Riflessioni Sistemiche n° 29


Volti molteplici di un’appartenenza

Prefazione

In un periodo storico in cui sono comunemente utilizzate parole come “sistema” o “complessità”, seppur spesso in modo incongruo o superficiale, e in cui si afferma l’importanza di valori come quello della “comunità” e della “partecipazione”, a fronte di incipienti processi di frammentazione sociale (qui il pensiero va alla società liquida di Baumann), la Redazione della rivista on line Riflessioni Sistemiche ha pensato di raccogliere con questa monografia una serie di narrazioni e considerazioni teoriche proposte da alcuni Soci Ordinari dell’Associazione Italiana di Epistemologia e Metodologia Sistemiche (AIEMS), tutti contributi dotati di una forte connotazione autobiografica.

Ciascun autore ed autrice racconta la storia di come ha fatto proprio, e ha poi sviluppato, l’approccio sistemico, soffermandosi su quelle che sono alcune delle questioni di carattere teorico e pratico con cui è attualmente alle prese. In qualche saggio chi scrive racconta anche del ruolo che nel proprio percorso di ricerca ha avuto la partecipazione alla vita dell’AIEMS, facendo riferimento alle molte attività culturali messe in campo dall’Associazione in questi anni.

In sostanza questa monografia si muove su due diversi livelli. Da una parte rappresenta un’opera corale realizzata attraverso la partecipazione di dodici Soci AIEMS, che dà la possibilità di stringere le maglie della conoscenza reciproca fra soci, approfondendola ed aggiornandola, mentre da un’altra parte vuole contribuire a diffondere una visione sfaccettata dell’approccio sistemico e di “complessità”.

I Soci che hanno dato il loro contributo provengono da ambiti disciplinari diversi, come ad esempio quello pedagogico (Francesco Farina, Silvia Luraschi, e Silvia Montevecchi), quello della scienza dei sistemi (Giordano Bruno e Luigi Catzola), quello sanitario (Raffaele Pepe e Tiziano Scarponi), quello delle scienze veterinarie (Mario Marino e Carla de Benedictis), quello psicologico (Marco Bianciardi e Valeria Fassi) e quello sociologico (Rosanna Pizzo). Ciononostante condividono una comune epistemologia, e cioè quella sistemica, secondo la quale, come direbbe Gregory Bateson, “prima viene la relazione”. Si tratta quindi di professionisti e studiosi allenati alla interdisciplinarità, e cioè a cogliere le somiglianze e le differenze fra i processi oggetto di studio nel proprio campo disciplinare e quelli osservabili in altri campi.

Detto questo, l’augurio della Redazione è che questa monografia rappresenti, in sostanza, un’occasione di connessione sia tra le diverse esperienze e vite dei Soci AIEMS, sia fra i diversi ambiti di studio normalmente tenuti separati, sia infine fra il lettore e l’approccio sistemico alla conoscenza e alla vita. Un approccio che in tempi di profonde crisi sociali ed ambientali appare tanto più attuale e necessario.

Infine, ringraziamo tutti gli autori che hanno contribuito in maniera appassionata alla realizzazione di questa raccolta di scritti, così come anche Donatella Amatucci che si è presa cura della traduzione dall’italiano in inglese di alcuni Sommari, e Giuseppe Conte che ha supervisionato gli aspetti tecnici della pubblicazione presso il website dell’AIEMS (www.aiems.eu).

Sergio Boria, Giorgio Narducci e la Redazione

Articoli

L’autore propone alcune riflessioni sul proprio percorso di ricerca e crescita personale come clinico ad indirizzo sistemico; sottolinea come questo percorso lo abbia condotto ad una sempre maggior consapevolezza della centralità della relazione; discute come tale consapevolezza abbia modificato nel tempo il proprio porsi e proporsi nella relazione con l’altro.

Dopo aver cercato di fornire qualche chiarificazione sul termine complessità, si passa all’approfondimento di cosa debba intendersi per sistema complesso. Segue un breve sguardo rivolto all’insegnamento (come potrebbe essere!), e allo studio dell’incertezza, elemento base dei sistemi complessi; inoltre, si è cercato di chiarire la differenza tra complesso e complicato.  Infine si parla di Sistetica, che a me interessa particolarmente.

