Riflessioni Sistemiche n° 29


Volti molteplici di un’appartenenza

Il mio tempo ritrovato per connettere mondi


di Mario Marino

Socio Ordinario AIEMS, Torino
Medico Veterinario

Sommario

In questo articolo l’autore propone un racconto autobiografico inerente la propria esperienza di vita e di cambiamento a seguito della collocazione in pensione. Il proprio percorso di ricerca, che grazie al tempo ritrovato ha dato spazio a molteplici attività di Volontariato, Pet Therapy e Clown Terapia, trova nell'approccio sistemico un filo conduttore.


Parole chiave

Cambiamento, Interventi Assistiti con gli Animali (IAA), Clownterapia, Volontariato, Associazionismo.


Summary

In this article, the author proposes an autobiographical narrative concerning their own life experience and change following retirement. Their research journey, which, thanks to the regained time, has allowed for various activities such as volunteering, pet therapy, and clown therapy, finds a common thread in the systemic approach.


Keywords

Change, Pet Therapy, Clowntherapy, Volunteering, Associationism.



Premessa
Ho colto con entusiasmo la straordinaria opportunità che la redazione di Riflessioni Sistemiche mi ha offerto di poter raccontare qualcosa del mio percorso personale ed in particolare di come l'approccio sistemico stia influenzando le mie attuali esperienze. Vorrei quindi tentare di trarre un punto di sintesi, anche alla luce dell’esperienza maturata nella pratica professionale e condizionata dalla mia recente collocazione in pensione, del mio nuovo impegno e progetto di vita ispirato dalla metodologia sistemica. Mentre scrivo mi rendo conto che raccontarsi non è affatto cosa semplice, ci costringe a fare i conti con una serie considerevole di scelte per poter estrapolare il più esattamente possibile ciò che, nel contesto scelto, abbia realmente urgenza e rilevanza di essere comunicato. 


La necessità di raccontare, descrivere, spiegare come quella di ricordare, fotografare emozioni e sentimenti, stupori e fantasie, desideri ed amare disillusioni, si è sempre scontrata in me con una certa forma di pigrizia giustificata con il voler vivere il presente senza l’interferenza della fatica di documentare, cioè di quello sforzo che è necessario per avere gli elementi per poter rivivere pienamente i momenti - belli o brutti – più o meno significativi di una vita. Rivivere è vivere due volte, solo così si può raccontare e dare una nuova vita autonoma a qualcosa di intimo che, con la narrazione, diventa comune, fruibile e percepibile da una indistinta alterità di potenziali virtuali astanti. Per rivivere bisogna ricordare ovvero riportare al cuore, rendere presente e vivo ciò che non è più, poterlo interrogare, dialogare con un pezzo di sé, racchiuso in un pezzo di vita e, attraverso quel confronto, indagare il proprio animo, cercare di comprendere, cioè prendere insieme il passato con il presente, esplorare il terreno friabile dell’essenza di sé, franarci dentro, trovarne appigli, ridare significati non visti oppure persi, cercare consapevolezza del proprio vivere e rivivere ancora. Non posso scindere il mio essere persona dal professionista che sono stato e che tutt’ora sono poiché sento di essere il risultato delle mie esperienze, azioni, pensieri, emozioni ed interazioni con il mondo, ma so di essere anche la congerie di tutto ciò che ho dimenticato. In questa complessità mi diviene indispensabile individuare delle tappe che possano tracciare il filo conduttore della mia attuale concezione del mondo, così profondamente plasmata dallo studio e dall’esperienza diretta ed indiretta della relazione con l'alterità animale. Questa consapevolezza continua a guidare le mie azioni e le mie scelte. Il mio percorso professionale inizia nel 1979 con l’ammissione all’Accademia di Sanità Militare Interforze nel ruolo Veterinario. Ero all’epoca un ragazzo timido e fiducioso nel futuro, appassionato di argomenti scientifici ed in particolare dei temi della medicina, amante degli animali che però conoscevo poco poiché mi era stata sempre preclusa la possibilità di convivenza con animali in casa, sognavo l’indipendenza economica, nuovi lidi, nuove esperienze, ero convinto che la disciplina militare mi sarebbe stata d’aiuto per lo studio, lo sport e l’affermazione professionale e personale. In quegli anni il percorso universitario veterinario era incentrato esclusivamente sulla prevenzione e cura degli animali da reddito e sulla conseguente loro trasformazione in prodotti alimentari. Possiamo dire che l’approccio allo studio dell’animale era praticamente esclusivamente di tipo cartesiano. Questo è stato il punto di partenza. La formazione professionale in ambito militare privilegiava i controlli igienico sanitari nelle mense e la clinica equina finalizzata a garantire l’efficienza dei muli delle truppe alpine e dei cavalli dei centri ippici militari. Dopo l’esperienza di Direttore di Infermeria Quadrupedi di Brigata Alpina e poi di Insegnante di materie Professionali presso la Scuola del Corpo Veterinario Militare approdai al Servizio Sanitario Nazionale dove mi sono occupato di sanità animale, epidemiosorveglianza veterinaria, igiene degli allevamenti e tutela del benessere animale. Nel corso degli anni ho avuto modo di approfondire i temi relativi alla tutela ed al riconoscimento valoriale degli animali cosiddetti da affezione impegnandomi anche nella Pet Therapy (oggi Interventi Assistiti con gli Animali) e nella Zooantropologia Didattica. L’incontro con i soci e con le vacanze studio dell’AIEMS mi hanno aperto nuovi interessanti orizzonti culturali in un momento in cui l’esigenza di una visione sistemica del mio percorso professionale e personale era particolarmente incalzante. 

