Riflessioni Sistemiche n° 24


Educazione e Formazione:
livelli, problemi e prospettive

Prefazione

La nostra Associazione fin dalla nascita ha realizzato eventi culturali ed iniziative editoriali relative all’educazione e alla formazione nei diversi ambiti, specialmente attraverso le pagine di Riflessioni sistemiche.

Nel primo numero della rivista, dedicato al tema dell’incertezza e pubblicato nell’agosto del 2009, venivano toccate questioni ancor oggi essenziali e centrali nel dibattito pedagogico: in particolare il valore dell’incertezza nell’insegnamento, nell’orientamento delle scelte e nelle metodiche proposte nelle diverse età. Nel secondo numero (Stili e pensieri sistemici) abbiamo avuto la fortuna di ospitare uno breve scritto di Ernst von Glasersfeld che ha individuato la possibilità di usare un approccio pedagogico di tipo costruttivista. Abbiamo poi esplorato il terreno complesso e insidioso della interdisciplinarietà (III numero) nella sua storia e utilizzo didattico. Nel V alcuni autori hanno indagato i processi educativi e fomativi attraverso diversi stili e epistemologie. Successivamente (VI numero) abbiamo invece scelto di discutere il tema dei cambiamenti che avvengono nei contesti educativi, intimamente collegati al soggetto che educa e a quello che impara, riscontrando nei diversi contributi una visione reticolare del sapere, anche risultato della storia e delle contingenze. Con la VII monografia la nostra rivista ha rielaborato il tema della cura nella dimensione educativa dal punto di vista delle premesse, delle relazioni, dei contesti in una visione storica, e poi con l‘VIII il tema della empatia e del riconoscimento nell’esperienza umana. Il IX numero sui Sistemi viventi segnava l’importanza di alcune teorie biologiche nell’ambito dell’educazione e dell’epistemologia.

Dal X numero, dedicato al tema della responsabilità vista in chiave sistemica, abbiamo preferito in alcune monografie non distinguere più le diverse sezioni (generale, pedagogica e sanitaria) provando ad intrecciare maggiormente i diversi saggi e le diverse aree disciplinari. Sono stati trattati via via argomenti centrali nell’educazione e nella formazione innescando processi critici e autocritici attraverso il pensiero sistemico (XI, Luci ed ombre dell’approccio sistemico); nel XII numero (Narrazioni) abbiamo esplorato l’importanza delle pratiche narrative nell’ambito della cura anche educativa in ambito individuale e sociale; nel XIII (Scienze, Società e pensiero critico) ci siamo nuovamente soffermati sull’importanza dei rapporti tra Scienza, Economia, democrazia e responsabilità nei termini delle scelte che ne derivano. Nel numero XIV abbiamo discusso degli approcci non-direttivi e collaborativi ai sistemi sociali, considerando le diverse modalità educative, alcune innovative e cooperative.

Nel XV numero (Salute e la sua genesi) e XVI (Per una cura della Salutogenesi) alcuni contributi hanno raccontato i rapporti con l‘educazione cercando di focalizzare le sfide educative e le potenzialità offerte dalla connessione tra apprendimento e Salutogenesi.

Il XVII numero (Crisi ambientale e approcci alla sostenibilità) ha proposto alcune esperienze di educazione ambientale miranti a sviluppare l’intelligenza naturalistica e la biofilia con la finalità di formare le generazioni successive anche da un punto di vista emozionale. Nel XVIII numero (L’agire sistemico: rassegna di esperienze applicative) sono state sottolineate le pratiche complesse del contestualizzare, come azione propria del professionista sistemico nel lavoro.

E’ stato poi ripreso il tema della narrazione anche nel contesto educativo (XIX monografia, Percorsi della memoria e del senso,) attraverso saggi che hanno raccontato in maniera personale le esperienze di formazione e educazione in chiave sistemica in contesto universitario.

Abbiamo poi provato a definire alcuni aspetti problematici del pensiero sistemico (XX monografia, Nodi critici ed emergenze sistemiche del nostro tempo,), in particolare l’importanza delle pratiche educative di riflessione per mezzo anche del dubbio e del disorientamento in un mondo in profonda transizione.

