Membro del CD AIEMS, della Segreteria del Circolo Bateson e dell’Advisory Board dell’International Bateson Institute, psicologa e psicoterapeuta, da molti anni studia e scrive sul digitale in chiave relazionale e sistemica.
Sommario
Nel quadro della sofferenza delle democrazie una inquietante realtà spinge verso una evoluzione tecnocratica autoritaria della crisi: aspetti economico-politici e ideologico-culturali dell’anarco-capitalismo. Il caso Palantir: fusione tra aziende digitali e Stato in USA, richiamo valoriale patriottico e armamenti tecnologici. Le cittadinanze debbono mettersi al lavoro per tornare a essere creative.
Parole chiave
crisi democratica, crisi della politica, Palantir, tecnocrazia, IA, Auhoritarian Stack, Peter Thiel, AlexanderKarp, Big Data, privacy, Digital Omnibus, anarco-capitalismo, disoccupazione, cambiamento climatico. esperienze alternative.
Summary
In the context of the suffering of democracies, a disturbing reality is pushing towards an authoritarian technocratic evolution of the crisis: the economic-political and ideological-cultural aspects of anarcho-capitalism. The Palantir case: merger between digital companies and the State in the US, appeal to patriotic values and technological armaments. Citizens must get to work to become creative again.
Keywords
democratic crisis, crisis of politics, Palantir, technocracy, AI, Auhoritarian Stack, Peter Thiel, AlexanderKarp, Big Data, privacy, Digital Omnibus, anarcho-capitalism, unemployment, climate chiange, alternative experiences.
“Abituarsi a qualcosa è terribile”.
Maestro Zen, in G. Bateson, VEM, pag.548.
“… il mito del potere è, naturalmente, un mito potentissimo … se tutti ci credono, nella stessa misura si auto-convalida. Ma è tuttavia una follia epistemologica e conduce senza scampo a disastri di vario genere. “
G. Bateson, VEM, pag. 530.
Una crisi tocca gli equilibri e interdipendenze di sistema già esistenti, ma è anche momento in cui si possono imboccare strade diverse verso possibili evoluzioni.
Questo articolo parla di una nuova élite del potere che nella crisi prospetta la scelta di un certo cammino: rivendica una propria alterità rispetto all’ attuale democrazia, ed è portatrice di una sorta di visione messianica del proprio progetto: “… costruire una repubblica tecnologica, un esperimento comune fiorente e creativamente chiassoso, non il mero baccanale dell'egualitarismo permissivo… (Ciò) richiederà l'accettazione dei valori, della virtù e della cultura, proprio quelle cose che la generazione attuale è stata educata ad aborrire.” scrive uno dei suoi rappresentanti (Karp pag. 208 e 215). Questa élite si pone a suo modo il tema del rapporto con le masse: uno dei suoi membri, Peter Thiel, con milioni di dollari è stato lo sponsor di J.D. Vance e l’ha scelto per la sua sintonia con l’America profonda da cui proviene, per la capacità di rivolgersi alla gente comune.
Sto parlando di Palantir, una realtà che si presenta in una veste aziendale ma che in effetti tende a proporre un nuovo sistema di potere e una certa ecologia delle idee.
Con i suoi fondatori e il suo ricco network si segnala: - per l’intento di esercitare influenza; - per la potenza finanziaria; - per i molti e diversi mezzi di cui dispone (dalla sorveglianza, agli armamenti e indirettamente allo spazio); - perché ha una mission politica (ha tra l’altro finanziato Trump e portato Vance alla vicepresidenza); vuole avere una ideologia, e, come vedremo, una relazione speciale con lo Stato USA. E intende averla con i ‘paesi alleati’ (Europa inclusa).
Personaggi come il fondatore Thiel o il suo CEO Karp conoscono la complessità e le sue strane leggi non lineari, e parte di una loro tipica ambiguità è dovuta anche a questo: non ignorano l’imprevedibilità del reale. Al contempo però auspicano un controllo tecnocratico elitario e, sembrerebbe, multiforme, totale, mentre non amano, almeno per sé, regole e leggi.
Strana sperienza, studiare questi personaggi, a volte angosciosa, a volte stimolante. Stimolante perché si interrogano su questioni non banali: per esempio, di fronte alla attuale frammentazione sociale e all’ampiezza degli attuali aggregati umani cosa può tenere insieme le comunità? O che pensare della selva di regolamenti sempre più invasivi in ogni ambito di attività? Oppure, come utilizzare la potenza della tecnologia e della IA al di là del mero commerciale per un nuovo mondo? O che fare dello Stato moderno, perimetro entro cui si sono sviluppate le democrazie, ma oggi sempre più in sofferenza? L’Occidente è vivo, oppure è in una stagnazione che impedisce il rinnovamento?
Al tempo stesso, dicevo, esplorare la realtà e mentalità di questa élite è stato anche penoso, tanto da farmi a volte sospendere lo studio. Perché questi personaggi oscillano tra lucidità e dimensioni di follia e le risposte che danno sono inquietanti, a volte crudeli. E si sostanziano non solo in pensieri e discorsi, ma in una potenza già in atto.
Prima di addentrarci nel ‘nuovo che avanza’ mi pare utile fare un rapido giro di orizzonte su come siamo arrivati qui.
Cittadinanze e élites: come siamo arrivati qui? un breve profilo (come tale discutibile)
Negli anni dal ‘45 ai ’70 del XX secolo tra le élites e le masse sussisteva un rapporto forte, nato dalla tragedia della crisi delle democrazie e della guerra. Anche la conflittualità sociale, con le organizzazioni di massa, di fatto si è espressa entro questa cornice condivisa: cornice che le élites non avrebbero osato smentire e che più o meno faceva parte della loro stessa mentalità e comunque della retorica considerata ammissibile. In questo quadro in molti paesi occidentali lo Stato, non più solo ‘comitato d’affari della borghesia’ di marxiana memoria, si è evoluto profondamente: suffragio universale e partecipazione delle donne alla vita pubblica, sviluppo del welfare, forme sia pur parziali di redistribuzione della ricchezza e di benessere, istruzione pubblica per tutti ecc. Le generazioni oggi non più giovani si sono abituate a pensare la politica in questo brodo di coltura.
Ma, come diceva il Maestro Zen, “abituarsi a qualcosa è terribile”: questa avanzata democratica a un certo punto è stata fermata e sconfitta nel corso degli anni ’80 e ’90. Ha preso via allora un crescente disaccoppiamento tra quella robusta mentalità e nuovi processi sociali: e proprio tale robustezza ha implicato una lunga inerzia, una difficoltà a risintonizzarsi su quanto andava e va cambiando. A volte penso che saranno i giovani, che non sono orfani di quella precedente mentalità, a cercare e trovare nuovi strumenti e forme politiche di cittadinanza e di potere dal basso.