Ho quindi cercato di delineare “… per i medici veterinari di Sanità pubblica veterinaria (SPV) … un approccio sistemico alla salute, per ampliare la propria visione professionale relativamente alle competenze specifiche e complementari che li contraddistinguono (radici), valorizzare il proprio ruolo, riaffermare un’identità basata sulla consapevolezza dell’importanza reale e sostanziale della propria attività (uscendo, quindi, dalle gabbie della mera “logica dell’adempimento” che spesso ostacola la piena realizzazione professionale), percepire questa identità in modo non disgiunto dalla disponibilità e capacità di mettersi costantemente in discussione con un atteggiamento aperto al confronto multidisciplinare, all’integrazione delle conoscenze e delle competenze, al cambiamento di prospettiva che deriva dalla ricerca e ridefinizione costante degli obiettivi strategici e delle motivazioni con l’ininterrotta pulsione al miglioramento nell’ambito dei contesti complessi in cui si agisce” (Marino M., 2019 pag. 41). Ma nonostante i miei sforzi mi sono reso conto che un reale approccio sistemico nell’ambito della Sanità Pubblica Veterinaria mi veniva precluso e che l’abusato slogan “One health” riempiva soprattutto spazi di disquisizioni teoriche difficilmente praticabili. La triste realtà è che, attualmente, la Sicurezza Alimentare rimane l’unica cornice possibile per la programmazione sanitaria e per tutti i Piani (integrati o meno) che definiscono in modo articolato e rigido le azioni possibili nell’ambito istituzionale dei Servizi Veterinari pubblici. A ciò è necessario aggiungere il progressivo e pericoloso disarmo dei Dipartimenti di Prevenzione delle AASSLL di questi ultimi anni che il periodo pandemico ha messo chiaramente in evidenza.



Il pensionamento
Questa situazione mi ha reso, negli ultimi anni di servizio, piuttosto insofferente e questo disagio urlava un’esigenza di libertà e di creatività “Lo spirito creativo ... può essere metaforicamente rappresentato come la perla che nasce dalla malattia della conchiglia …” (Jaspers K., 1922, pag. 12). Attraversare la soglia del pensionamento ha rappresentato quindi il momento per ripensare alla mia vita e per riappropriarmi in modo più libero degli interessi e delle passioni trascurate o desiderate e non ancora intraprese. Una sorta di muta che soddisfa la necessità del cambiamento e che mi richiama alla mente la metafora dell'aragosta, un animale che, per poter crescere, deve periodicamente abbandonare il suo esoscheletro allorché diventa troppo stretto e rigido, deve quindi cambiarlo per poter continuare a crescere e prosperare. Anche in questo caso il cambiamento è l’esito e la cura di una sofferenza. Ho deciso così di impiegare il tempo ritrovato per progettare e fare cose al contempo gradevoli ed utili in una prospettiva di auto promozione della salute personale (intesa nel senso più ampio di completo benessere fisico, mentale, spirituale e sociale), ma anche e soprattutto di attività a favore della collettività. 



Gli interessi e le curiosità
L’interesse è ciò che sta in mezzo, che avvicina il sé al mondo, è il punto di partenza di ogni interazione e coinvolgimento, la curiosità ci richiama etimologicamente il concetto di cura e quindi della voglia di coltivare ed accrescere il proprio sapere e la propria esperienza avendone contemporaneamente cura, cioè amorevole attenzione. Con il tempo ritrovato grazie al pensionamento ho potuto quindi rivalutare ed ampliare i miei interessi e aprirmi a nuove curiosità. Sul piano personale ho potuto dedicarmi maggiormente a viaggiare, leggere ed esplorare diverse esperienze di crescita personale che, in modo complementare, potessero essere spunto di riflessione sulla complessità e l'incertezza del mondo ed aiutarmi in un percorso di autoconoscenza, di orientamento e ricerca di senso. Ciò mi ha aiutato ad indagare meglio le mie passioni, abilità, talenti e valori fondamentali per guidare le mie decisioni ed azioni in una prospettiva evolutiva aperta al cambiamento. 