Nel XXII numero (Innovazione fra continuità e discontinuità) sia attraverso contributi personali sul campo dei processi di innovazione che attraverso riflessioni teoriche sulla resilienza in ambito educativo, è stata esplorata la possibilità di creare esperienza, conoscenza, cultura e innovazione, trasformando episodi negativi in nuovi apprendimenti.

Nel numero precedente (XXIII monografia, Il tempo sospeso della pandemia: andata e ritorno) i contributi dei saggi pubblicati hanno delineato diversi approcci e osservazioni personali relative all’esperienza della Pandemia che stiamo ancora vivendo. 

Questo tentativo sintetico di racconto di quello che abbiamo pubblicato attraverso la rivista è un suggerimento di rilettura, a distanza di 12 anni, in un momento difficile per tanti e diversi motivi. 

Pensiamo che il mondo della formazione e dell’educazione abbia bisogno di riflettere, di ripensare alle diverse modalità educative e formative in un contesto di complessità e di sistemica reale, applicata ad un’area così importante per lo sviluppo e la storia futura del nostro paese.

Il tema di questa monografia riguarda il mondo dell'educazione e della formazione con un occhio attento alla situazione attuale. Abbiamo pensato di focalizzare alcuni aspetti e problemi che ci sembrano emergenziali, non più procrastinabili, e che probabilmente diventeranno sempre più centrali.

Cruciale è ad esempio una riflessione sulla dimensione sistemica per livelli organizzativi in ambito educativo, e in questo senso diversi contributi presenti formalizzano aspetti interessanti e anche pratiche possibili nei diversi ordini scolastici (scuola primaria, secondaria, Università e Mondo della ricerca).

Un altro aspetto rilevante è l'accellerazione/amplificazione innescata dalla pandemia in relazione a particolari criticità già presenti nel contesto educativo e formativo; sono delineati problemi nuovi e antichi che meritano maggiore cura e attenzione nel prossimo futuro.

Un ultimo aspetto non certo secondario è il problema della eccessiva semplificazione nei confronti di fatti e processi complessi. 

         Ci siamo accorti nel curare il rapporto con gli autori e la preparazione degli articoli, di una serie significativa di ricorrenze e somiglianze nei diversi contributi:

         La situazione attuale ha originato inedite opportunità di costruzioni dei saperi in rete, l’incrementarsi di una conoscenza come processo collettivo, un insieme connettivo che rende ricorsivi insegnare e imparare, talora con riflessioni condivise.

E’ giunto infatti il momento di un maggiore dialogo, di un confronto e della ricerca di soluzioni creative dei conflitti; ad esempio, attraverso l’Ecologia della Mente (vedi Gregory Bateson) e il concetto di ecosistema applicato alla conoscenza, alla formazione e all’educazione, l’apprendimento può diventare una co-costruzione di conoscenze, sempre che esista disposizione all’umiltà, all’attenzione e alla sollecitudine. 

Sono raccontati, in contesti e livelli assai diversi, anche individuali attraverso la propria storia, alcune originali esperienze di docenti e formatori:

Alcuni saggi propongono il tema della ridefinizione dei territori del sapere e delle discipline, una “deterritorializzazione” dei saperi in un contesto virtuale che velocizza i processi; è fondamentale in questo senso interpretare la percezione individuale e sociale attraverso le storie degli individui, dei gruppi e delle società alle quali appartengono. 

Ringraziamo tutti gli autori che hanno contribuito in maniera appassionata alla realizzazione di questa raccolta di scritti, così come anche Donatella Amatucci e Serena Dinelli che si sono presi cura della traduzione dall’italiano in inglese di alcuni Sommari e di saggi, ed Enzo Menozzi che ha curato gli aspetti tecnici della pubblicazione di Riflessioni Sistemiche presso il website dell’AIEMS (Associazione Italiana di Epistemologia e Metodologia Sistemiche). 