La crisi si è accelerata con la crisi del comunismo: la fine della ‘realtà virtuale’ in cui ampie masse potevano sentire di avere un proprio posto nel mondo e di potersi immaginare ed esprimere in qualche modo. È cominciato allora il disaccoppiamento tra cittadinanze ed élites con l’emergere di un nuovo tipo di classe dirigente: tecnocrati di ogni colore hanno governato sulla generica base della democrazia liberale, in realtà secondo le ‘regole del mercato’ (il neoliberismo della globalizzazione), talvolta temperate da considerazioni sociali: il cosiddetto Davos consensus. Le idee sono diventate ‘tecniche’, il linguaggio politico ‘asettico’, lontano dai bisogni, sia materiali che di senso, della gente comune. La tendenza si è imposta fino ad includere organizzazioni che per decenni avevano incarnato una resistenza ai rapporti di forza dominanti (anche a livello antropologico-culturale). Durante questa fase è iniziata la grande erosione della partecipazione democratica.
Questa mutazione si è drammaticamente incrociata con l’irruente sviluppo del digitale, che ha sconvolto tutto: lavoro, economia, comunicazione, moneta, finanza, organizzazioni, relazioni umane e sociali. Ciò ha disarticolato ulteriormente e profondamente i precedenti schemi di lettura, aggregazione e comunicazione, mentre accanto al ceto tecnocratico, emergevano prepotentemente le nuove élites del potere delle grandi compagnie digitali. Per oltre un ventennio esse hanno esercitato la loro egemonia essenzialmente governando l’enorme sfera commerciale e culturale da loro stesse creata; muovendosi in una propria logica collaterale a livello globale, parallelamente agli Stati, sfruttandoli se conveniva. Le cittadinanze sono state risucchiate in questo vortice di cambiamento, tra piacere e disorientamento.
Ora sta avvenendo una ulteriore evoluzione, già ben avanzata negli USA, ma strisciante anche in Europa. Ciò che si profila, e in parte è già in atto, non è solo una crisi della democrazia, ma della cornice stessa che delineava lo spazio e la natura della sfera politica. È questa, io credo, una delle ragioni della crisi di cui soffriamo: mentre le élites evolvono, per le cittadinanze è davvero difficile fare un salto creativo nel nuovo, e ostile, contesto.
Di questa evoluzione tratterò qui solo un aspetto molto parziale, ma, mi pare, da conoscere.
Il caso di studio è quello della Palantir Technologies, un'azienda statunitense specializzata nell'elaborazione di Big Data. Cresciuta per 25 anni volutamente appartata, quasi segreta, questa realtà è diventata visibile e molto potente con l’avvento di Trump, il grande demolitore dello Stato, col quale proprio per questo ha stretto una joint venture opportunistica.
Cominciamo vedendo come è nata e cosa fa Palantir. Vedremo poi chi sono i personaggi che la gestiscono, esploreremo un po’ la loro mentalità e ideologia e i loro progetti, che vogliono andare al di là di una mera dimensione aziendale o di business. E man mano capiremo di che si tratta.
Come è nata Palantir
Il principale fondatore di Palantir, Peter Thiel, nato nel 1967, è tedesco ma anche cittadino americano e neozelandese. Ha cominciato a investire soldi di amici e famiglia quando non aveva trent’anni (il primo finanziatore esterno di Face Book). Da allora non si è più fermato, tanto da esser stato definito “investitore seriale” (maliziosa allusione alla sua faccia leggermente inquietante?). Dietro la sua frenetica attività c’è un’urgenza esistenziale: nel 2009 ha scritto: “… Avviando una nuova attività su Internet, un imprenditore può creare un nuovo mondo…. Il destino del nostro mondo può dipendere dallo sforzo di una singola persona che costruisce o diffonde il meccanismo della libertà che rende il mondo sicuro per il capitalismo.” (Thiel 1, 2009, sottolineato mio).
La storia comincia a monte, alla fine degli anni’90, quando Thiel fondò Pay Pal insieme a Elon Musk, Max Levchin e David Saks e altri. L’attenzione alla sicurezza e alla ‘libertà’ fu alla base di quel primo successo: una piattaforma di pagamenti sicura e soprattutto “…una nuova moneta mondiale, libera da ogni controllo governativo: la fine della sovranità monetaria.” (ibid, mio sottolineato). Oggi si usa per piccoli traffici, ma in origine voleva sostituire il dollaro, esprimendo l’anarchismo capitalistico di Musk e Thiel. Per loro regole, leggi, controlli e tasse sono impacci da abbattere.
L’avventura di Pay Pal avrebbe avuto sviluppi importanti: i membri del gruppo, pur prendendo strade a volte diverse, hanno tuttora ottimi rapporti, tanto da essere conosciuti come la Pay Pal Mafia, che come vedremo, oggi è insediata in alcuni gangli cruciali dello Stato USA.
Venduta Pay Pal a caro prezzo Thiel nel 2004 creò Palantir, tra i cui fondatori troviamo Alex Karp, personaggio chiave che ne è il CEO, e poi Nathan Gettings, Joe Lonsdale, Stephen Cohen, Max Levchin. Thiel, lungimirante, aveva intuito le grandi potenzialità dei Big Data: in quegli anni l’aumento della potenza di calcolo rendeva pensabile elaborare la massa di dati digitali prodotta su Internet e dai vari dispositivi digitali. In effetti, cosa fa Palantir? E cosa significa precisamente ‘Big Data’?
Cosa sono i Big Data. Cosa fa Palantir.
Oggi qualsiasi organizzazione (una banca, un sistema sanitario, un esercito ecc.) nella sua attività utilizza e raccoglie masse enormi di dati, però in formati digitali eterogenei, quindi inutilizzabili: files audio o video, post, mail, tracce di scambi tra persone o entità, dati di produzione, testi, conti bancari, rilevazioni da sensori ecc. Gli ingegneri della Palantir lavorano direttamente nella sede dei clienti, è tipico dell’azienda andare ‘in prima linea’: impostazione nata collaborando con l’esercito in Afghanistan quando, ascoltando direttamente i combattenti, Palantir risolse con i suoi metodi un problema per cui morivano centinaia di soldati (come Karp racconta nel suo libro). Andando dai clienti gli ingegneri Palantir rapidamente raccolgono, etichettano e integrano ogni frammento di dati accumulati. Poi, con pragmatismo e creatività, trasformano queste masse eterogenee in mappe, istogrammi e grafici intuitivi, rendendole così utilizzabili per conoscere, decidere e agire (almeno secondo certe logiche). Non a caso il nome dell'azienda deriva dai palantíri, le "Pietre Veggenti" de Il Signore degli Anelli, di cui il fondatore, Peter Thiel, da bambino fu accanito lettore.