Le vie ferrate

In particolare ho potuto dare più tempo alla mia passione per la montagna e per l’arrampicata sulle vie ferrate, un modo per immergersi nella bellezza della natura e viverla godendo di luoghi e scorci panoramici spettacolari altrimenti inaccessibili, per fare attività fisica che richiede ed allena forza, equilibrio, flessibilità e resistenza. Attività praticabile tanto in gruppo dove rafforza l’attenzione, l’empatia e una dimensione dell’amicizia improntata all’aiuto reciproco unitamente al buon umore, quanto in solitaria dove si esalta il dialogo interiore, la fiducia in sé stessi e la sfida personale per mettere alla prova le proprie capacità e trarne gratificazione. Sono giunto a considerare questa frequentazione come una pratica di salutogenesi poiché integra in sé l’attività fisica, l’attenzione, l’esposizione e la connessione con la bellezza della natura, il piacere dell’euforia, il senso di realizzazione, l’opportunità di socializzare e di alleviare lo stress, godendo di un mix benefico di adrenalina, serotonina ed endorfine. Ma non è solo questo, la montagna per me è una fonte di fascino potente anche sul piano simbolico e spirituale, lo è sempre stata per l’intera umanità che vi ha scorto un luogo privilegiato tra il mondo terreno e quello celeste, come dimostrano molte cerimonie rituali che ne riaffermano la sacralità e la connessione con il tutto, cioè con l'ecosistema globalmente inteso. Si tratta di una esperienza in cui si può percepire il rispecchiamento del microcosmo personale con il macrocosmo ambientale e la connessione della mente con il corpo.  Inoltre la necessità di volgere lo sguardo tanto alla più immediata prossimità (dove mettere mani e piedi) quanto agli orizzonti più vasti (caleidoscopici scorci panoramici ed un unico cielo fonte inesauribile di ispirazione spirituale), mi fa scorgere la meraviglia dell’auto similarità dei frattali.



L’associazionismo

Con la data di collocazione in pensione ho fatto coincidere l’inizio del mio anno di presidenza nel Lions Club cui appartengo ormai da 25 anni, spendendomi per la progettazione e realizzazione di una serie importante di Service a favore della comunità locale e privilegiando i temi della salute, della cultura, dell’educazione e dell’ambiente, coinvolgendo il maggior numero possibile di istituzioni, associazioni, stakeholders affinché ogni attività di servizio potesse essere anche un luogo di dialogo, conoscenza reciproca e coazione.



Il volontariato

Ho continuato ed incrementato il mio impegno associativo nel direttivo di una Associazione nazionale di Protezione Civile Veterinaria ed a favore di alcune Associazioni nazionali impegnate nella Tutela degli Animali sia in qualità di membro del Collegio dei Probiviri sia come consulente e docente nei corsi per Guardie zoofile. Sono diventato anche Volontario comunale mettendo a disposizione parte del mio tempo e delle mie energie per la gestione della biblioteca comunale, per offrire letture ad alta voce ai bambini della scuola materna e per accompagnare gli alunni sullo scuolabus in modo da garantire un ambiente sicuro ed accogliente durante il percorso verso la scuola. Per me significa incominciare la giornata con l’energia positiva dell’allegro baccano dei bimbi. In tutte queste attività, oltre al valore che scaturisce dall’utilità sociale e dalla gratificazione personale, si aggiunge il valore della gratuità che include il senso della generosità e della solidarietà allo stato puro, ovvero depurati dall’aspettativa della riconoscenza. Per quanto mi riguarda è anche un modo per sentirmi membro di un’unica comunità di destino che, se realmente praticata e compresa a livello locale, si può estendere fino al concetto più universalistico, così ben espresso dal padre del pensiero complesso “La planetizzazione significa ormai comunità di destino per tutta l'umanità …” (Morin E., 2002).



La Pet Therapy

Il mio impegno nella Pet Therapy nasce formalmente nel 2005 quando divento, insieme ad altri amici professionisti amanti degli animali e un po’ sognatori come me, socio fondatore dell’Associazione “Pet Therapy Pan” finalizzata a promuovere progetti e percorsi assistiti con cani nelle Scuole, nelle Case di Riposo ed in altri contesti, in sintonia con la “Carta dei valori e dei principi sulla pet relationship” denominata “Carta Modena 2002”. Nel corso degli anni mi sono sempre più appassionato a queste attività, sono cresciuto nell'Associazione e per l'Associazione curando la mia formazione professionale specifica ed implementando nuove esperienze. L’approccio che abbiamo perseguito con 

