Questo nuovo numero di Riflessioni Sistemiche è intimamente collegato al precedente sul Bene comune; abbiamo provato a sviluppare il tema della Crisi sostenendo che l’attuale momento di difficoltà globale in ambiti diversi possa essere l’occasione per ripensare criticamente ai problemi e agli snodi centrali del nostro tempo sottolineando in particolare le opportunità che abbiamo davanti agli occhi.
In altri numeri della nostra rivista abbiamo toccato il tema dei Cambiamenti (VI), dell’Innovazione tra continuità e discontinuità (XXII), problematiche in ottica sistemica molto più vicine al concetto di Crisi, rispetto a quello che normalmente si pensa; siamo anche arrivati a toccare nel maggio del 2011 il problema dell’Approccio sistemico alle dimensioni del conflitto (IV), conflitti ancora rilevabili nella situazione attuale - come se non sia cambiato nulla!
E’ interessante rileggere queste monografie provando ad intrecciarle con i molteplici temi presenti in questo numero (le monografie citate possono essere scaricate nella sezione del nostro sito: https://www.aiems.eu/pubblicazioni/rs_collezione).
La parola crisi (crisis), sicuramente polisemantica, deriva dal verbo greco “crino” separare ed è dotata di diversi significati fra cui quelli di esito-soluzione (Tucidide) e di scelta (Aristotele).
Abbiamo pensato ad una serie di contributi che coinvolgessero autori, come al solito, provenienti da ambiti disciplinari diversi; gli argomenti individuati partono anche da aspetti abbastanza specialistici per giungere poi, insieme, ad un affresco più generale sul concetto di crisi, molto più problematico e complesso di quanto ci potessimo aspettare.
Secondo Andrea Cerroni le crisi nel vecchio e nuovo modo di agire nascono da due coppie, “mostri” moderni: riduzionismo/olismo e assolutismo/relativismo; vengono proposte alcune idee per un loro superamento usando l’immaginazione sociologica. Pieluigi Fagan affronta il concetto di limite correlato alle crisi di sistema generale: la cultura sistemico-complessa può aiutare a riformare le impostazioni del mondo moderno così refrattario al concetto di limite.
Nel mondo antico, in particolare nell’antica Grecia, secondo Roberto Nicolai, erano utilizzati altri termini con significati diversi rispetto al moderno concetto di Crisi legato a difficoltà individuale o collettiva: crisi come violento conflitto all’interno di una comunità, mancanza di vie d’uscita, di risorse e espedienti; in nessun caso la riflessione dei Greci considera la crisi come una opportunità positiva di cambiamento.
Sergio Bellucci analizza la transizione del capitalismo finanziario verso il digitalismo e il suo paradigma socioeconomico nel quale è centrale il capitale conoscitivo; tale transizione di civiltà dovrebbe originare una maggiore consapevolezza dei cambiamenti e della governance in chiave democratica. Il saggio di Serena Dinelli ci porta ad una serie di riflessioni sull’evoluzione tecnocratica autoritaria della crisi per quello che riguarda gli aspetti economico/ politici e ideologico/culturali dell’anarco-capitalismo; viene discusso in particolare il caso Palantir, una fusione tra aziende digitali e Stato in USA.
Nell’ambito ecologico ambientale diversi autori ci hanno portato a toccare con mano aspetti noti e meno noti. Lorenzo Ciccarese ha proposto, attraverso l’evoluzione dei paradigmi di conservazione, un approccio integrato pluridisciplinare partendo da un cambiamento nel nostro rapporto con la natura: un comportamento basato su relazioni e responsabilità. Danilo Selvaggi analizza il pensiero di Ernesto De Martino sul tema della crisi ecologica e la presenza dell'uomo: due condizioni apparentemente opposte (la natura che domina l’umanità e l'umanità che domina la natura) possono diventare speculari e rinnovare la nostra presenza nel pianeta. Andrea Sforzi sottolinea il tema del rapporto tra scienza e società per uscire dalla crisi anche attraverso la Citizen Science, attività democratica di scienza partecipata, in grado di coinvolgere persone di varie età in una maggiore consapevolezza critica diretta.