Su queste basi Palantir anzitutto fornisce applicazioni per servizi di intelligence con il programma Gotham (Thiel bambino amava anche Batman). Con l'analisi dei dati, la mappatura geospaziale, l’identificazione dei bersagli, si costruisce un quadro operativo unificato per condurre indagini, prendere decisioni strategiche e pianificare missioni. Analogamente, Gotham può trattare problemi disparati: ordine pubblico, risposta alle catastrofi, traffico di esseri umani, spese sanitarie, caccia a terroristi (il software dedicato si chiama Killer App). Può individuare un presunto terrorista o un migrante da deportare (salvo danni collaterali), o ridisegnare unificandoli teatri di guerra complessi (come Palantir ha fatto offendo i suoi servizi, coordinati coi satelliti Starlink, in Ucraina) (Kittermajer 2025, 3).
Il livello di analisi/sintesi è estremamente sofisticato, fino ai minimi dettagli. Un utente Palantir presso una banca può, in pochi secondi, scoprire le connessioni tra un indirizzo IP nigeriano, un server proxy statunitense e pagamenti da un credito ipotecario. I militari possono risalire a fabbricanti di bombe afghani associando impronte digitali su frammenti di proiettili di artiglieria, dati di localizzazione, segnalazioni anonime e social media. Idem le banche, che, combinando i dati, risparmiano milioni di dollari evitando frodi informatiche o mutui rischiosi.
Con altri programmi questa metodica viene anche utilizzata per una visione unificata delle funzioni/attività aziendali e degli eterogenei software aziendali. “È quello che chiamiamo il ‘Digital Twin’ dell'organizzazione”, spiega una dirigente. Un ‘Digital Twin’ è una replica virtuale dinamica di un oggetto fisico, sistema o processo, continuamente aggiornata con dati provenienti da sensori e dispositivi connessi. Ciò permette di monitorare, simulare scenari, prevedere e ottimizzare le operazioni. Per es. l'esercito statunitense aveva decine di Data Base sulle risorse umane. Unificandoli col software Palantir si è arrivati a descrivere in dettaglio ogni singolo soldato: il suo background medico, cosa fa, dove si trova, quanto è idoneo a una certa attività.
Palantir ha un rapporto complementare con Nvidia, fornitore della potenza di calcolo che le è necessaria e con cui condivide alcuni investitori. Nvidia (attuale valore azionario 5-6 trilioni di dollari), da sempre attiva nei settori trainanti del digitale, ha oggi una posizione fortissima negli sviluppi della IA, che Palantir usa e intende utilizzare sempre di più: la guerra Ucraina è un grande laboratorio che sta consentendo uno sviluppo rapidissimo della IA, con droni micidiali ormai totalmente autonomi e condizioni di battaglia davvero terrificanti per gli umani (De Feo 2025, cap 6). Sviluppo che sta disarticolando, destrutturando, tattiche e strategie e mettendo in crisi anche la tradizionale industria degli armamenti, ambito di grande interesse per Palantir (De Feo 2025 cap 7, e Allard, Blum 2025).
Questioni di privacy e non solo
Spesso accusata di essere un serio pericolo per la privacy Palantir risponde con una filosofia che, a suo dire, combina privacy e sicurezza: i dati raccolti vengono catalogati e contrassegnati in modo tale che possano accedervi solo utenti con credenziali appropriate. Ciò impedirebbe l’uso improprio di dati personali sensibili. Ulteriore chiave è il cosiddetto “registro immutabile”: ogni azione di un utente in Palantir, che sia una spia russa, un marito geloso o un Edward Snowden, lascia una traccia indelebile e verificabile.
Già, ma chi sono quelli che in via esclusiva hanno ‘le credenziali appropriate’? E quali dati raccolgono i clienti accreditati? Alcuni ex dipendenti di Palantir si sono preoccupati per le potenziali violazioni dei diritti: “Si sta costruendo qualcosa che potrebbe essere utilizzato per scopi assolutamente malvagi.”, afferma un ex ingegnere. E un altro: “Una cosa che mi ha davvero turbato è stata la preoccupazione che qualcosa a cui contribuisco potesse impedire una rivoluzione simile alla Primavera araba”. Secondo un altro ex-ingegnere i fondatori di Palantir non comprendono appieno il significato delle pietre veggenti de ‘Il Signore degli Anelli’. “I palantiri distorcono la verità”, afferma. E coloro che li guardano, aggiunge, “vedono solo ciò che vogliono vedere”. (Osservazione che aprirebbe un vasto capitolo epistemologico di cui non potremo purtroppo parlare qui. Nota Guido Vetere in un recente post: si tratta di “una semantica operativa che maschera i propri presupposti e impone un modo unico di vedere il mondo, non verificabile logicamente ma estremamente performativo”).
Alle accuse sulla privacy l’azienda risponde puntigliosamente. Ecco una sua dichiarazione tratta da una interlocuzione con Amnesty International: “… crediamo che la tecnologia abbia un ruolo fondamentale nel consentire istituzioni governative efficaci, legittime e affidabili. A volte, lavorare con i governi può comportare rischi per i diritti umani, la privacy e le libertà civili. Palantir prende sul serio questi rischi… e riflettiamo criticamente… sull'utilizzo dei nostri strumenti da parte dei nostri clienti. Allo stesso tempo, però, Palantir ritiene che … in qualità di appaltatori del governo federale, non dovremmo essere nella posizione di stabilire politiche per conto del governo degli Stati Uniti. Palantir non è un'autorità di controllo incaricata di esaminare o interrogare gli attori del ramo esecutivo”. (si veda anche www. palantir ethics).
Un apparente paradosso e un po’ di storia: da un madrinaggio a un grande salto di qualità.
La storia di Palantir sembra in effetti un paradosso. Vediamo perché. I due fondatori principali sono Thiel, accanito e un po’ delirante libertario, e Karp, aspirante scienziato sociale, in origine a suo dire, socialisteggiante.
Dice Thiel: “Ai nostri giorni, il grande compito dei libertari è quello di trovare una via di fuga dalla politica in tutte le sue forme: dalle catastrofi totalitarie e fondamentaliste al demos irriflessivo che guida la cosiddetta ‘socialdemocrazia’. La questione cruciale diventa quindi quella dei mezzi, come sfuggire non attraverso la politica, ma al di là di essa… nel nostro mondo non esistono più luoghi veramente liberi…” (Thiel 2009, sottolineatura mia). Di qui le sue idee di allora, piuttosto straordinarie, sui possibili luoghi della assoluta libertà: - il cyberspazio, - lo spazio cosmico, con fondazione di città marziane (è amico e compagno finanziario di Musk), - isole artificiali costruite nell’oceano fuori dal controllo degli Stati (ne ha finanziata una nel Pacifico). Thiel, laureato in filosofia, si ritiene discepolo di René Girard: la teoria girardiana dell’istinto a conformarsi mimeticamente dà luogo, per rovesciamento, al suo netto rifiuto ad omologarsi.
