Riflessioni Sistemiche n° 31
Bellezza
Prefazione
La copertina di questo nuovo numero di Riflessioni sistemiche è la foto di un’isola (Tavolara) di un’isola (la Sardegna), un’isola al quadrato. L’immagine dell’isola è portatrice di tante metafore relative alla bellezza: l’isolamento di qualcosa che riteniamo importante, bello, da ammirare, da proteggere, rispetto a ciò che non reputiamo bello; la sensazione che debba essere qualcosa da raggiungere, anche con impegno e sforzo; una complessità confinata da conoscere, comprendere e interpretare attraverso modalità diverse; qualcosa che ci piace, che intendiamo mantenere e racchiudere nel tempo nella nostra mente; un concetto che vorremmo comunicare e condividere con i nostri simili, specialmente in un periodo così complesso della vita sulla terra, sia dal punto di vista umano che in generale.
Abbiamo quindi pensato di raccogliere una serie di contributi su questo tema coinvolgendo autori provenienti da ambiti disciplinari diversi, in apparente libertà, ma sempre con rigore disciplinare e sistemico, cosa alla quale teniamo in particolar modo.
Gli autori dei saggi sono esperti e appassionati, competenti in precise aree del sapere; la nostra rivista ha considerato questi territori importanti per un approccio trasversale e sistemico della conoscenza:
Arte e Teatro: Sista Bramini attraverso la sua esperienza della compagnia O Thiasos TeatroNatura ci conduce nel suo teatro immerso in luoghi naturali e con il canto, la danza, il racconto orale e l’azione teatrale, ci porta ad una precisa scelta estetica orientata a cercare e sviluppare la sensibilità verso la bellezza.
Musica: nel suo saggio Martina Cavazza Preta illustra alcune possibili definizioni di bellezza definendone i limiti, nella cornice storica a cavallo dell’800/900, analizzando il Concerto per violino di Alban Berg; mentre Andrea Marcelli nell’ambito del Jazz, partendo dalle personali esperienze di musicista e compositore, si sofferma sui processi di costruzione musicale originante una bellezza improntata all’interiorità e all’onestà intellettuale: ciò contribuisce ad avvicinare il musicista all’ascoltatore per una vita migliore.
Pedagogia: Laura Formenti affronta la complessità della bellezza come enigma, per mezzo del metodo composizionale che accosta il sapere esperenziale, quello autobiografico con l’immaginazione che origina idee provvisorie per l’azione; Silvia Montevecchi espone una serie di principi pedagogici e pratiche didattiche attuate con bambini di scuola primaria, principi considerati bisogni primari, come anche appare dal contributo di Isabella Conti, attuale Assessore nella Regione Emilia Romagna, che arricchisce il saggio; Enrico Castelli Gattinara si interroga sui complessi aspetti della bellezza, soffermandosi sulla bellezza dell’insegnare che consiste nell’esperienza di una bellezza che appartiene a un senso e uno spazio comuni di cui non sempre si è consapevoli.
Psicologia e Psicoterapia: Marco Bianciardi e Elena Patris propongono una psicoterapia intesa come cura dell’incontro attraverso un atteggiamento di curiosità, di rispetto, di riconoscenza e di responsabilità etica: solo così l’incontro ci donerà bellezza nella reciprocità della relazione.
Scienze: Ignazio Licata riflette sulla bellezza intesa come esperienza legata a tutte le sfere dell'agire umano, riferendosi anche al concetto di qualia. Ugo Morelli sottolinea che la bellezza non riguarda solo l’aspetto formale ed esteriore delle cose ma si propone come un’esperienza derivante dalla risonanza tra corpo-cervello-mente e mondo, un rapporto tra mondo interno e mondo esterno. Danilo Selvaggi racconta e interpreta l’esperienza del bello nella storia di John Muir, autore centrale per comprendere la cultura ambientalista e la creazione dei sistemi delle aree protette: la natura selvaggia è un valore inestimabile che regala esperienze di elevazione spirituale, richiedendo la sua protezione rigorosa e “sacrale”. Francesco Varanini affronta il tema della cosiddetta intelligenza artificiale che sembrerebbe aver cambiato il nostro modo di produrre e fruire di arte, letteratura e musica, un sistema di per sé in grado di generare bellezza; è importante che la ricerca e comprensione umana della bellezza si manifesti “nonostante la presenza incombente della macchina”, una bellezza in sé, nella relazione con gli altri, una bellezza dei sistemi viventi.