 

Giorgio Narducci, Sergio Boria e la Redazione

Articoli

Sergio Bellucci

Nella Storia umana le forme della convivenza sono sempre state caratterizzate da un intreccio tra percezione individuale e quella sociale. I tempi di trasformazione delle relazioni individuali e di quelle sociali, inoltre, sono sempre state condizionate dalla forza e dalla qualità delle forme delle “istituzioni” laiche o religiose. Feedback sociali e rotture hanno prodotto diverse modalità di trasmissione culturale e sociale.

Il linguaggio teatrale è una forma di conoscenza che sviluppa un corpo del sapere in azione e in relazione con l’ambiente abitato da esseri vivi, presenti; inoltre può contribuire a una cultura transdisciplinare che integri la cultura scritta, la tecnologia digitale con l’aspetto vivente dell’apprendere e del trasmettere. Il progetto TeatroNatura instaura una relazione empatica e creativa con i luoghi naturali riscoprendone la funzione educativa. Nell’articolo si raccontano alcuni passi decisivi della formazione di una formatrice teatrale.

Bruno de Finetti, da alfiere di un insegnamento della matematica che non consideri dei poveri ‘idioti’ gli studenti, ha individuato nel ‘fusionismo’ il metodo che, a mio parere, può far sì che costoro ‘abbiano una testa ben fatta piuttosto che una testa ben piena’ (riprendendo il famoso motto di Montaigne). Dal ‘fusionismo’ al pensiero ‘sistemico’ il passo non è così lungo e qui propongo come questo possa realizzarsi.

L’articolo tenta di delineare una teoria dell’agire educativo, proponendo la Pedagogia come disciplina in grado di far sintesi delle concezioni e delle prassi emergenti in diversi campi delle scienze umane e sociali, che indicano nei percorsi educativi possibili vie per produrre trasformazione.

Conversazioni incrociate sulla scuola al tempo della pandemia

Cecilia Orfei, Rosalba Conserva, Alessandro Marconi

Conversazione tra due insegnanti sul cambiamento in atto nella scuola per la pandemia e su domande essenziali che ne possono scaturire, e con uno studente sull’esperienza vissuta, sua e dei suoi compagni.

Elena Gagliasso, Sara Campanella

Una docente di filosofia della scienza dell’università e una di storia e filosofia di un liceo, insieme alle voci di studenti liceali, universitari e di dottorandi, si confrontano sulle loro esperienze di insegnamento a distanza a partire dal lockdown da pandemia Covid-19. Emergono diversi ordini di riflessioni: il prosciugarsi di mondi percettivi nell’isolamento forzato, la consapevolezza negli studenti di chances e esperienze esistenziali perdute, ma anche le inedite opportunità di costruzioni dei saperi in rete, l’incrementarsi di una conoscenza come processo collettivo e insieme connettivo e modi diversi di interazioni a distanza che rendono ricorsivi insegnare con imparare.

Un tentativo di trasformare l’università; la ricerca di strumenti diversi; la scoperta di organizzazioni apprendenti e della Teoria U a Boston. Il loro uso in una scuola secondaria italiana e in una scuola di pallavolo in Toscana

Il non detto a scuola e gli equivoci; l’idea di scuola degli insegnanti e dei genitori; il consiglio di classe come incontro dialogico; la scuola al centro della comunità educativa; l’apprendimento conversazionale; l’intelligenza collettiva; la classe come gruppo-apprendente-educante.

Dopo tre semestri di Didattica a distanza, con l’uso di spazi virtuali, mostro alcune questioni problematiche e illustro alcune variabili per me imprescindibili, nella didattica universitaria. In una situazione improvvisa di forte limite ho imparato a trasformare l’agire didattico, attraverso riflessioni condivise. Mostro cenni ad azioni vissute e ad incontri di questi mesi, oltre all’analisi di nodi problematici che precedevano la pandemia.

La pressione pandemica ha riproposto la questione della deterritorializzazione dei saperi in un contesto di alta virtualizzazione. Questo ci offre l’occasione per riflettere sulle pratiche dei saperi, vero nocciolo duro e banco di prova per ogni tentativo di “universalizzazione”. Infatti i saperi hanno un palcoscenico e un backstage difficili da formalizzare o raccontare, ed è difficile trametterli senza consapevolezza di questi livelli interni.  Alla fine riconsideriamo le articolazioni del binomio conoscenza-potere.