Karp è un appassionato sostenitore del pensiero divergente. Teorizza e pratica forme di organizzazione flessibili, ispirate all’autonomia distribuita tipica degli sciami di api e di storni (studiati dal nostro Nobel Parisi): formazioni in cui, tra l’altro, per l’orientamento è fondamentale l’apporto degli individui situati ai margini anziché al centro del gruppo (diversamente dalle usuali organizzazioni gerarchiche). Impostazione che fin dalle origini ha ispirato la conduzione di Palantir. “Il futuro appartiene a coloro che, invece di nascondersi dietro una pretesa spesso vuota di accogliere tutti i punti di vista, lottano per qualcosa di unico e nuovo” (Karp pag. 204).
Per capire il nesso paradossale tra la ricerca di controllo di Palantir e le idee ‘libertarie’ dobbiamo vedere la strada presa dopo gli inizi, quando accadde qualcosa che fece scoccare il paradosso, svelando al tempo stesso quale sia, e per chi, la ‘libertà’ auspicata.
Agli inizi di Palantir i due (entrambi di formazione filosofica e legale e privi di competenze informatiche) venivano guardati con scetticismo dagli investitori. Il decollo fu difficile.
Mentre cercavano finanziatori fu la CIA a trovare interessante la loro ‘filosofia sui Big Data’, perciò dal 2004 li finanziò col suo fondo di investimento In-Q-Tel: si era poco dopo l’11 settembre e si dava la caccia a Bin Laden (alla cui uccisione Palantir pare abbia contribuito in modo decisivo). Questo madrinaggio dura tuttora e già preludeva a una collaborazione tra l’azienda e lo Stato.
Dal 2005 al 2008 la CIA è mecenate e unico cliente di Palantir, testandone il software. Ma la voce delle capacità di Palantir si diffonde e il gruppo inizia a concludere altri accordi. Nel 2020 c’è la quotazione in borsa, che in poco tempo ne quadruplica il valore, rendendo i fondatori miliardari (e capaci di ulteriori vari investimenti: per es. Thiel investe nelle ricerche sulle droghe psichedeliche per la ‘cura’ della depressione). In anni recenti crescono anche i contratti con paesi esteri, per es. polizie locali tedesche (in Germania accese discussioni e ricorsi legali contrari), forze di polizia e dogane in Danimarca, Norvegia e Ungheria.
E vediamo gli attuali ulteriori sviluppi dell’azienda in tal senso.
La marcia di inserimento nello Stato.
I servizi di Palantir sono utilizzati anche negli attuali conflitti (ottimi e stretti i rapporti con Israele). Certo è che attualmente circa il 75% degli introiti provengono da commesse pubbliche: sono suoi clienti Esercito, Marina e Aviazione USA, Dipartimento dell’Agricoltura, Commissione per i titoli e gli scambi degli Stati Uniti, e il Dipartimento degli Interni per aspetti della individuazione e deportazione degli immigrati (migliaia di persone, anche se in Italia se ne parla ben poco). Ma col secondo Governo Trump il rapporto con Palantir sta avendo un’evoluzione, che va cambiandone la natura. Evoluzione già annunciata da un altro evento ben noto.
La logica infatti è la stessa che nel 2024 aveva già ispirato l’irruzione dei collaboratori di Elon Musk nell’amministrazione USA: questo quando Trump con un ordine esecutivo aveva creato un'organizzazione governativa temporanea, il DOGE ("Dipartimento dell'Efficienza Governativa), guidato da Musk fino al maggio 2025. Scopo dichiarato del DOGE era ridurre sprechi e spese federali snellendo regolamenti, modernizzando la tecnologia e i software federali. Musk poi se ne è andato. Sono invece rimaste le sue squadre di giovani tecnologi mentre continuano i licenziamenti di migliaia di impiegati statali. L’operazione si situa in un più ampio smantellamento dello Stato, a cominciare dall’abolizione del Dipartimento Federale dell’Educazione, (https://www.ajc.com/education/): operazione di demolizione con cui Trump va realizzando il vasto progetto politico del think tank Heritage Foundation (https://static.heritage.org.pdf).
Il processo ora è reiterato in modo più sostanziale con Palantir.
Dal gennaio al maggio 2025 tre grossi dirigenti della Palantir sono stati nominati in punti chiave dello Stato: - Barbaccia, Responsabile Federale delle Informazioni. - Kriastos, Direttore dell’Ufficio per la Politica Scientifica e Tecnologica nell’Ufficio esecutivo del Presidente. - Minor, Responsabile delle informazioni del Dipartimento della Sanità e dei Servizi umani.
Poi, nel luglio 2025 l’ulteriore salto di qualità: il Dipartimento della Difesa (rinominato ‘della Guerra’) firma con Palantir un contratto da 10 miliardi di dollari con ben 75 accordi di approvvigionamento, mossa che Palantir aveva preparato formando un consorzio per sfidare i precedenti colossi fornitori.
Le aziende consorziate sono tutte supportate dal Founders Fund, fondo di venture capital fondato nel 2005 da Thiel e altri della Pay Pal Mafia: il consorzio include Palantir, SpaceX, la start up Anduril, Scale AI e la famosa OpenAI. E già a giugno 2025 erano diventati Tenenti Colonnelli della Riserva dell’Esercito (ufficio Innovazione) Shyam Sankar, (niente meno che Chief Technology Officer in Palantir), e due big della consorziata Open AI. Poi a luglio c’è stato appunto il maxi contratto. E la marcia di inserimento continua: a settembre Obadal, azionista della Anduril (altra consorziata), nominato Sottosegretario all’Esercito.
Peraltro, già a dicembre 2024 c’era stato un inserimento importantissimo. Trump aveva nominato un membro della Pay Pal Mafia, David Saks, ‘White House A.I. & Crypto Czar’: “… guiderà la politica dell'amministrazione in materia di intelligenza artificiale e criptovalute…(per) rendere l'America il leader globale indiscusso in entrambi i settori. Tutelerà la libertà di espressione online e ci allontanerà dai pregiudizi e dalla censura delle grandi aziende tecnologiche. Lavorerà a un quadro giuridico che garantisca al settore delle criptovalute … di prosperare negli Stati Uniti. David guiderà anche il Consiglio Presidenziale dei consulenti per la scienza e la tecnologia.” (tra parentesi, la piattaforma di cryptovaluta di proprietà della famiglia di Trump ha moltiplicato di 17 volte il suo valore negli ultimi 6 mesi).