l’Associazione attiene ad una visione zoo-antropologica del rapporto “essere umano-animale”, inteso come scambio reciproco in un processo di incontro-confronto tra le parti etero-specifiche sotto il profilo emotivo, motivazionale e relazionale. L’animale è quindi coinvolto e considerato come soggetto e diventa un referente della relazione capace di promuovere un processo di cambiamento nella persona. Con la Pet Therapy il mio modo di considerare l’alterità animale sia dal punto di vista professionale che personale ha subito una evoluzione importante che mi ha aiutato, insieme al mio background in Sanità Pubblica Veterinaria ed all’incontro con l’AIEMS, ad interrogare ed interpretare il mondo con occhi diversi e più attenti agli aspetti ecologici, evolutivi e relazionali. Non ho più potuto ignorare il primo fondamentale punto della “Carta Modena” cioè che l’essere umano ha un debito ontologico con l'animale domestico, il quale rappresenta un valore essenziale per la nostra stessa storia evolutiva, non a caso si parla oggi di co-evoluzione, quindi il processo di domesticazione dovrebbe essere considerato come patrimonio dell'umanità. Ho potuto altresì sperimentare, nell’ambito delle equipe multidisciplinari e durante le attività operative, la complessità della relazione “essere umano-animale” e la fondatezza delle importanti valenze emozionali, cognitive, formative, assistenziali e terapeutiche che se ne possono trarre. Quanta distanza dalla concezione meramente utilitaristica e cartesiana dell’animale da me studiato all’epoca all’università! Per meglio comprendere gli aspetti relazionali interspecifici ritengo utile fare riferimento al Marchesini che individua 5 “macro-aree di incontro/confronto tra la persona e l’eterospecifico” e  nell’ambito della zooantropologia interventistica cioè di quella disciplina che si occupa specificatamente di Pet Therapy: 1) ludica, basata essenzialmente sul gioco e sul divertimento, che può coinvolgere l’aspetto cognitivo (finzione, gioco di ruolo, immaginazione) e la dimensione performativa (gioco essenzialmente fisico, performativo e motorio), 2) epistemica, basata sull’interesse e sulle conoscenze che può coinvolgere la dimensione biografica (riflessione, ricordo e autonarrazione) ed esplorativa (cane come centro di interesse e di competenze), 3) edonica basata sul piacere di stare insieme nelle sue declinazioni comica (distrazione e buon umore sollecitati dalla relazione) ed estetica (osservazione e ammirazione), 4) affettiva basata sul bisogno di conferme e sull’autoefficacia  che può coinvolgere la dimensione epimeletica (atteggiamenti genitoriali e basati sulla cura) e quella dell’attaccamento (richiesta di conferme affettive, cane come “base sicura”), 5) sociale basata sul piacere della condivisione sia essa di tipo ibridativo (costruzione di performance di coppia) o collaborativo (collaborazione agendo in perfetta sincronia) (Marchesini R., 2015).



La Clown terapia

Da tempo avevo accarezzato l’idea di intraprendere il percorso per diventare clown di corsia, avevo anche maturato il convincimento che la Pet Therapy e la Clown terapia potessero essere in qualche modo complementari, in entrambi i casi, infatti, si adoperano interazioni positive per migliorare il benessere delle persone. Con queste premesse ho cercato il modo per entrare nel mondo dei Nasi Rossi ed ho trovato l’Associazione VIP 

(Viviamo In Positivo), ho fatto i colloqui, mi sono iscritto al Corso Base per Volontari Clown di corsia e così, poco più di un anno fa, è cominciata la mia avventura in questo meraviglioso universo di cui non conoscevo nulla se non qualche vaga suggestione derivante dalle reminiscenze del film Patch Adams, la storia del medico americano con il naso da clown che prima ha intuito e poi trasformato in cura il potere benefico della risata. 