I diversi saggi propongono un’idea di bellezza individuale, difficilmente oggettiva, valida per tutti; un concetto non confrontabile con i cosiddetti canoni, poliedrico, complesso, di difficile definizione, sfuggente, ma inquadrabile nella cornice storica. È presente nelle relazioni tra il soggetto, l’oggetto e il mondo in cui si vive.
Scriveva Ludwig Wittgenstein nel suo Tractatus:
“5.62 […]
Che il mondo è il mio mondo si mostra in ciò, che i limiti del linguaggio (dell’unico linguaggio che io comprenda) significano i limiti del mio mondo.”
E, ancora dopo, verso le proposizioni conclusive:
“6.421 È chiaro che l’etica non può formularsi.
L’etica è trascendentale.
(Etica ed estetica sono tutt’uno)”
Un concetto emerge in maniera rilevante da tutti i saggi: abbiamo tutti la grossa responsabilità di impegnarci nel far conoscere la bellezza, il dovere etico di mostrarla, cercando di farla conoscere attraverso giusti comportamenti.
La Redazione considera questo numero un momento produttivo, occasione per affrontare in un modo originale alcuni aspetti di questo tema; ci auguriamo che il numero risulti portatore di una connessione individuale con la bellezza, cosa di cui, in questo periodo, sentiamo tutti un bisogno profondo.
Ringraziamo tutti gli autori che hanno contribuito in maniera appassionata alla realizzazione di questa raccolta, così come anche Donatella Amatucci che si è presa cura della traduzione dall’italiano in inglese di alcuni Sommari, e Giuseppe Conte che ha supervisionato gli aspetti tecnici della pubblicazione presso il website dell’AIEMS (www.aiems.eu).
Giorgio Narducci, Sergio Boria e la Redazione
Articoli
Marco Bianciardi,
Elena Patris
Partendo da una radicale messa in discussione dell’idea di patologia, proponiamo una psicoterapia intesa come cura dell’incontro attraverso un atteggiamento di curiosità, di rispetto, di riconoscenza, di responsabilità etica. L’incontro potrà allora donarci la bellezza di una piena reciprocità della relazione, “la gioia di far parte di qualcosa di assai più grande”, come suggerisce Gregory Bateson.
Sista Bramini
O Thiasos TeatroNatura, immerge il suo teatro in luoghi naturali dove la presenza umana è marginale rispetto a quella di altri viventi. Agire senza il supporto di dispositivi tecnologici ma solo attraverso tecniche incarnate quali il canto, la danza, il racconto orale, l’azione teatrale, comporta già una scelta estetica orientata ad affinare una certa sensibilità e a sviluppare una particolare ricerca di bellezza.
Enrico Castelli Gattinara
A partire da un’esperienza particolare realizzata insieme agli studenti, il testo s’interroga su cosa sia la bellezza in tutti i suoi complessi aspetti. Ci si interroga anche su cosa significa propriamente insegnare e come si possa insegnare la bellezza. Si stabilisce che la bellezza dell’insegnare consiste nell’esperienza di una bellezza che appartiene a un senso e uno spazio comuni di cui non si è sempre consapevoli.
Martina Cavazza Preta
È possibile risolvere il problema della definizione della bellezza in ambito musicale? Il saggio illustra alcune soluzioni proposte storicamente dall’estetica della musica, mettendone in luce i limiti e passando per l’analisi di un capolavoro della letteratura orchestrale del Novecento: il Concerto per violino di Alban Berg.
Come scrivere di bellezza rispettando la complessità del suo enigma? Comporre per frammenti consente di dire pur lasciando dei vuoti, come fanno i poeti. Il metodo composizionale ricerca la trasformazione accostando parti diverse, in interazione tra loro: il sapere esperienziale, auto/biografico, incorporato, si combina con l’immaginazione, generando idee provvisorie e suggerimenti per l’azione. Quello che posso fare è “girare intorno” alla bellezza, sapendo che potrò afferrarla solo per qualche istante.