Dunque, grazie anche all’incontro con Trump, nasce la apparentemente paradossale combinazione tra anarco-capitalismo e fusione con lo Stato e la sorveglianza. Di qui, come vedremo fra poco, una peculiare ecologia delle idee volta a giustificare un progetto che si vuole rivoluzionario. L’anarchia si rivela intesa in un nuovo senso: non più il massimo di partecipazione e decisionalità dal basso, ma invece demolizione dei possibili vincoli nell’agire capitalistico, per immaginare e promuovere una nuova oligarchia tecnocratica che governi con pieno controllo in un regime di anarchica libertà per sé. Vediamo subito come funziona.
Il maxi contratto e cosa significa.
Col maxi contratto il valore delle azioni di Palantir sono salite del 600 %, ma non è solo questione di soldi: diversi palantiriani hanno direttamente assunto ruoli istituzionali (mantenendo i loro pacchetti azionari delle aziende). Un salto di qualità: siamo di fronte al trasferimento a un’azienda di funzioni essenziali dell’esercito, uno dei fondamenti dello Stato moderno. Si veda anche l’indagine guidata da Francesca Bria per Authoritarian stack, centro di ricerca per un digitale democratico “Sotto la bandiera della ‘tecnologia patriottica’ questo nuovo blocco sta costruendo una infrastruttura di controllo - clouds, AI, finanza, droni, satelliti- un sistema integrato che abbiamo denominato the Authoritarian Stack (la cumulazione autoritaria)… un regime in cui a stabilire le regole non sono le leggi dello Stato, ma invece i consigli di amministrazione … queste aziende operano come poteri statali - scrivendo le regole, vincendo gli appalti ed esportando il loro modello in Europa, ponendole una sfida diretta alla governance democratica… La porta girevole non ruota più tra governo e industria, ma li salda insieme in una nuova architettura di potere. La Silicon Valley non produce più solo app. Sta costruendo imperi…” Il Report lo evidenzia con un insieme di mappe. (https://www.authoritarian-stack.info/ 2025).
La motivazione del maxi contratto è la razionalizzazione di un esercito burocratizzato. Ricordate la strana conferenza di alti gradi dell’esercito USA convocati da tutto il mondo? in un impressionante silenzio Trump che li minacciava di licenziamento “if I don’t like somebody, I’m going to fire ‘em right on the spot.” (‘Se qualcuno non mi piace lo licenzio su due piedi’). E il Ministro della Guerra, Pete Hegseth, li richiamava duramente al loro compito essenziale: “ESSERE LETALI”.
Ma perché proprio Palantir? perché “Palantir fornisce i suoi prodotti solo agli alleati occidentali”, ha detto Karp, “Non abbiamo mai fornito i nostri prodotti ai nemici; sosteniamo con orgoglio il governo degli Stati Uniti. E sono anche orgoglioso che stiamo sostenendo Israele in ogni modo possibile”.
La critica alla Silicon Valley: verso una nuova ‘filosofia’ del digitale
Un tratto comune dei palantiriani è un certo disprezzo per le piattaforme della Silicon Valley: “L’attuale era dell’innovazione è stata dominata da una indiscriminata costruzione di tecnologia da parte di ingegneri che costruiscono semplicemente perché lo possono, senza alcun nesso con un intento davvero fondamentale… senza chiedersi cosa valga la pena costruire”. (Karp pag 71). L’accusa è di essersi dedicati solo allo sfruttamento commerciale della IT con l’economia dei like. E la critica va anche ben oltre: “molti dei fondatori della Silicon Valley erano amorali.” (Karp p. 213). La straordinaria intelligenza e creatività ingegneristica sviluppatasi nella Silicon Valley, va riorientata verso un progetto di vasto respiro. Su questo i Palantiriani hanno le idee chiare: l’Occidente è in pericolo a causa di nemici interni ed esterni. Una virtuosa repubblica tecnologica ne consentirà la salvezza, oggi e nel millennio a venire. (sic!) (Karp, cap. 17). Deve nascere un rapporto strettissimo tra Stato e aziende digitali, per difendere l’Occidente, ‘razionalizzare’ lo Stato, e in specie per sviluppare sistemi di difesa avanzatissimi.
Democrazia, guerra, gestione dello spazio pubblico
L’ossessione di Thiel è l’idea che l’Occidente sia da tempo caduto nella stagnazione, in assenza di nuove idee e di vera propensione al rischio, va liberato dalle istituzioni vecchie e dai mille regolamenti in cui è ingabbiato. Mancano idee per generare un mondo nuovo (anche se, dice, non è facile immaginarlo data l’imprevedibilità del reale). E anche quando idee ci sono rischiano di essere soffocate da forze che Thiel delinea traendo ispirazione dalla Bibbia (proviene da famiglia di fede evangelica): le resistenze al cambiamento, ad assumere i rischi necessari per uscire dalla stagnazione, potranno assumere il volto dell’Anticristo. Quando gli viene chiesto in chi l’Anticristo potrebbe incarnarsi gli viene in mente… Greta Thumberg, con un governo mondiale totalitario dominato dall’ecologismo. Altro possibile candidato è quel pacifista di Bill Gates… anche se su entrambi Thiel non ne è del tutto convinto…
In una intervista uscita su You Tube dice che connettere gli avversari a simboli biblici può rendere più comprensibili alla gente le cose secondo lui cruciali…
Ma l’Occidente è anche soffocato dalla cultura woke, che lo rende incapace di difendere i propri valori in un impegno collettivo, correndo dietro ai gusti e bisogni individuali. Culturalmente, dice Karp, la matrice di questi guai decadenti è “l’ideologia della sinistra”. “Penso che il rischio principale per Palantir, l'America e il mondo sia un modo di pensare regressivo che sta corrompendo e corrodendo le nostre istituzioni, un modo che si definisce ‘progressista’, ma in realtà è una forma di religione pagana superficiale” (corsivi miei); e la riluttanza “a rischiare il disprezzo della folla che ci ha privato dell'opportunità di discutere in modo significativo su come dovrebbe essere il mondo in cui viviamo e quali aziende dovrebbero esistere”. (ibid pag 172, corsivo mio). Dunque, una crisi delle democrazie e necessità di idee per emendarla. Un buon modello per Karp è Singapore, città-stato ultratecnologica il cui leader, Lee, ha sviluppato un’attenta politica di costruzione di una cultura virtuosa, ben radicata nelle tradizioni (mettendo fuori gioco ogni opposizione, aggiungiamo noi, e col 45 % degli abitanti privi dei diritti civili: i lavoratori immigrati che mandano avanti la baracca).