Entrare in VIP Italia mi ha aperto le porte ad una vastissima gamma di potenzialità formative ed operative, si tratta di una federazione che collega e coordina 71 associazioni VIP sparse nel territorio nazionale con più di 4000 volontari clown che prestano regolarmente servizio in oltre 200 strutture ospedaliere e sanitarie, pubbliche e private in tutta Italia, nonché in tutti quei luoghi in cui sia presente uno stato di disagio fisico, sociale o psichico. VIP garantisce anche una Formazione costante avanzata e specialistica per gli associati, promuove attività, eventi, pubblicazioni e testimonianze non solo in Italia, ma anche all’estero e nel Terzo Mondo attraverso le missioni. Ma in cosa consiste la formazione Clown? E cosa c’entra questa formazione e queste attività con l’approccio sistemico? Proverò a raccontarvi la mia esperienza. Iniziamo dal Corso base, un’intensissima e strabiliante full immersion di 20 ore svolta nell’arco di 3 giornate. Partecipare a questo corso è stata un'esperienza straordinariamente coinvolgente, un viaggio emozionante guidato da formatori eccezionali e altamente competenti. La loro vasta esperienza e maestria nella conduzione di gruppi e nell’arte clownesca hanno reso ogni momento del corso un'opportunità unica di crescita e apprendimento. I formatori non si sono limitati a trasmettere nozioni, ma ci hanno fatto sperimentare e ci hanno immersi attivamente nel processo di apprendimento, coinvolgendoci anima e corpo. Ogni sessione è stata progettata con cura per stimolare la nostra partecipazione attiva, sfidandoci a metterci in gioco sia individualmente che collettivamente. Ci hanno guidato con perizia attraverso dinamiche di gruppo emozionanti e costruttive, creando un ambiente in cui ci siamo sentiti liberi di esplorare le nostre potenzialità e connetterci in modo profondo con gli altri partecipanti. La loro passione contagiosa per l’Associazione e per lo spirito clown ha reso ogni lezione non solo educativa, ma anche ispiratrice. Questo corso non è stato soltanto un'opportunità di apprendimento, ma un'esperienza straordinaria che ha arricchito il mio percorso personale in modo significativo. Abbiamo lavorato inizialmente sulla formazione del gruppo, ciascuno si è presentato ed ha potuto mettere in evidenza diversi aspetti di sé nell’ambito di esercizi e giochi proposti dai formatori, ci siamo esercitati sull’ascolto attivo e sull’attenzione alla persona, esplorando la comunicazione verbale e non verbale, il riconoscimento e la condivisione delle emozioni, abbiamo proseguito con giochi di empatia, di fiducia, di collaborazione, bans (balli animati), esercizi di improvvisazione, creatività, role playing. Ci siamo affacciati nel mondo del mimo, delle fiabe e delle favole, della giocoleria, della micromagia, delle sculture di palloncini e delle bolle di sapone. Abbiamo preso confidenza con le possibilità espressive del nostro viso e del nostro corpo. La musica, il ballo, la dimensione ludica e comica sono state costanti cornici di riferimento. Alla fine del corso ci siamo cimentati in uno spettacolino improvvisato, e non è un caso che nella mia prima gag io abbia impersonato proprio un cane. Poi è venuto il momento di scegliere il nostro nome clown, ed io ho scelto Piriciof. Scelta meditata a lungo poiché ho voluto escludere nomignoli che avessero riferimento alla mia biografia e ho pensato di ispirarmi alla commedia napoletana, in particolare al personaggio “Pappagone” di Peppino De Filippo, che storpiava i nomi e le parole, “pirichè” al posto di “perché”, “carta dirindidindà” invece di “carta d’identità”, “piriciò” al posto di “perciò”, ed io volevo usare proprio Piriciò, ma questo nome era già stato adottato da un altro Clown (i nomi clown devono essere unici) quindi ho optato per aggiungerci una “f” diventando definitivamente “Piriciof”, nome con una sonorità che mi ha conquistato sia perché musicale sia per l’assonanza con la lingua russa che richiama ad una grande tradizione circense. Infine abbiamo ricevuto il nostro naso rosso con una rappresentazione dal sapore magico-iniziatico che ci ha visti addormentarci come “babbani” (persone prive di poteri magici, come definite nei libri di Harry Potter) e risvegliarci con il naso rosso (la maschera più piccola e potente del mondo): così rinnovati nello spirito e nell’abito, indossando per la prima volta il camice del clown dottore, e con la inedita identità sancita dal nuovo nome, siamo diventati finalmente Clown. Abbiamo imparato a condividere le nostre esperienze, sensazioni ed emozioni dopo ogni servizio o allenamento, per comprendere e migliorare sempre le nostre azioni.  Abbiamo cercato di fare nostri i 7 valori del Naso Rosso: 1) ViviamoInPositivo: affrontare insieme la vita accettandola in ogni aspetto, apprendere, realizzare in noi e portare ad altri quanto può aiutare a vivere meglio. 2) Uniti per crescere (e ridere) insieme: solo insieme e uniti ci si può confrontare, specchiare negli altri, si impara ad accettare e si è accettati. Un gruppo unito dallo scopo comune di crescere positivamente rappresenta un meraviglioso contenitore dove i talenti, le qualità e le esperienze di ciascuno possono fondersi e divenire alimento per l’evoluzione di tutti. ... gli ideali di Fratellanza, Unione e Solidarietà che sono alla base della nostra motivazione. 3) Lo spirito clown: riscoprire il bambino interiore, sviluppare la fantasia, la creatività, la capacità di vedere il positivo delle cose, la gioia, l’armonia, l’apertura, l’accettazione e altre emozioni positive. ... queste le qualità ... ci permettono di diventare “portatori di gioia”, ... capaci di trasformare l’atmosfera dei luoghi in cui c’è disagio e di stimolare ... gli stessi sentimenti che ci animano. 4) La formazione: essere un volontario Vip clown comporta il ricevere una formazione di base uniforme, che ci permette di acquisire la stessa competenza necessaria per il servizio in qualunque parte d’Italia. La nostra formazione continua con un allenamento costante. La formazione ... parte dal gioco per agire sulla mente, sul corpo e sullo spirito. Coltiviamo lo spirito clown, sviluppiamo competenze tecniche e artistiche, emozioni positive e qualità come l’accettazione, l’accoglienza la condivisione, l’ascolto, la sintonia. La conoscenza e l’esperienza si moltiplicano quando vengono condivise, ci trasformano e, una volta acquisite, diventano un bagaglio personale ... 5) Il volontariato: se si considera che Vip è nata per diffondere il più possibile la gioia e il vivere in positivo si comprende come il volontariato abbia un grande valore. Chi opera come volontario clown Vip, oltre al servizio che rende, porta in sé e testimonia gli ideali di Fratellanza, di Solidarietà e di Gratuità e di questi si pone come esempio. ... essere volontari vuol dire “camminare insieme” rafforzando strada facendo tra noi e verso coloro a cui ci rivolgiamo, la gioia e gli ideali che ci accomunano. 6) Il servizio clown: creando un mondo di fantasia il clown trasforma gli ambienti colorandoli e risvegliando ... la creatività e la speranza necessarie per reagire alla sofferenza, al degrado, alla malattia, alla solitudine. Il servizio clown ... è un momento di allegria: la nostra missione è portare gioia dove si vive un disagio. Con il personaggio clown diventiamo noi stessi bambini, ci divertiamo, giochiamo, ridiamo, piangiamo, cantiamo e creiamo magie, interagiamo e stabiliamo da subito relazioni amicali. 7) L’esempio: qualunque nostro comportamento costituisce sempre un esempio che diamo a chi ci è vicino e questa è una responsabilità, verso noi stessi e gli altri. Quando agiamo come volontari clown Vip e quindi rappresentanti della filosofia “ViviamoInPositivo” ci impegniamo in modo particolare a essere coerenti con essa. Il clown Vip ha la responsabilità di essere un esempio di vita positiva, e in servizio usa un linguaggio positivo, non fuma, non beve alcolici, non assume droghe o quant’altro di non sano, o di nocivo per sé o per gli altri (VIP-Italia ODV – VIP APS 2022, pag. 5).