Ci sono momenti particolari della propria vita in cui si riescono ad amplificare sensazioni del proprio vissuto e a dare colore diverso a fatti e a concetti legati alla propria vita. Questa è la narrazione di uno di quei particolari momenti vissuti.

In 35 anni di professione veterinaria ho avuto modo di osservare e di riflettere sul rapporto essere umano-animali-ambiente. Le mie scelte professionali si sono dirette verso un modo diverso di concepire la cura sia degli animali che dell’ambiente, in modo da prevenire piuttosto che curare, con la consapevolezza che siamo tutti immersi nella stessa rete. Si illustra il percorso che ha portato a scegliere l’Omeopatia come prima scelta terapeutica.

Nella prima parte racconto per quali tappe sono giunto, nelle mie esperienze di docente e di dirigente scolastico, partendo da una cultura di matrice cartesiana tipica del mondo culturale italiano degli anni ’40, ’50, ad un approccio sistemico scoperto grazie lo studio del pensiero di G. Bateson e di E. Morin, di M. Cini, di Paolo Ceruti. Nella seconda parte parlo dei due temi che sto cercando di approfondire: “come definiamo il pensiero sistemico”, “quale relazione c’è tra pensiero sistemico e complessità” e del tentativo di realizzare un’esperienza che dovrebbe essere l’occasione per rispondere alla domanda “come elaborare in modo sistemico proposte di esperienze attraverso le quali si possa far apprendere ad altri come adottare l’approccio sistemico nell’apprendimento”.

L’articolo si propone di evidenziare come l’approccio sistemico abbia influenzato la mia vita professionale e il mio modo di operare. Sono messi in evidenza importanti incontri con Selvini, Boscolo, Cecchin e altri maestri. Il mio lavoro è centrato sull’importanza della “comunicazione sana” da sostituire alla comunicazione patologica in tutti i contesti: interventi terapeutici, formazione e prevenzione.

L'articolo racconta l'incontro dell'autrice con il pensiero sistemico attraverso una pratica di scrittura d'esperienza ispirata dagli studi della femminista afroamericana bell hooks. La narrazione dialogica a partire da sé, grazie all'utilizzo di un io letterario, si fonda sull'evidenza scientifica dell'unità di corpomente. Esplora tre tappe fondamentali della vita dell’autrice: l’infanzia, gli anni universitari e la sua attualità di pedagogista. Nel dialogo biografia e professione s'intreccino generando pensiero radicato nel corpo.

In questo articolo l’autore propone un racconto autobiografico inerente la propria esperienza di vita e di cambiamento a seguito della collocazione in pensione. Il proprio percorso di ricerca, che grazie al tempo ritrovato ha dato spazio a molteplici attività di Volontariato, Pet Therapy e Clown Terapia, trova nell'approccio sistemico un filo conduttore.

Il racconto di come succede che – percorrendo i sentieri della vita – si diventa un’insegnante con un approccio sistemico. Come tale approccio viene applicato nella scuola primaria pubblica.

Nell’iniziare a scrivere questo elaborato, mi sento come il signor Palomar: a un “io” sia un “occhio” - “il mondo che guarda il mondo”; non sono anch’ io un pezzo di mondo che sta guardando un altro pezzo di mondo? E forse l’io non è altro che la finestra attraverso la quale il mondo guarda il mondo e per fare ciò ho bisogno degli occhi (e degli occhiali) del signor Palomar: un andamento diadromico (procedere a zig zag) mi coglie. La pipa che fumo nei momenti di ascolto, lei stessa, come gli occhiali, è una periferia della mia mente la quale - stando ai margini come tutte le periferie (o le zone di confine) - può osservare meglio il tutto in divenire: forse.

Questo saggio narra il significato dell’esperienza formativa sistemico-relazionale, attraverso una danza nell’emozionale. L’incipit è rappresentato da una riflessione sul passato, descritto attraverso l’approccio estetico alla conoscenza, la conoscenza per sensibilità, in sintonia con l'epistemologia di Gregory Bateson. Si sottolinea il concetto di polymathía, in quanto fondativo dell’epistemologia sistemica, che caratterizza a partire da Bateson, tutte le relative scuole, seppur nella differenza.

Con il pensionamento l’azione tradizionale per un medico di famiglia cambia. Non più un una presa in carico diretto del paziente, ma la partecipazione a momenti di progettazione per un’assistenza territoriale basata sulla complessità.