Quanto a Thiel la democrazia lo disturba profondamente: “Ritengo che la politica sia troppo intensa, è per questo che sono libertario. La politica fa arrabbiare le persone, distrugge le relazioni e polarizza le visioni delle persone: il mondo è ‘o con me o contro di me’, i buoni contro i cattivi. La politica interferisce con le vite delle persone senza il loro consenso.” (Thiel 2009 e legrandcontinent 1). E Karp (che era stato Democratico) lamenta che ‘la sinistra’ si è sottratta a una conversazione necessaria su cosa siano il buono, il bello, il giusto e i valori fondamentali da condividere, senza di che l’identità collettiva è poco consistente e incapace di dare una direzione significativa all’esperienza umana. (Karp p. 207 e 215)
I due fondatori principali sono in costante conversazione anche con un personaggio ben noto in certi ambienti, Curtis Yarvin. Yarvin, un tempo informatico, si è poi dedicato a speculazioni di filosofia politica (tiene su Substack un blog di grande successo). Thiel e Karp lo stimano molto. Entrambi laureati in filosofia, mentre ammassano miliardi, spesso con disinvoltura affermano e smentiscono cose contradditorie, lasciandole nell’ambiguità (legrandcontinent 1). Recentemente Thiel ha tenuto a San Francisco un ciclo di conferenze imponendo ai partecipanti il segreto sui contenuti, il che non ha impedito che filtrassero strane considerazioni sull’Anticristo. (Chissà, forse essere più chiari comprometterebbe il progetto? (www.washingtonpost). Anche Yarvin è piuttosto fumoso. Ebreo passato alla chiesa ortodossa, è stato lui a spingere il vicepresidente Vance a convertirsi al cattolicesimo e Vance fa riferimento al suo pensiero. Yarvin propugna quello che è stato definito ‘illuminismo oscuro’: un ritorno a forme politiche imperiali, ai ‘valori tradizionali’. Non abbiamo spazio per addentrarci. Limitiamoci all’idea che tutti gli impiegati statali vanno messi fuori insieme agli accademici, quelli dei media e a chiunque sia preda della cultura liberale, aprendo la strada a più illuminati tecnocrati. Yarvin si autodichiara ‘monarchico’ e il suo rapporto con le masse che infestano le società democratiche è quanto meno curioso. In una intervista dice che quelli al di sotto di un certo livello di QI sono ‘inutili’ e vanno rinchiusi negli scantinati. Quando l’intervistatore obbietta che rischierebbero di impazzire, concede faceto che si può intrattenerli con dispositivi di realtà virtuale…
Ma il modo superiore di vivere e organizzarsi dell’Occidente è in pericolo non solo per i nemici interni, anche per quelli esterni: Russia, Iran, Cina. Dice Karp in una intervista: “L'ascesa dell'Occidente non è stata resa possibile dalla superiorità delle sue idee, dei suoi valori o della sua religione, ma piuttosto dalla sua superiorità nell'applicare la violenza organizzata”, “…i non occidentali non lo dimenticano mai... Siamo abbastanza forti da spaventare i nostri avversari in modo da non andare in guerra?”. Thiel pensa che l’intelligenza artificiale applicata agli armamenti potrà essere spaventosa, ma almeno così smuoverà la stagnazione. Karp dice che sarebbe il primo a ostacolare l’uso della IA negli armamenti se non ci fossero pericoli, ma anche la recente esperienza di Israele dimostra che ci sono. E allora (dice lui che in passato li aveva sostenuti): “I democratici hanno fallito nel far sentire gli americani sicuri. Il nemico deve vivere nel terrore quando va a dormire la sera e quando si sveglia la mattina.” È questa la sua idea essenziale di una politica estera. (Intervista su You Tube The Fables of Weapons Dealers, Current Affairs 2024). Convinzione sua e di Thiel è che la pace sia resa possibile unicamente dalla netta superiorità militare. Ergo, gli Stati Uniti debbono garantirsi una assoluta superiorità nell’intelligenza artificiale, unica efficace risorsa in una guerra contemporanea. Di qui l’impegno nel rinnovare l’esercito USA. (Vedi il sito https://foundersfund.com/, il Fondo che sta dietro il consorzio su citato. La sua grafica cupa dà bene l’idea).
L’ambiente Palantir e i suoi personaggi
Il gruppo che anima Palantir è molto vario, ma al contempo assolutamente maschile. Thiel tra l’altro ha un marito. E qua e là lui e Karp velatamente sembrano non entusiasti del voto dato alle donne: troppo inclini a sostenere il Welfare state.
Il gruppo sembra una compagnia di giocolieri: facendo centro nell’azienda hanno creato un carosello di attività collaterali, incroci e connessioni azionarie, grazie a una continua attività come venture capitalist, al posizionamento in influenti think thank e ai saldi rapporti col network Pay Pal. Combinano creatività tecnologica con finanza, servizi segreti, grandi commesse pubbliche, generosi finanziamenti politici, finanziamenti alla ricerca in ambiti di loro interesse, inserimento nelle istituzioni, relazioni internazionali (sedi in 25 paesi). In varie forme sono presenti anche in Pay Pal, Linkedin, X, You Tube, Facebook, Open AI, Airbnb e Spotify, passando per una miriade di altre aziende minori.
Nelle biografie dei personaggi del gruppo e di qualche loro caro amico o sodale, come Elon Musk, Curtis Yarvin e David Saks (il Crypto zar di Trump), emergono ricorrenze interessanti. Anzitutto amano molto far denaro, in vent’anni sono tutti diventati miliardari o milionari, anche chi è partito da zero. L’età oscilla tra i cinquanta e i trent’anni. Ricorrono identità duplici; e/o spostamenti e migrazioni, nell’infanzia o giovinezza, con una convergenza verso gli Stati Uniti. C’è un buon pizzico di Sudafrica dell’Apartheid (Thiel, Saks, e l’amico Musk), un pizzico di cultura tedesca (Thiel e Karp hanno studiato anche in Germania e mantengono lì dei rapporti).
Vari personaggi hanno una ascendenza ebraica (almeno la madre con un ruolo educativo rilevante): Karp, Levchin, Cohen, Lonsdale (tutti fondatori) e Saks e l’amico Yarvin. E il legame con Israele è molto forte. Nessun’altra multinazionale l’ha supportata altrettanto. Nel 2024 hanno stretto un accordo strategico col Ministero della Difesa e gli apparati di sicurezza Israeliani, non per motivi di business, ma per una “visione del mondo”.
In questo ambiente esclusivamente maschile ho incrociato una sola Lady Macbeth: Ayelet Gilan, General Manager Palantir Israel, proveniente dall’esercito e dai servizi segreti israeliani (cosa peraltro ricorrente nelle grandi aziende digitali). Questa non è la sola presenza vagamente inquietante. Per es. il responsabile della sede britannica della Palantir è Louis Mosley. Il cognome vi ricorda qualcosa? Sì, è il nipote di Oswald Mosley, fondatore nel 1932 dell'Unione Britannica dei Fascisti.