Un intero weekend di allenamento post-corso era ancora necessario per poter iniziare a partecipare come tirocinanti ai primi servizi, non prima di essere stati abbinati ad un Clown esperto in qualità di Angelo custode. Il periodo di tirocinio è un continuo apprendistato che può terminare soltanto dopo un anno ed almeno 100 ore di attività. Per essere Clown attivi è necessario garantire almeno un servizio ed un allenamento ogni mese. Io mi sono subito tuffato con tutto me stesso in questa nuova avventura. Ho chiesto di far parte dello staff del “Progetto scuole” e così, dopo i necessari incontri preparatori, ho potuto partecipare ai progetti formativi nelle scuole dell’infanzia e primarie per portare i valori dei Nasi Rossi ai nostri bambini con giochi e linguaggio adeguati all’età. Non ho trascurato di partecipare a tutti gli allenamenti ed ai servizi nelle residenze sanitarie assistenziali (RSA) e, appena mi sono sentito pronto, ho preso parte al primo servizio in ospedale. Per rendere meglio l’idea di come ho vissuto questa importante esperienza trascrivo di seguito ciò che ho scritto nella mia condivisione di gruppo: “Dopo adeguata sedimentazione, poiché a caldo non riuscivo a mettere correttamente a fuoco pensieri ed emozioni, mi accingo a scrivere la condivisione del mio primo servizio ospedaliero. Non vi nascondo che l’attesa e la preparazione sono state permeate da qualche preoccupazione ed un po’ d’ansia. Già al mattino presto ho preparato il mio “trolley di Ariel” con tutto il materiale necessario temendo di dimenticare qualcosa. Ho condiviso la foto sul gruppo “ritorno al futuro”. Mi sono preoccupato di non poter godere della presenza del mio angelo “ufficiale” Shianai, mi sono appellato al settimo emendamento inventando la carica onoraria di “angelo al quadrato” cioè dell’angelo del mio angelo, che è Fatino. Ho fatto una ricerca su google di una adeguata selezione di battute comiche brevi e “pulite”. Le ho pubblicate sul gruppo “ritorno al futuro” (questo nome mi ha fatto venire in mente come si sono autoappellato nel mio messaggio di congedo ai colleghi al momento del pensionamento “ragazzo dal promettente passato”), le ho imparate a memoria e regolarmente dimenticate (com’era il nome di quel medico tedesco che ogni tanto viene a trovarmi? Ah già Alzheimer). Poi ci siamo trovati, ci siamo cambiati (d’abito), Tatone ci ha donato uno scritto motivazionale e di buon auspicio unitamente ai sassolini di Pollicino, del Clown Pollicino, ci ha comunicato la ripartizione di gruppi, e via … si parte. Mi ritrovo a braccetto della fantastica Dinadù: sintonia perfetta! Entriamo nelle camere, ci presentiamo, sorridiamo, giochiamo, regaliamo gadget augurali, palloncini-sorrisi magicamente sospesi sui muri, qualche battuta, riceviamo proposte di offerte che decliniamo e richieste di palloncini per i nipotini che soddisfacciamo (Dinadù con bei cagnolini io con un astratto “sarchiapone”). E via si cambia coppia. Tatone mi insegna, in “presa diretta” a fare i fiori di carta stagnola. Si procede come se l’avessimo sempre fatto. Altro cambio ed eccomi con Giottina. La docente di master dei palloncini. Una garanzia. Sorrisi, toni pacati, alto indice di gradimento senza strafare. Ciò che mi ha colpito più di tutto è stato il sentirmi in perfetta sintonia con tutti i clown, angeli e tirocinanti come me, l’attenzione a non dire e fare nulla che fosse troppo fuori dalle righe, lo sforzo empatico a cogliere l’essenza delle persone che incontravamo, ma il tutto con grande serenità. Pensavo di dovermi esibire in chissà quali performance, avrei potuto dire questo, fare quello, prepararmi un giochino in più, una battuta migliore … sarà per la prossima volta. La prossima volta farò scintille (boom) … non è vero la prossima volta sarò di nuovo qui a cercare di essere adeguato alla situazione senza nessuna certezza di riuscirci. Forse i fuochi d’artificio non sono sempre l’apoteosi della festa. Forse è giusto pensare che, al di là delle capacità tecniche (salvachiappe degli esperti), che pur bisogna migliorare e perfezionare, il nostro non è un lavoro misurabile in termini di performance, qui non ci sono parametri di efficacia ed efficienza standardizzati, qui è la qualità che conta più della quantità. Ed è una qualità dell’anima che si coltiva continuamente e si presta con umiltà. Qui dobbiamo fare i conti anche con i nostri sentimenti e le nostre fragilità, come ci ha insegnato Dinadù. Qui l’umanità è anche sentimento e coinvolgimento. L’indifferenza, l’insensibilità e l’apatia sono i mali peggiori dell’umanità. Noi Clown con il nostro naso rosso, e qualche volta gli occhi lucidi, facciamo vibrare le nostre anime e quelle del prossimo. Ci proviamo e spesso ci riusciamo. Grazie care sorelle e cari fratelli Clown. Piriciof”.