Michele Grandolfo si sofferma sulla crisi del Servizio sanitario italiano, segnata da sottofinanziamento, sprechi e crescente medicalizzazione, la cui Riforma è stata tradita da interessi corporativi e scarsa attenzione; occorre tornare ad un sistema orientato a salute, equità e competenze. Per Antonino Trimarchi e Paolo Dal Col la crisi del Servizio sanitario nazionale è conseguenza di precise scelte politiche, ispirate all’ideologia neo/ordo liberista che accentua l’individualismo, negando ogni sistema di protezione sociale e la responsabilità collettiva della salute; sono discussi i problemi dell’assistenza territoriale in un’ottica di nuova assistenza centrata sulla persona e la Comunità.
Massimo Maini affronta il tema delle crisi e delle opportunità nella tutela dei minori considerando il sistema di protezione della relazione tra genitori e figli; i Servizi sociali e sanitari insieme ai Tribunali devono ridefinire il senso delle procedure e delle prassi con l’obiettivo di salvaguardare in ottica sistemica i legami familiari. Il tema della crisi della relazione in tempo di crisi del legame sociale è discusso da Ugo Morelli e Rossana Sisana; è importante comprendere in un ambito di orientamento sistemico-relazionale l’interconnessione tra relazione e processo di individuazione nell’epoca dell’immaterialità digitale e della alienazione della presenza. Silvana Quadrino osserva le mutazioni avvenute nei modelli genitoriali al maschile, originando cambiamenti inaspettati nella relazione di accudimento dei figli, aspetto che potrebbe migliorare la relazione fra maschile e femminile nel futuro. Marco Rovelli discute il tema della perfomance nella società degli individui, prestazione che genera disagio, specialmente giovanile, e fragilità, descritta da un “Io vetrificato”; la via d’uscita risiede nell’ascolto, nella condivisione e nella riscoperta della vulnerabilità comune.
Nell’area artistica Oriana Persico attraverso “pneumOS”, organo cibernetico composto da un apparato fonatorio e un apparato respiratorio simula il respiro, portandoci alla comprensione di un nuovo sentire dello stato dell’aria, dialogando con la città, lo spazio pubblico e gli abitanti; Miriam Piro attraverso l’opera e le riflessioni di Piero Gilardi e l’estetica relazionale di Nicolas Bourriaud ci invita a rileggere la crisi non come condanna, ma come eventualità di nuovi legami e inizi condivisi, come passaggio, mutamento di direzione e occasione di metamorfosi dentro di noi.
Enrico Castelli Gattinara sottolinea che la crisi nella scuola è stata sempre valutata negativamente; occorre invece darne una lettura positiva considerando il significato del termine nel suo spessore teorico e pratico: la scuola dovrebbe trasformarsi da scuola in crisi a scuola di crisi.
In un momento storico così difficile nella comprensione globale di tanti fenomeni ci sembra opportuno sottolineare l’importanza teorica e pratica di questo tema. Questo numero è un tentativo iniziale di delineare alcuni aspetti del concetto di crisi, argomento problematico e foriero di tante interpretazioni che si riverberano nei comportamenti e nelle scelte individuali e sociali.
Nel mondo attuale sembra prevalere l’individualismo e le visioni ristrette non sistemiche; l’affresco parziale che deriva dalla lettura di questa monografia può costituire una nuova occasione per una comprensione sistemica più approfondita e un superamento delle difficoltà individuali e sociali.
Ringraziamo tutti gli autori che hanno contribuito in maniera appassionata alla realizzazione di questa raccolta, così come anche Donatella Amatucci che si è presa cura della traduzione dall’italiano in inglese di alcuni Sommari, e Giuseppe Conte che ha supervisionato gli aspetti tecnici della pubblicazione presso il website dell’AIEMS.
Giorgio Narducci, Sergio Boria e la Redazione
Il saggio analizza la transizione verso il Digitalismo come formazione socioeconomica emergente, caratterizzata dalla centralità del capitale conoscitivo nell'era algoritmica. Attraverso un approccio interdisciplinare che integra economia politica, studi tecnologici e teoria dei sistemi complessi, si esamina la trasformazione epistemologica nella produzione di valore e le sue implicazioni sistemiche nella società umana e il suo rapporto con l’ecosistema terrestre.
Enrico Castelli Gattinara
La crisi della scuola sembra endemica e valutata sempre solo negativamente. Nell’articolo si cerca di darne una lettura anche positiva grazie al fatto di leggere il termine crisi in tutto il suo spessore teorico e pratico. La crisi può così diventare il senso stesso per cui la scuola abbia valore per tutti coloro che la vivono direttamente.