Ignazio Licata
La bellezza viene in genere considerata come concetto definibile all'interno dell'esperienza estetica. Qui offriamo al lettore, senza alcun obiettivo di esaustività, alcune riflessioni sulla bellezza intesa come esperienza legata a tutte le sfere dell'agire umano. Proponiamo alla fine una considerazione sull'evento bellezza in relazione ai qualia.
Andrea Marcelli
Partendo dalle prime esperienze musicali l’autore racconta il proprio rapporto con la musica, l’arte e il jazz; gli incontri con diversi musicisti della scena degli anni ’80, specialmente con Wayne Shorter e Allan Holdsworth, che hanno partecipato alla sua evoluzione e proprio stile musicale improntato sull’importanza dell’interiorità e onestà intellettuale. In questo intervento riflette sulla bellezza e sul processo che connette il musicista creativo e l'ascoltatore, per la necessità di trasformare i problemi interiori attraverso i messaggi provenienti dagli aspetti del Jazz, le sue tante ramificazioni, fusioni e dalla musica in generale. Certo non una bellezza sterile, meramente estetica e fine a se stessa, ma una bellezza proveniente da composizioni, improvvisazioni, arrangiamenti, interpretazioni creative attraverso le quali avvengono descrizioni profonde della parte generosa della propria interiorità. Questo contribuisce ad aiutare l'ascoltatore, ed il musicista stesso, ad avere una vita migliore.
Silvia Montevecchi
La bellezza come bisogno primario. Primordiale. L’articolo espone principi pedagogici e pratiche didattiche attuate con bambini di scuola primaria, per diversi anni. È arricchito da un contributo di Isabella Conti (ex sindaca di San Lazzaro e da poco eletta consigliera nonché assessora nella Regione Emilia Romagna) che sulla concezione della Bellezza come bisogno primario ha costruito buona parte del suo mandato amministrativo.
Ugo Morelli
La bellezza non è solo e non tanto l’aspetto formale ed esteriore delle cose ma, assumendo un paradigma corporeo, si propone come un’esperienza che può emergere da una risonanza particolarmente riuscita tra corpo-cervello-mente e mondo, tale da estendere la sensibilità e favorire l’accesso al mondo interno e al mondo esterno in modi e per vie che senza quella esperienza non si verificherebbero.
L’esperienza del bello, filo conduttore della storia di John Muir, è alle origini della cultura ambientalista e della creazione del sistema delle aree protette, che ha posto un decisivo argine alla distruzione della natura selvaggia e impedito la sua completa trasformazione in merce. Nella visione di Muir, concretamente vissuta in vagabondaggi e lunghe immersioni naturali, specialmente in California, la natura selvaggia è un valore inestimabile che regala esperienze di elevazione spirituale, stimola l’attenzione per il mondo e richiede sacralizzazione, cioè una protezione rigorosa, a suo e nostro beneficio.
La cosiddetta 'intelligenza artificiale' sembra essere la novità dei tempi che stiamo vivendo. La sua diffusione, e la propaganda che la sostiene, portano a ritenere che qualcosa sia cambiato nella produzione e nella fruizione di arte, letteratura, musica. Si può infatti oggi immaginare che ciò che era un mezzo di produzione sia oggi un ente capace di per sé di generare autonomamente opere comparabili, in un modo o in un altro, alle opere umane. Di conseguenza, ci si può chiedere se il concetto stesso di 'bellezza' debba essere inteso in modo nuovo. Qualcosa, in effetti, è cambiato. Il modo più costruttivo per parlarne consiste nell'evitare linguaggi e spiegazioni tecniche, e nel non perdersi nel guardare alla macchina ed al suo funzionamento. Ciò che conta è osservare come l'esperienza umana della ricerca e della comprensione della 'bellezza' si manifesti oggi, nonostante la presenza incombente della macchina. Bellezza come manifestazione di sé, bellezza nella relazione con gli altri, bellezza dei sistemi viventi.