Riflessioni Sistemiche n° 28


Rifondare le pratiche umane navigando nella complessità

Prefazione

 

Tale monografia si pone in diretta linea di continuità con quella precedente. Mentre però nella monografia n°27 gli autori e le autrici hanno realizzato un’opera di decostruzione critica di una serie di pregiudizi e miti che intossicano il nostro vivere comune e il rapporto dell’Uomo con la Natura, nella monografia che vi apprestate a leggere il lavoro, peraltro difficile e dagli esiti incerti, è stato invece quello di provare ad indicare delle pratiche, degli approcci, degli stili, che in qualche modo possono aiutarci a rifondare il mondo dentro e fuori di noi.

Le illusioni generate dall’I.A., l’apparente impossibilità di una conversione ecologica, il ruolo della bellezza nei processi di apprendimento e di cura, il mito carico di hybris del cervello digitale, la necessità di un ripensamento dell’organizzazione sociale che sia in grado di dialogare con la complessità, l’aziendalizzazione delle Università e l’attacco del Mercato al contesto educativo e alle pratiche di costruzione della conoscenza, l’agroecologia come approccio in agricoltura verso la sostenibilità sociale ed ambientale, la promozione di un’occupabilità sostenibile dei giovani nel passaggio dal mondo degli studi al mondo del lavoro, il ruolo della tecnologia informatica in quella che uno degli autori definisce terraformattazione capitalistica, e infine la Natura come fonte inesauribile di riflessioni sull’etica, sulla poetica e sull’estetica, sono i temi con cui gli autori si sono di volta in volta confrontati, individuando gli obiettivi da mettere in agenda, e tentando di proporre delle strade possibili per la loro realizzazione. Da notare che Pierluigi Fagan, Sergio Ferraris e Francesco Varanini hanno partecipato anche alla monografia precedente ed è quindi consigliabile nel loro caso una lettura congiunta di entrambi i saggi.

Nel concludere questa brevissima Prefazione c’è da sottolineare la necessità, o meglio l’urgenza, di riorganizzare con coraggio, creatività e saggezza, il nostro modo di pensare e il nostro modo di agire (sul piano individuale e sociale) così da poter dialogare in modo adeguato con la complessità del mondo in cui ci troviamo a vivere, e trovare risposta ai dilemmi, alle sfide, e alle pericolose derive ambientali e sociali, che il nostro tempo ci riserva.

Detto questo, ringraziamo tutti gli autori che hanno contribuito in maniera appassionata alla realizzazione di questa raccolta di scritti, così come anche Donatella Amatucci che si è presa cura della traduzione dall’italiano in inglese di alcuni Sommari, ed Enzo Menozzi che ha supervisionato gli aspetti tecnici della pubblicazione di Riflessioni Sistemiche presso il website dell’AIEMS (Associazione Italiana di Epistemologia e Metodologia Sistemiche).

Infine una nota di soddisfazione! Questa monografia vede la luce nel nuovo sito internet dell’AIEMS, pubblicato a sua volta una decina di giorni fa. Il nostro augurio, quindi, è che la vostra consultazione sia piacevole e che le iniziative editoriali dell’Associazione vengano in futuro valorizzate da questo nuovo contesto on line.

 

Sergio Boria, Giorgio Narducci e la Redazione

Articoli

Un dettaglio del mio rapporto con le tecnologie digitali si trasforma in un rito che indaga costantemente la natura del nuovo mondo che avanza, si sovrappone e tenta di controllare il mondo basato sugli atomi. L’umano come navicella che, navigando sulla sfera del digitale produce, più o meno consapevolmente, una relazione qualitativamente e quantitativamente altra con il pianeta. Il raggiungimento di un bordo degli eventi che rischia di non farci giungere più a toccare la terra delle relazioni umane.

Il contributo, attraverso la proposta dell’approccio e delle attività realizzate nell’ambito del Laboratorio Interattivo Spo, esplora il tema dell’occupabilità sostenibile in ambito giovanile e, in particolare, nel passaggio dall’Università al mondo del lavoro, con una riflessione su quelli che sono i pregiudizi dominanti e i miti da superare nei giovani affinché tale promozione possa realizzarsi ed essere concretamente proficua.

Il paradigma riduzionistico industriale ha profondamente cambiato i caratteri dell’agricoltura tradizionale basati sullo stretto adattamento ai vincoli e all’uso di risorse locali. Introducendo più input di energia-materia, si è ottenuto più produzione, ma anche più sfavorevole impatto sociale e ambientale. Una visione sistemica dell’agricoltura, come quella tipica del paradigma dell’agroecologia, può aiutare a trovare soluzioni più socialmente e ambientalmente favorevoli.

La progressiva aziendalizzazione che si sta abbattendo su tutta la filiera della conoscenza nell’epoca neoliberista merita uno sguardo approfondito per gli esiti che già sono manifesti e rischiano di essere di capitale importanza. Ci concentreremo in questa sede sull’Università, analizzandola sia nelle sue tre ‘missioni’ sia nel ruolo sociale di chi ci lavora. Analogo discorso andrebbe fatto sulla Scuola.

Partendo dalle credenze che ruotano attorno all’idea di cervello digitale, si esploreranno sommariamente alcune delle dinamiche e fattori che governano la produzione di storie e credenze nella nostra società. Stesse dinamiche che saranno la base per ipotizzare uno scenario evolutivo sociale, culturale, sistemico.

Negli ultimi settanta anni il mondo ha subito una inflazione di complessità. Le nostre forme sociali, economiche e politiche dovranno cambiare nel profondo per darci miglior adattamento a questi rapidi e significativi cambiamenti.

La conversione ecologica è il settore da imboccare per rispondere in maniera efficace alle crisi ambientali, cambiamenti climatici in primis, che ci aspettano in futuro. Si tratta di meccanismi politici, economici e sociali per i quali sono pochi i cantieri aperti.

In un’era di incertezze, alcuni pilastri del vivere civile del mondo occidentale ormai assodati, dati per scontati nella seconda metà del Novecento, vacillano. Fra questi il concetto di bellezza ci interroga per essere in un certo senso rifondato, consentendoci forse di innescare nuove possibilità, a partire dall’esperienza anche di ciò che bellezza non è, la bruttezza, da demolire e trasformare.

L’articolo pone l’attenzione sulla importanza della frequentazione della natura e delle sue esperienze dirette, definite poetica della natura, che favoriscono il superamento di molti pregiudizi negativi sviluppatisi intorno alla natura e apportano benefici psicofisici, culturali, esistenziali. La poetica della natura è una componente essenziale della transizione ecologica e tuttavia va accompagnata da una politica della natura, per far sì che la transizione ecologica sia affrontata in modo più compiuto. La congiunzione di poetica e politica, che rappresenta a sua volta il superamento di un pregiudizio storico (l’inconciliabilità dei due approcci), è la chiave per le sfide ambientali e culturali che ci attendono.

Il nostro ‘stare al mondo’ è oggi intossicato dalla Weltbild (visione del mondo) che conosciamo sotto il nome di 'computazione', ma anche di 'cultura digitale'. E' quindi interessante ripercorrere la vicenda di Ted Nelson, che negli anni Sessanta concepisce il computer come uno strumento tramite il quale muoversi nella complessità, uno strumento di liberazione, una 'dream machine'.