Immergersi nel mondo clown vuol dire mettersi in gioco sempre, così ho aderito anche allo staff gag per preparare gli sketch previsti per la Giornata nazionale del Naso Rosso (GNR), un allenamento supplementare tutte le settimane per preparare battute, coreografie, musiche, costumi e poi esibirsi in piazza con l’emozione dell’esordio teatrale. 

Eppoi partecipare al Raduno Nazionale dei Nasi Rossi per il ventennale di VIP Italia a Cervia insieme ad altri 1200 clown provenienti da tutta Italia, per entrare in una dimensione altra, un luogo non luogo, una sorta di ClownLand. Dove vivere un tempo senza tempo, scandito da musiche, balli, giochi, battute, sorrisi, abbracci, sorprese, stupore, divertimento, emozioni urlate ed emozioni senza voce, accomunati da un unico sentimento: la voglia di star bene e di far stare bene.

Ma VIP è anche solidarietà ed io non mi sono sottratto dall’offrire la mia referenza per il progetto ADMO (Associazione donatori midollo osseo) e per l’organizzazione di tre eventi correlati e finalizzati alla informazione / sensibilizzazione alla donazione del midollo osseo 1) un concerto rivolto ai giovani 2) incontri nelle classi quinte dei licei pinerolesi 3) partecipazione e supporto attivo alla Giornata Mondiale per la Donazione del Midollo Osseo a Pinerolo.

Appena se ne è presentata l’occasione ho partecipato anche ad un corso di formazione specialistico denominato “A tu per tu con rughe e capelli bianchi” un intero weekend dedicato alla conoscenza e corretta interazione con il mondo degli anziani per migliorare i nostri servizi presso le RSA.