Le crisi nascondono fenomeni morbosi nell’interregno fra un vecchio e un nuovo modo di pensare e agire. Hobbes identificò i mostri che assediano la modernità in Leviatano e Behemoth. Utilizzando lo schema di immaginazione sociologica, individuiamo altre due coppie di ‘mostri’ moderni: riduzionismo/olismo e assolutismo/relativismo. Sviluppiamo qui alcune idee per il loro superamento, ben consci del carattere sistemico del problema.
La crisi ambientale, intreccio di clima, biodiversità e inquinamento, rivela una frattura profonda nel rapporto umano con la natura. L’articolo propone un approccio integrato che unisce scienze, filosofia e politiche, promuovendo un ethos basato su relazioni e responsabilità. Ripercorre l’evoluzione dei paradigmi di conservazione e mostra come strumenti internazionali e la comunità scientifica guidino azioni e politiche trasformative.
Serena Dinelli
Nel quadro della sofferenza delle democrazie una inquietante realtà spinge verso una evoluzione tecnocratica autoritaria della crisi: aspetti economico-politici e ideologico-culturali dell’anarco-capitalismo. Il caso Palantir: fusione tra aziende digitali e Stato in USA, richiamo valoriale patriottico e armamenti tecnologici. Le cittadinanze debbono mettersi al lavoro per tornare a essere creative.
Pierluigi Fagan
Nell’epoca che stiamo vivendo, compaiono una serie di limiti che rendono convivenza e compresenza dei vari sistemi umani sempre più problematica. Da qui, non solo una serie di crisi specifiche (economiche, demografiche, geopolitiche, climatico-ambientali etc.), ma una crisi di sistema generale. L’immagine di mondo moderna è particolarmente refrattaria al concetto di limite, la cultura sistemico-complessa può aiutare a riformare tali impostazioni per avere una nuova immagine di mondo più adatta e adattativa.
Il Servizio sanitario italiano è segnato da sottofinanziamento, sprechi e crescente medicalizzazione, con conseguenti disuguaglianze e rinuncia alle cure. La riforma del 1978 è stata tradita da interessi corporativi e scarsa attenzione agli esiti. Il percorso nascita mostra forte inappropriatezza: la gravidanza fisiologica è trattata come patologia e i consultori sono marginalizzati. La medicalizzazione genera disempowerment. Serve tornare a un sistema orientato a salute, equità e competenze.
I Servizi Sociali, Sanitari e i Tribunali che si occupano della protezione e tutela dei minorenni, oggi sono chiamati a ridefinire il “senso” delle procedure e delle prassi, con l’obiettivo di salvaguardare i legami familiari attraverso percorsi costruttivi e riparativi per i genitori fondati sulla capacità di apprendere atteggiamenti e comportamenti funzionali alla crescita e allo sviluppo dei figli.
La crisi di legame che viviamo in questo nostro tempo è relativa all’imprescindibilità del legame e allo stesso tempo alla fatica di viverlo e di uscirne. Una domanda essenziale diventa: se dalla relazione che ci precede traiamo l’individuazione, come possiamo cadere nella crisi relazionale e nell’indifferenza? Le radici del problema affondano nell’intersoggettività costitutiva della nostra individuazione, di cui la comunicazione è un’espressione. Il corpo e le relazioni sembrerebbero perdere centralità, nell’epoca dell’immaterialità digitale, e dell’alienazione della presenza. La combinazione tra orientamento sistemico-relazionale e paradigma corporeo consente una più efficace possibilità di comprensione, ma anche di intervento a livello di psicoterapia e mediazione familiare.
Roberto Nicolai
Il termine ‘crisi’, applicato a situazioni di profonda difficoltà individuale e collettiva, deriva dal significato del greco κρίσις in ambito medico attraverso il latino crisis. La lingua greca aveva altri termini per esprimere concetti simili: στάσις (crisi come violento conflitto all’interno di una comunità), ἀπορία (mancanza di vie d’uscita), ἀμηχανία (mancanza di risorse o espedienti), oltre a nessi come ἀκρισία καὶ ταραχή alla fine delle Elleniche di Senofonte e a termini indicanti il cambiamento, come μεταβολή e il verbo μεθίστημι. In nessun caso la riflessione dei Greci sulle situazioni di crisi le considera come opportunità di cambiamento in positivo.