Thiel e Karp hanno anche un’altra caratteristica significativa. Thiel sta sempre a dieta e ha un medico personale che lo controlla continuamente, Karp pratica nuoto, Tai Chi e sci per ore al giorno. Il tema della morte, cui vorrebbero sfuggire, li tocca da vicino.
Qualcosa nei progetti andrà storto…
Ai miei occhi quanto si è detto non implica che élites come questa avranno ineluttabilmente successo nei loro progetti: proprio convincerci di questa ineluttabilità è parte della loro mission. Questo tipo di pressione è propria di tutto il digitale. I grandi del settore producono continuamente visioni e mitologie perché ciò ha una precisa valenza economica: un business considerato ‘assolutamente vincente’ attira fiumi di finanziamenti. Sono miti che non placano né risolvono temi esistenziale, spingono invece solo eternamente in avanti. L’ultima mitologia è quella dell’Intelligenza Artificiale su cui, accanto ed al di là di Palantir si sta determinando una potente aggregazione di aziende della Silicon Valley (il cosiddetto San Francisco Consensus) che punta ad una rapidissima accelerazione della diffusione della AI in ogni ambito. Con una martellante, azione di lobbying si lavora a “predisporre il campo affinché certe idee sembrino ragionevoli …; perché la semplificazione diventi un valore di per sé, perché non restare indietro suoni come un imperativo morale, perché liberare dati per l’AI venga percepito come una necessità tecnica e non come una decisione politica.” (Kittermajer 2025, 2). Si veda quanto sta accadendo nell’UE, dove la CE è ormai sospinta dalla retorica della modernizzazione come destino inevitabile: con il progetto Digital Omnibus attualmente in discussione si sta tornando gravemente indietro dal GPO, la regolamentazione che doveva proteggere i cittadini. (https://ec.europa.eu). Al tempo stesso si investono quest’anno 1,3 miliardi in intelligenza artificiale, cybersicurezza e competenze digitali (programma DIGITAL 2025-2027). E un pilastro del programma REARM Europe è la Cooperazione tecnologica avanzata: difesa aerea, cybersecurity, droni, caccia di nuova generazione e robotica avanzata per la difesa, con intelligenza artificiale e big data.
Ma dicevo che il successo dei progetti di potenza di élites come questa non è ineluttabile. E, vi dirò, approfondendo questo studio sempre più mi è parso di vedere una difesa accanita nel corso di una lunga ritirata dell’Occidente in un mondo che sta cambiando. La situazione è indubbiamente cupa, ma…
Domina una cieca sopravvalutazione del digitale. La vita però è fatta di tante cose.
A. Problema ambientale. Il boom digitale implica consumi di acqua e energia enormi e crescenti per l’addestramento e gestione delle IA. Con tipica scissione mentale, si accumulano dati sull’impatto dei loro consumi, mentre li si accelera a livelli stellari. Al contempo, si depotenzia tutto ciò che è analogico: ma moltiplicare ovunque sofisticati sistemi elettronici, elettrici e di telecomunicazioni significa dipendere pesantemente da entità fragili se sfidate da eventi ambientali sempre più vasti, frequenti e devastanti.
B. La moltiplicazione accelerata del tipo di IA oggi promosse dai big del settore probabilmente darà luogo a situazioni di caos. Già è successo in una esercitazione militare in USA svolta con molteplici entità con IA: ne è scaturito un bailamme, per la difficoltà di coordinare i diversi algoritmi. Questo rischio di caos è del resto uno dei warning sollevato da Sam Altman in una recente intervista.
C. La destrutturazione dei sistemi delle attuali società complesse toccherà moltissimi aspetti. Le ‘soluzioni’ tutte tecnologiche, e in particolare la IA, stanno già mostrando il loro impatto totalmente destrutturante sul settore militare (Allard, Blum 2025). Analogamente, i consumi dei data center hanno già lasciato intere cittadine, a loro vicine, senza acqua ed energia. Per non parlare del fatto che la digitalizzazione forzata porterà con sé disoccupazione, emersione di masse di ‘persone inutili’, crisi della speranza specie nei giovani: già ora la IA sta occupando i posti con cui avveniva un primo inserimento lavorativo. Yarvin propone di intrattenere ‘gli inutili’ con realtà virtuale, forse ispirato da quanto sembra già avvenire con videogiochi, social e serie Netflix. Ma fenomeni del genere non sono uno scherzo e dubito che i Palantiriani e loro consimili siano capaci di farvi fronte. Possiamo forse considerarli degli irresponsabili? Forse per questo stanno esercitando pressioni in decine di paesi per calare sulle cittadinanze l’Identità Digitale, strumento di controllo sociale?
D. La fragilità emerge a tanti livelli.
1) Hackeraggi e incursioni rischiose si stanno manifestando in misura crescente: la IA rende molto facile farli. Nel 2024 nella UE il settore della fornitura di elettricità, gas, vapore e aria condizionata ha subito un alto tasso di attacchi, seguito da quello dell'informazione e della comunicazione, dalle attività professionali, scientifiche e tecniche, settore immobiliare, fornitura di acqua, gestione delle fognature e dei rifiuti, con disservizi e alti costi (quanto sostenibili?). Intanto si stanno sviluppando piccoli sottomarini a guida autonoma capaci di distruggere i cruciali cavi sottomarini di telecomunicazioni, o di hackerarli per rubare dati.
2) Altra clamorosa fragilità è la diffusione di manipolazione/ falsificazione di contenuti, che inquina e distorce tutta la comunicazione: questo dovrebbe far pensare più di quanto si faccia, dati i rischi di caos e patologia in quello che possiamo considerare basilare sistema circolatorio della vita associata. E in una fase di tensioni nelle relazioni internazionali questa fragilità espone a criticità notevoli: guerre ibride, hackeraggi mirati, manipolazioni nella propaganda di guerra, nella vita politica, nelle relazioni di tra governi e cittadinanze.
3) Non ho le competenze per parlare della fragilità di un’economia sempre più drogata dalla finanza, dipendenza aggravata dalla criptovalute, dalle disuguaglianze, dalla concentrazione della ricchezza in pochissime mani rapaci, e da Borse governate da algoritmi.
4) La mitologia della digitalizzazione comporta una grave sottovalutazione delle necessità formative negli infiniti ambiti reali di cui i sistemi sociali necessitano per funzionare. Perfino in ambito tecnologico sono indispensabili molte competenze non solo informatiche. Paradossale il caso delle terre rare: oh meraviglia, cercarle ed estrarle richiede molte competenze di altro tipo, la cui formazione richiede lunghi anni! Questo è uno dei motivi per cui gli USA nel campo sono tanto indietro rispetto alla Cina. Già nel 2018 Abraham notava allarmato che le grandi digitali americane ignoravano da dove venissero le loro materie prime (Abraham 2018).