Conclusioni

Fulcro centrale di questo articolo è il cambiamento, partendo da un cambiamento di stato (pensione) si è generato un cambiamento di stile di vita, ma anche di senso e di prospettiva, il tempo ritrovato ha aperto varchi a diverse e complementari esperienze di crescita personale, ciascuna delle quali generatrice di arricchimento e di nuove aperture. D’altra parte, l’equilibrio tra il cambiamento e l’identità è un processo dinamico imperscrutabile. Nel nostro organismo ogni giorno muoiono delle cellule e se ne rigenerano di nuove. Siamo ogni giorno diversi eppure siamo sempre noi stessi. Galleggiamo quindi in un mondo che non consiste se non nel cambiamento (Bateson G.,1991, pag. 428). Ogni interesse, scelta ed azione sono il risultato di interazioni complesse che spesso sfuggono al livello cosciente, ma che si autoalimentano ed autoregolano con dinamiche circolari e di feedback. Nel mio caso il processo di cambiamento è stato sorretto dal desiderio di scrollarmi di dosso i vincoli imposti dal mondo del lavoro e dagli stereotipi connessi alla figura del veterinario o del pensionato per dare liberamente spazio a nuovi modi di realizzazione e utilità sociale. Ispirandomi alla famosa frase del Mahatma Gandhi “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo” ho immaginato di dover lavorare prima su me stesso, sull’armonia e sul ben-essere personale per poter portare beneficio anche al prossimo. 

Incidere in modo proattivo sul proprio benessere secondo il paradigma della salutogenesi è la “possibilità di diventare consapevoli delle proprie esperienze e della propria storia, come la ragion d’essere per mettere in pratica un comportamento relativo ad esempio al fare sport, all’alimentazione o al rapporto con l’ambiente, e di viverlo in quanto stile di vita: un modo di essere e sentirsi vitali nel mondo (Garista P., 2009, pag. 103). In questa prospettiva si inseriscono le molteplici attività che delineano una evoluzione del mio stile di vita, oggi improntato alla continua ricerca tanto del benessere personale, anche inteso come integrità mente-corpo, armoniosa connessione con la natura (vie ferrate) ed integrazione nella comunità (volontariato), quanto del donarsi per promuovere una visione positiva e quindi salutare della vita (clown terapia). 

Nessun cambiamento inizia dal nulla e quando ho deciso di inserire nel titolo del presente articolo l’espressione “connettere mondi” mi era ben chiara l’importanza dell’intrigato ed intrigante tessuto relazionale che vi è alla base.

“Connettere mondi” è stato per me trovare le molte similitudini e possibili sinergie tra gli aspetti relazionali intra e interspecifici della Pet Therapy e della Clown terapia. Entrambi gli approcci si concentrano sull'interazione positiva tra gli individui (fruitori) e un elemento facilitatore (clown o animale) al fine di promuovere uno stato di benessere, migliorando l'umore, riducendo lo stress e l'ansia e promuovendo una sensazione generale di benessere emotivo. Ambedue sfruttano la comunicazione non verbale, lo stupore e le emozioni positive. Tutte le “dimensioni di relazione” individuate da Marchesini per declinare gli Interventi Assistiti con gli Animali sono allenate, esercitate e praticate nella Clown terapia. La cultura della cura e dell’attenzione alla persona sono comunque centrali così come l’interconnessione di tutti gli elementi del sistema sia esso scuola, comunità, RSA, ospedale o altro.

Alcuni aspetti sono trasversali e tengono insieme il tessuto complesso dei vari mondi che ho incontrato e che mi hanno incontrato. Uno di questi è l’equifinalità cioè il concetto per cui un sistema può raggiungere lo stesso risultato (il miglioramento dello stato di benessere generale) da diverse condizioni iniziali o percorsi. In altre parole, che ci possono essere molteplici modi (immersione nella natura, volontariato, associazionismo, pet Therapy, Clown terapia) per raggiungere lo stesso obiettivo o risultato nel contesto del sistema.

Sebbene la consapevolezza dell’importanza delle dimensioni ludica e comica facevano già parte del mio bagaglio di Operatore di Pet Therapy con il “naso rosso” ho potuto meglio comprendere le potenzialità del ridere e delle emozioni positive per facilitare percorsi di terapia, prevenzione, riabilitazione e formazione, perfettamente conscio di essere solo all’inizio del percorso.

Non è affatto un caso che a questi particolari aspetti della comunicazione, gioco e umorismo, Bateson abbia dedicato due propri saggi “Questo è un gioco” e “L’umorismo nella comunicazione umana”.

I livelli ludico e comico diventano dei passepartout in grado di favorire e facilitare ogni relazione educativa e terapeutica. Infatti “Numerose ricerche in ambito di Psicologia Positiva ... dimostrano che emozioni e pensieri modificano il funzionamento corporeo ... non sussiste una netta separazione tra il sistema nervoso, endocrino ed immunitario. ... la Psicologia Positiva afferma che il riso apporta dei benefici certi nella sfera psichica dell’individuo.” (Raule M., 2021, pag. 1).

Confido di proseguire a lungo in questo percorso nella certezza di avere ancora molto da imparare e sperimentare.



Bibliografia