di "beni comuni" come diritti inalienabili dei cittadini nel riconoscimento del fatto che ognuno di noi ha molteplici identità: di genere, etniche, linguistiche, nazionali, di classe sociale, religiose.
Sergio Ferraris
Il saggio analizza l’erosione globale della libertà d’informazione, con focus su Stati Uniti e Israele. Indaga il ruolo dei media tradizionali, le pressioni economiche e politiche e l’influenza dei social network sulla libertà d’informazione. Evidenzia come proprietà editoriali, disinformazione e censura stiano minando la democrazia, ma esistono modelli virtuosi di resilienza giornalistica. Un allarme documentato sulla crisi strutturale del diritto a essere informati.
Il contributo indaga il legame tra le nozioni di “bene comune”, “beni comuni” e “interesse generale” anche in relazione all’operato del Terzo settore. In particolare, la cura dei beni comuni è uno dei modi con cui si può perseguire il bene comune (oltre che l’interesse generale, secondo quanto disposto dalla Costituzione); il Terzo settore, i volontari e i cittadini attivi tutti che si prendono cura dei beni comuni contribuiscono alla costruzione del bene comune. In questo senso, il bene comune, in quanto insieme di condizioni della vita sociale che consentono alle persone di realizzare il proprio pieno sviluppo, dipende in gran parte proprio dalla produzione, cura e sviluppo dei beni comuni, materiali e immateriali.
Nei contesti di tutela minori su quali premesse condivise, su quale base comune è possibile allestire una supervisione in cui si possono invitare altri professionisti della rete e, soprattutto, la famiglia con cui si lavora e di cui ci si prende cura? Quelle che chiamo “supervisioni partecipate”, per essere svolte, richiedono di far sentire le persone parte di un movimento di insieme. Questo qualcosa, questo bene comune, paradossalmente potrebbe essere la difficoltà ad intenderci, la fragilità dello stare insieme, un malinteso che continuamente ci unisce.
Enzo Scandurra
La città come Bene comune. Il Bene comune nella storia e tradizione della città.
Antonia Chiara Scardicchio
Il contributo correla la questione epistemologica a quella esistenziale, declinando quest’ultima nell’intreccio tra dimensione intima e dimensione politica. Proprio queste due dimensioni attraversano il domandare e il domandarsi intorno al Bene Comune nella coesistenza di dissipazione e relianza, e dunque nella evidenza di un Bene-Non-Comune alla luce dell’esame di realtà. La riflessione volutamente assume la forma narrativa dell’auto-interrogazione e prova a delineare una “minuta” possibilità di “Resistenza sistemica”.
Andrea Stocchiero
L’articolo analizza il fenomeno dell’accaparramento delle terre nell’ambito dell’economia estrattivista, commentando le informazioni recenti del database Land Matrix e di ciò che significano per le comunità locali e la natura. Approfondisce il tema riguardo il nuovo estrattivismo portato dalla transizione energetica, per arrivare infine a delle conclusioni riguardo le possibili misure da intraprendere per arrestare o ridurre le operazioni di accaparramento.
Franco Tassi
Nell’ultimo mezzo secolo, grazie all’impegno del mondo ambientalista in difesa di Madre Terra, e quindi a favore del Bene Comune, l’Italia aveva raggiunto importanti traguardi nella Conservazione della Natura, creando una vasta rete di Aree Protette, tra cui spiccano 25 importanti Parchi Nazionali, e vincendo così la storica “Sfida del 10%” per la tutela di un decimo del Bel Paese. Oggi questo prezioso Patrimonio Naturale, sotto le pressioni di interessi contrari e politici poco lungimiranti, si trova in serio pericolo. Occorre quindi che la cittadinanza si mobiliti in sua difesa per il Bene Comune e per le future generazioni.
L’ambiente naturale rappresenta un bene comune, anzi si potrebbe dire “il bene comune” per antonomasia. Quando la gestione di questo bene si traduce nella pratica, come ad esempio nell’amministrazione di un’area naturale protetta, emerge chiaramente la complessità di fattori da affrontare. In questo breve scritto si riporta l’esperienza della gestione della Riserva Naturale di Monte Catillo, piccola area protetta nel territorio metropolitano di Roma.