5) I grandi digitali sono voracissimi di capitali finanziari e umani, sottraendo risorse ad altri ambiti di ricerca e investimento di grandissima importanza. È il caso degli imponenti finanziamenti assolutamente necessari per l’adattamento alla crisi climatica. E poi, mi capita continuamente di vedere per es. soluzioni energetiche adatte a situazioni di emergenza o a paesi poco sviluppati, che non hanno però finanziamenti o attenzione. E pensiamo alla ricerca sui microrganismi per rigenerare acque fluviali e marine e i mille suoli ipersfruttati, avvelenati, salinizzati.
Fermiamoci qui, anche se molto altro emergerebbe in una visione complessa. Ma possiamo ipotizzare che le attuali società complesse daranno dei segnali sistemici di crisi rilevanti, interessanti, imprevedibili e non tutti previsti dalla sognata anarchia capitalistica.
… e qualcosa che è molto necessario
Recentemente Luigi Fagan, in un amaro post, scriveva che sarebbe ora di smettere di dedicarsi al ‘controcanto critico’ sulle tante assurdità del mondo attuale. “Oltre che interpretarlo, il mondo, dovevano cambiarlo ma non sappiamo proprio come si fa.” “Perché … non nasce nulla di concreto?”. Fagan lo attribuisce essenzialmente alla mancanza di una teoria della democrazia in una società complessa.
Sì, il cantiere non è stato nemmeno ancora aperto, e non solo su questo. Sono tante le dimensioni su cui bisogna, e urgentemente, lavorare. Peraltro, se ci si guarda intorno ci sono tanti piccoli cantieri, ognuno impegnato su quello che potrebbe essere un pezzetto per costruire una visione interessante: disuguaglianze, ambiente e natura, visuali e pratiche sviluppate dai gruppi di donne, esperienze partecipative, agricoltura, energie alternative, economia circolare, rigenerazione, educazione, salute, conflitto, guerra e pacifismo, lavoro (ma qui di praticato ancora c’è troppo poco che vada oltre il sindacalismo tradizionale), attenzione a altre culture, modi e usi alternativi della ICT. A questo proposito da segnalare in particolare in Italia il robusto lavoro teorico e divulgativo di Sergio Bellucci (Bellucci, 2021). E l’ottimo lavoro del Gruppo Ippolita, appartato ma di grande qualità, dedito alla divulgazione di importanti testi e alla pedagogia hacker (“… rimettere al centro il funzionamento degli strumenti digitali e la loro possibile reinvenzione collettiva”) (Gruppo Ippolita). E la proposta di Michele Kittermajer, un ritorno ad Internet: “La prima volta l’abbiamo consegnata nelle mani sbagliate... Riprendere Internet e riprogettarla come bene collettivo è un compito immenso, ma necessario…” “L'Internet come nuova grande opportunità, non più una piattaforma di estrazione, ma una rete viva di intelligenze in alleanza.” (Kittermajer 1).
Quel che manca sono i leganti necessari a una costruzione dinamica di ampio respiro. Ognuno ha a stento le forze per portare avanti il proprio lavoro e lo fa in un’atmosfera competitiva, a livello sia di idee che di risorse: due grandi ostacoli a pensare/attivare qualcosa di più vasto, a mettere alla prova forme aggregative che lo rendano possibile. Allora lavorare proprio su questo, e insieme chiedersi cosa ancora manca, dove ci siano significative lacune: primo passo verso un lungo percorso che richiederà tempo. Intanto ci sono cose urgenti, utili a dare alle cose il tempo necessario a maturare. Da piccole scelte personali, come smettere di salvare le nostre cose sui cloud dei grandi gestori e farlo invece su memorie esterne personali; o smettere di guardare con favore la IA generale e valorizzare quelle specifiche e locali. Fino a grandi necessarie battaglie, come quella che va promossa a livello UE contro il Digital Omnibus, “…riforma che ribalta le protezioni dei cittadini mentre recita il lessico della modernizzazione…” (Kittermajer 2), e quella sulla Identità Digitale.
Biblio-webgrafia
Questo studio è cresciuto raffinandolo con decine e decine di accessi web, spesso partendo da Forbes, Wikipedia, giornali ecc., anche per verificare l’attendibilità delle fonti. I virgolettati sono sempre tratti da testi verificati, e tradotti da me. Mi spiace, darne conto completo avrebbe occupato lo spazio disponibile.
Abraham D.S. 2018. The Elements of Power, Yale Univ. Press
Allard L., Blum J., 2025. https://www.institutmontaigne.org/en/expressions/us-foreign-policy-power-age-ai
Bateson G., 2006. Verso una ecologia della mente, Adelphi
Bellucci S., 2021. AI: la digitalizzazione del lavoro, Jaka Book
Current Affairs, 2024. https://www.currentaffairs.org/news/the-fables-of-weapons-dealers
Di Feo G., 2025. Il cielo sporco. Come la guerra dei droni e dell’intelligenza artificiale cambierà il mondo, Guanda
Founders Fund, https://foundersfund.com/
Ippolita, 2012. Nell'acquario di Facebook. La resistibile ascesa dell'anarco-capitalismo, Milano, Ledizioni.
Karp A.C., Zamiska N.W, 2025. The technological Republic. Hard Power, Soft Belief, and the Future of the West, Crown Currency, NY.
https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/ip_25_2718
Heritage Foundation:
https://static.heritage.org/project2025/2025_MandateForLeadership_FULL.pdf
https://www.ippolita.net
1 Kittermajer M., 2025 https://michelekettmaier.nova100.ilsole24ore.com/2025/11/15/viva-internet/
2 Kittermajer M. 2025 https://michelekettmaier.nova100.ilsole24ore.com/2025/11/20/150-milioni-di-buoni-motivi-per-cui-leuropa-ha-scelto-lintelligenza-artificiale-invece-dei-suoi-cittadini/
3 Kittermajer M., 2005. https://michelekettmaier.nova100.ilsole24ore.com/2025/11/30/il-patto-con-il-diavolo-o-con-la-ai/
https://www.researchgate.net/publication/360248796_Europe's_Third_Way_to_Technological_Sovereignty_A_Critique (Mappe 2025)
https://www.washingtonpost.com/technology/2025/10/10/peter-thiel-antichrist-lectures-leaked/?
1.Thiel P., 2009. The education of a libertarian, https://www.cato-unbound.org/2009/04/13/peter-thiel/education-libertarian/
2.Thiel P., intervista su YouTube, The Fables of Weapons Dealers