Oriana Persico
“pneumOS” è un organo cibernetico composto da un apparato fonatorio e un apparato respiratorio: cinque membrane sonore e un diaframma robotico trasformano i dati dell’’aria in musica e movimenti respiratori, consentendo all’organo di simulare il respiro - e a chi lo osserva di comprendere lo stato dell’aria attraverso i suoi comportamenti espressivi. Un viaggio dentro un’opera d’arte e un lutto, in cui i dati sono il tramite di un nuovo sentire.
Miriam Piro
La crisi non è soltanto caduta o ferita: è soglia, passaggio, occasione di metamorfosi. Come il grande sasso di Piero Gilardi, ciò che appare schiacciante può diventare gioco, incontro, leggerezza. Un invito a ripensare la crisi non come condanna, ma come possibilità di creare legami e nuovi inizi condivisi.
Silvana Quadrino
Negli ultimi 50 anni il modello genitoriale maschile è cambiato: molti padri hanno sperimentato la relazione di accudimento dei figli, e quell’esperienza ha prodotto modificazioni inaspettate nel cervello maschile, rendendo i padri più sensibili e più emotivamente responsivi. Un cambiamento che non avviene senza difficoltà, ma che potrebbe migliorare anche la relazione fra maschile e femminile nella società di domani.
Marco Rovelli
Nella società degli individui e della prestazione, l’individuo è schiacciato da aspettative, vergogna e paura del fallimento: di qui, il sempre più dilagante disagio giovanile. La fragilità nasce da un “Io vetrificato” esposto allo sguardo sociale, alle pressioni familiari e alla disconnessione relazionale, che si esprime in sintomi corporei e ritiri. Le diagnosi rischiano di diventare gabbie identitarie invece che strumenti di comprensione. La via d’uscita risiede nell’ascolto, nella condivisione e nella riscoperta della vulnerabilità comune.
Lo scritto analizza le principali figure del pensiero di Ernesto De Martino (apocalisse culturale, crisi della presenza, ethos del trascendimento) in relazione al tema della crisi ecologica. L’umanità si è lungamente confrontata con le forze esorbitanti della natura, cadendo vittima di ciò che De Martino definisce crisi della presenza. Lo sviluppo di potenti strumenti culturali e tecnici ha capovolto i rapporti: la presenza umana è divenuta ambientalmente distruttiva e dalla crisi della presenza si è passati alla presenza critica. In apparenza opposte, le due condizioni (la natura che domina l’umanità e l'umanità che domina la natura) sono speculari, legate dall’idea della separazione conflittuale tra umanità e natura. La cultura ecologica, o parafrasando De Martino, l'ethos dell'ecologia, contesta quest’idea e propone una rinnovata presenza umana nel pianeta.
Dare rilievo all’interfaccia tra scienza e società per uscire dalla crisi.
Antonino Trimarchi
Paolo Dal Col
Nell’articolo si discute come la crisi del SSN è conseguenza di precise scelte politiche, prima che tecniche, tutte ispirate e coerenti con i paradigmi dell’ideologia neo/ordoliberista, che accentuando l’individualismo nega ogni sistema di protezione sociale (welfare) e la responsabilità collettiva della salute. In seguito alla dominanza di questa ideologia si è diffusa l’aziendalizzazione dei servizi pubblici, in cui l’assistenza in ospedale ha assunto connotati di produzione aziendalistico-industriale, ed è in atto un tentativo, erroneo, dei decisori di esportare questa logica nell’assistenza territoriale. Nell’articolo viene ripreso il valore del Distretto sociosanitario come regista-protagonista di una nuova assistenza territoriale centrata sulla persona e sulla Comunità, fortemente integrante attori e risorse in campo, e quindi ad alto contenuto relazionale. Globalmente, la tesi sostenuta dagli Autori è che oggi si è reso più che mai necessario costruire e consolidare sistemi di salute unitari, in cui i servizi sanitari congiungono armonicamente le componenti ospedaliere e territoriali, si affiancano a tutto ciò che ha relazione con i determinanti sociali della salute, in una visione che, escludendo ogni influenza neo/ordoliberista, si vanno a coniugare gli interessi di salute dei singoli individui e delle Comunità, nella prospettiva ecologica ripresa anche dall’OMS (One health).