L’autore sostiene che una psicoterapia e una formazione alla psicoterapia che si ispirino all’ecologia della mente debbano avere carattere connettivo e fondarsi sul metodo della descrizione doppia. Propone, inoltre, che una supervisione ispirata all’ecologia della mente coltivi la possibilità di sentirsi parte di un tutto più ampio e implichi una pronta disposizione all’umiltà, all’attenzione e alla sollecitudine.

La pre/istoria come disciplina imprescindibile per la formazione di menti consapevoli, capaci di analizzare e interpretare connessioni complesse e stratificate. Esempi concreti di lavoro con bambini di scuola primaria. Relazioni tra studio della preistoria, della storia, etica e politica. Ruolo fondamentale dell’insegnante in un momento cruciale come quello dell’incontro dei bambini con le contraddizioni del genere umano.

Giorgio Narducci

In questo saggio sono affrontati i nodi concettuali, ancora irrisolti, riguardanti la proposta e lo sviluppo organico e non episodico della Biologia evoluzionistica in vari contesti educativi e formativi. Vengono evidenziate le principali problematiche che risiedono specialmente nella difficoltà di sviluppo del pensiero complesso e sistemico, nella non completa accettazione del pensiero storico in ambito scientifico, nelle scarse competenze dei docenti nell’ambito evoluzionistico, nelle proposte degli insegnanti sul significato della Scienza e nel non completo sviluppo del pensiero critico e autocritico.

Il Sistema sanitario in Italia è in fase di trasformazione e pertanto richiede nuove offerte formative. L’esperienza del Master in Management e Innovazione nelle Aziende Sanitarie racconta della sfida al modo tradizionale di fare formazione ai manager intermedi per farli riflettere sulle loro pratiche. Il progetto poggia sull’idea che la formazione del professionista riflessivo si attua nel mentre si costruisce la comunità di apprendimento dove diverse identità e ruoli cooperano in un campo ad alta densità di pratiche.

L’Autrice rievoca l’infanzia vissuta come figlia di medico dentro un manicomio, un contesto ricchissimo di meta-messaggi che hanno potentemente contribuito alla sua formazione come persona. Il testo è commentato da una psichiatra che ha lavorato nello stesso ospedale e da una educatrice.

Lucilla Ruffilli

Una docente di chimica racconta la propria esperienza lavorativa. La nascita del Circolo Bateson di Roma e del Laboratorio Epistemologico. Intervista a Concetta Calabrò, insegnante in una scuola media di Roma

In questo saggio guarderemo, da un punto di vista inevitabilmente trasformato dall’esperienza pandemica, a tre usi del concetto di ecosistema applicato alla conoscenza, alla formazione e all’educazione: training ecosystem o ecosistema della formazione, education ecosystem o ecosistema dell’istruzione, e knowledge ecosystem, l’ecosistema della conoscenza. Come sempre avviene nella metafora, i tre concetti mettono avanti alcuni aspetti degli ecosistemi fisico-biologici tralasciandone altri. Gli aspetti meno evidenziati – come il destino comune e la compenetrazione fisica, ma anche l’equilibrio e il rischio di cambiamento catastrofico – sono tuttavia, a ben vedere, davvero essenziali quando si parla di educazione. Se la situazione pandemica ha accelerato alcune tendenze in corso nel mondo dell’educazione e della formazione, essa ha forse messo ancor più in ombra quegli aspetti, che in chiusura cerchiamo di rimettere a fuoco riconnettendo il concetto di ecosistema con le nozioni di comunità e di destino comune, i quali tracciano le sfide urgenti e cruciali per la ricostruzione dell’educazione del futuro.

L’articolo costituisce un tentativo di lettura sistemica di alcuni aspetti e momenti dell’esperienza d’insegnamento dell’autore. Si mettono a fuoco: l’apprendimento come co-costruzione delle conoscenze; il ruolo positivo che il ‘rumore’ può svolgere nel contesto delle attività scolastiche; il passaggio dalla spiegazione all’elaborazione di pattern di comprensione condivisi; la gestione delle regole attraverso un cambiamento di contesto; la considerazione del docente come osservatore partecipante.